Viva l’Ucraina libera e democratica. Viva la pace e la giustizia

Nel marzo 2020 fummo posti di fronte all’impensabile: un nuovo virus che avrebbe rinchiuso in casa il mondo da lì a pochi giorni. Poco meno di due anni dopo ci troviamo davanti ad un’impensabile ben più terrificante: lo spettro della terza guerra mondiale. Se il novello Hitler non si ferma, e aggredisce un paese dell’Ue o della Nato (come ha promesso!), anche l’Italia entrerà in guerra. 

Per evitare che accada, sembrano esserci al momento solo due strade. La prima è quella di non fare nulla, accusando in pari modo vittima e carnefice nel nome della “pace nel mondo”. Una scelta che però è solo superficialmente neutrale: non riconoscere che c’è un aggredito e un aggressore significa schierarsi con quest’ultimo. Sarebbe pace senza giustizia, ovvero la premessa per ulteriori guerre. Anche tralasciando considerazioni di natura umanitaria, civile e di diritto internazionale, è una strada che aumenta le chance di un conflitto globale. Putin ha chiaramente detto di voler riconquistare i paesi dell’ex area sovietica, membri dell’Ue e della Nato. Poco dopo quel discorso ha invaso l’Ucraina, che vede come il primo tassello nella ricostituzione dell’impero sovietico. Perché dovrebbe fermarsi, se ci limitiamo a guardare?

La seconda strada è fare di tutto – eccetto la guerra diretta, che innescherebbe da subito un conflitto mondiale – per fermare Putin, dando il massimo supporto al popolo ucraino e isolando la Russia dalla comunità internazionale. Questa è l’unica speranza che abbiamo davvero di prevenire un allargamento del conflitto: far pagare ai russi un costo così alto, da indurli a ripensarci per sempre, o almeno per i prossimi decenni.

Ecco perché la resistenza degli ucraini è così importante, oltre che straordinariamente commovente: quei civili stanno difendendo le loro terre, ma ancora di più la pace e la democrazia in Europa e nel mondo. Se riescono a rallentare l’invasione, che Putin avrebbe desiderato fulminea e schiacciante, ci sono maggiori chance di costringere l’aggressore a desistere e trattare.

Dopo i tentennamenti iniziali, anche l’Italia ha optato per questa seconda strada, nonostante la nostra incosciente dipendenza dal gas russo e un’opinione pubblica che pochissimo tempo fa ha dato il 60 per cento dei propri voti a partiti filo-putiniani, più o meno apertamente ostili alla Ue, alla Nato e alla democrazia liberale. Ovviamente si parla di Lega e Movimento 5 Stelle.

E’ una strada complicata e tutt’altro che indolore per l’Italia e per i suoi cittadini. Dobbiamo essere preparati a soffrire, parecchio. Ogni metro cubo di gas che serve a riscaldarci e a far girare la nostra economia va a finanziare Putin e la sua guerra alla democrazia. E’ bene che i leader politici comincino a parlarne al Paese e a prepararci a ciò che potrebbe avvenire di qui a breve se la guerra non si ferma. L’aumento delle bollette, con cui Putin ha finanziato la sua armata, è nulla rispetto a ciò che abbiamo potenzialmente davanti. Dobbiamo essere pronti a gravi sacrifici,  per lungo tempo.

Fortunatamente, nonostante gli sforzi di alcune forze politiche e dei loro tenaci elettori, l’Italia non è sola e rimane per ora tra le democrazie occidentali. Rimane nell’Unione Europea che, di fronte ad una minaccia esistenziale, dovrà ora fare un enorme e rapido passo in avanti verso l’unione dell’energia e soprattutto della difesa. E’ questa la nostra casa da costruire, quella che dovrà difendere la libertà, la democrazia e la visione del mondo degli europei, fondata sulla pace e sulla giustizia. Infine c’è la Nato, senza la quale l’Italia sarebbe oggi indifesa nell’eventualità di un conflitto mondiale. Teniamocele strette e prepariamoci al peggio, sperando che non accada.

Viva l’Ucraina libera e democratica. Viva la pace e la giustizia.

 

Pietro Moretti, presidente Aduc