
La nostra tesoriera, Federica Valcauda, si trova in Israele, per incontrare le associazioni Lgbtqia+ durante la settimana del Pride, in un dialogo che porta inevitabilmente a parlare anche del 7 Ottobre.
Mentre restano nelle mani dei terroristi di Hamas gli ostaggi e prosegue la guerra, chiediamo alla opposizione israeliana e al nostro Governo italiano di fare propria la nostra “Offensiva di pace”.
Le parole inequivocabili di Abu Mazen aprono uno spiraglio, chissà se i tifosi pro-pal di casa nostra le hanno ascoltate o capite.
Per il reciproco riconoscimento che chiediamo, occorre che Hamas e il proprio obiettivo di distruggere Israele siano eliminati o completamente marginalizzati. Allo stesso tempo deve finire il tentativo di Netanyahu e dell’estrema destra israeliana di utilizzare la guerra per conquistare territori e mantenere il potere, mentre continuano le occupazioni in Cisgiordania. Mentre molti stati democratici del mondo stanno togliendo il sostegno a Israele, chi come noi auspica due popoli liberi e due democrazie non può cedere alla disperazione. Cancellare Israele o cancellare la Palestina sono due facce della stessa medaglia. Chi auspica una di queste due opzioni è fautore di guerra.
“Non possiamo nascondere che in questi primi due giorni, presentare il nostro documento ‘offensiva di pace’ è stato complesso.
Il 7 ottobre è una ferita aperta, parlarne è difficile e ancora più complesso diventa pronunciare la parola ‘pace’: nonostante molti siano contro le attuali politiche di Netanyahu sulla striscia di Gaza, il pericolo di Hamas, degli Huiti unito alla pressione dell’Iran si sente sulla pelle, in particolare nel Sud di Israele.
A Sderot, a circa due chilometri dall’inizio della Striscia di Gaza, dove 68 persone sono morte durante l’assalto dei 60 terroristi di Hamas quel 7 ottobre, le persone con cui abbiamo parlato vivono nel terrore: ‘vogliono distruggere il popolo ebraico’, queste sono le parole che risuonano, e anche le parole che li convincono a non lasciare quei luoghi così vicini a Gaza.
Da dopo il 7 ottobre 43.000 persone si sono trasferite a Israele, grazie alla ‘legge del ritorno’ (aliyah): questo è in parte anche dovuto al crescente antisemitismo che si respira nel mondo, nel grave errore che commette l’opinione pubblica di confondere il popolo ebraico con le politiche di Netanyahu, di confondere tutti gli israeliani con le politiche criminali di Netanyahu.
In questi giorni proveremo a far firmare il nostro appello per un’offensiva di pace: Israele deve rispettare il diritto internazionale.
Per questo concordiamo con la decisione del Regno Unito, dell’Australia e del Canada nel sanzionare i ministri di estrema destra Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, i quali con le loro dichiarazioni continuano a incitare alla violenza contro i palestinesi” conclude Valcauda.