Uccisione dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci: sentenza di non luogo a procedere per i funzionari PAM

L’Associazione Vittime del Dovere spera nel ricorso in appello della Procura di Roma affinché si faccia luce sulla verità

Oggi, all’esito dell’udienza camerale fissata davanti alla dottoressa Marisa Mosetti, giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Roma, nell’ambito del processo in via di celebrazione, scaturito dall’omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, è stata emessa sentenza di non luogo a procedere per difetto di giurisdizione ai sensi dell’articolo 22 del codice di procedura penale.

In questo modo i due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam) imputati nel giudizio penale, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, accusati di non avere adottato le cautele necessarie alla protezione dell’Ambasciatore e degli uomini della sua scorta, vittime dell’attentato nel Nord Kivu, in Congo, del 2021, nel corso del quale appunto, persero la vita il diplomatico e il carabiniere Vittorio Iacovacci, non saranno sottoposti al giudizio penale di fronte allo Stato italiano.

Le motivazioni della sentenza emessa oggi renderanno maggiormente comprensibile il percorso argomentativo scelto dal giudice per giungere alla propria, descritta, determinazione.

L’associazione Vittime del Dovere era oggi presente in aula e attraverso il proprio difensore e procuratore, Avv. Sergio Bellotti, ha chiesto che venisse rigettata la richiesta avanzata dalla difesa di pronunciare la sentenza di non luogo a procedere ribadendo l’opportunità, anche giuridica oltreché sostanziale, di un processo che avrebbe chiarito gli aspetti rimasti oscuri di questa tragica vicenda.

Rimane l’amarezza e il dispiacere di constatare la mancata occasione di un accertamento giudiziario sulle condizioni che hanno portato all’omicidio di due servitori dello Stato, trucidati in terra straniera nell’adempimento dei propri obblighi e doveri istituzionali.

L’Associazione Vittime del Dovere spera nel ricorso in appello della Procura di Roma affinchè si faccia luce sulla verità