
Bologna – Promuovere la diffusione di un programma di screening del tumore della prostata organizzato e gratuito e l’istituzione di una rete regionale di centri multidisciplinari, su modello delle Breast Unit: questo il principale obiettivo del convegno “Il tumore della prostata in Emilia-Romagna: qualità di diagnosi e qualità di vita”, voluto da Europa Uomo e organizzato da Motore Sanità in collaborazione con l’Assessorato al Diritto alla Salute e alla Sanità della Regione Emilia-Romagna. Una Regione che da sempre si distingue per le sue eccellenze nella ricerca, nella clinica e nell’organizzazione sanitaria e che ha quindi tutte le potenzialità per rispondere con azioni efficaci alla domanda dei pazienti affetti dal più diffuso tumore maschile.
Queste le parole di Alberto Bortolami, responsabile Area qualità di cure, reti e percorsi, Direzione Generale Welfare di Regione Emilia-Romagna: “Il tumore della prostata rappresenta la neoplasia più frequente tra gli uomini in Emilia-Romagna. La rete oncologica regionale istituita ufficialmente dalla Giunta regionale il 27 dicembre 2022 ha l’obiettivo di garantire percorsi di cura condivisi tra urologi, oncologi e radioterapisti attraverso il modello Comprehensive Cancer Care Network (CCCN) per garantire uniformità di accesso, qualità delle cure, governance e monitoraggio clinico e di ricerca. Le opzioni terapeutiche per la cura del carcinoma prostatico includono la sorveglianza attiva, la chirurgia robotica, la radioterapia ad alta precisione e le nuove terapie ormonali e farmacologiche. La scelta del trattamento è personalizzata in base allo stadio della malattia, all’età e alla condizione clinica del paziente. Gli outcomes clinici sono in continuo miglioramento grazie alla ricerca e ai centri specializzati. L’accesso equo alle cure è un obiettivo prioritario per il sistema sanitario regionale. Anche le associazioni di pazienti giocano un ruolo importante nell’informazione e nel sostegno. La prevenzione e l’educazione sanitaria restano fondamentali. Un approccio integrato e umano è la chiave per affrontare al meglio la malattia. Particolare attenzione viene data alla qualità della vita, con programmi di supporto psicologico, riabilitazione sessuale e urinaria, e presa in carico globale del paziente. In sintesi, l’Emilia-Romagna rappresenta un modello avanzato per la diagnosi e la cura del tumore prostatico, con un approccio centrato sul paziente e orientato al miglioramento continuo degli esiti clinici e della qualità della vita”.
“Con il convegno di oggi a Bologna – ha spiegato Claudio Talmelli, presidente di Europa Uomo, l’unica associazione italiana che rappresenta gli uomini affetti da tumore della prostata – si compie una nuova tappa del nostro percorso nelle regioni italiane per promuovere, in collaborazione con le Istituzioni e la comunità scientifica, una gestione più efficace della patologia e una migliore qualità di vita per chi deve affrontarla. Questo obiettivo si concretizza attraverso due pilastri fondamentali: l’implementazione di programmi di screening e l’istituzione di centri multidisciplinari dedicati. L’Emilia-Romagna è una delle Regioni più virtuose in termini di efficienza e qualità dei servizi alla salute, con centri di cura e ricerca di eccellenza, come le Aziende Sanitarie di Reggio Emilia e di Modena che stanno già lavorando a progetti pilota di screening del tumore della prostata. Le premesse per un’evoluzione in questa direzione ci sono e siamo confidenti che la Regione saprà rispondere con azioni concrete alle aspettative della sua popolazione maschile a rischio del più diffuso tumore tra gli uomini.”
Sui risultati raggiunti finora dal punto di vista clinico e sulle possibili azioni da mettere in campo per migliorare la situazione in Emilia-Romagna, Riccardo Schiavina, Professore di Urologia e Direttore della Scuola di Specialità di Urologia, Università di Bologna-IRCCS Policlinico Sant’Orsola, spiega come “Grazie anche alla standardizzazione delle metodiche di imaging oggi è possibile anticipare la diagnosi del tumore della prostata e quindi optare per la sorveglianza in casi selezionati o intervenire in maniera meno aggressiva. Inoltre oggi le terapie sono sempre meno invasive: per esempio la chirurgia robotica offre degenze minime, scarse complicanze e soprattutto una ripesa funzionale eccellente già dalle prime fasi, rendendo più accettabile la diagnosi precoce anche nel giovane. Tuttavia i migliori risultati sia oncologici che funzionali si ottengono solo se vengono trattati grandi volumi di pazienti per singolo centro. Proprio con l’obbiettivo di creare dei centri di riferimento per una patologia così complessa sono nate le prime Prostate Cancer Unit, dove anche i casi difficili possono essere inquadrati e trattati in modo multidisciplinare, con l’ausilio di tutte le figure coinvolte e con un approccio alla ricerca sempre più innovativa”.