
Gli ortopedici di SIOT: “precisione, recupero più rapido e interventi su misura”…
La chirurgia protesica del ginocchio entra in una nuova era: più sicura, più precisa, e sempre più “su misura”. Grazie all’introduzione delle nuove tecnologie in sala operatoria e ad una più approfondita conoscenza della biomeccanica del ginocchio, il paziente può contare oggi su un intervento meno invasivo ed una riabilitazione più rapida.
Secondo i dati della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, SIOT, in Italia vengono eseguite ogni anno oltre 200.000 protesi, di cui oltre 100 mila d’anca, più di 85.000 di ginocchio e circa 15.000 tra protesi di spalla, gomito e caviglia e i numeri sono destinati ad aumentare del 45% entro il 2050. Per le protesi di ginocchio, in particolare, si stima un tasso di crescita annuale del 3,6% tra il 2025 e il 2030.
“Parlare oggi di protesi “su misura” – spiega il Prof. Pietro Simone Randelli, Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia-SIOT, Ordinario di Ortopedia dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della Clinica Ortopedica dell’Istituto Gaetano Pini – vuol dire utilizzare tecnologie avanzate che permettono di adattare l’impianto alle caratteristiche specifiche di ogni paziente. Questo può avvenire sia utilizzando delle protesi ottenute con la stampa 3D, “le protesi custom made” ma anche il modo in cui viene posizionata la protesi. Questo approccio, se ben utilizzato, può tradursi in risultati migliori e in una maggiore durata della protesi nel tempo”.
Ulteriore salto di qualità nell’ambito della chirurgia ortopedica arriva ancora dalla tecnologia: nuove tecniche chirurgiche possono “personalizzare l’impianto” in base all’allineamento degli arti del paziente e con risparmio dell’osso, protesi navigate o robotiche, stanno diventando sempre più comuni nel nostro Paese. Nel 2024, infatti, quasi 7.000 interventi sono stati effettuati con chirurgia robot-assistita, circa il 10%, un numero ancora contenuto rispetto alla media europea (25%), ma in crescita costante.
“La chirurgia robotica – sottolinea il Dottor Alberto Belluati, Vice presidente SIOT e Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia, Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna – consente di adattare ogni intervento alle caratteristiche anatomiche del singolo paziente, migliorando il bilanciamento e l’allineamento dell’impianto. Non si costruisce una protesi diversa per ciascun paziente, ma si utilizza la tecnologia per renderla perfetta per lui. E’ quindi il chirurgo che, attraverso una pianificazione dell’intervento ed una programmazione accurata del robot, personalizza l’impianto sul paziente: vi possono essere robot che effettuano direttamente il taglio della superficie ossea e altri che consentono il posizionamento di maschere di resezione tradizionali; il risultato finale in entrambi i casi è un posizionamento accurato dell’impianto protesico. Comunque, il robot non sostituisce il medico: è uno strumento evoluto, al servizio della competenza del chirurgo”.
Il futuro della chirurgia protesica guarda anche all’intelligenza artificiale e ancora alla stampa 3D. “Non siamo ancora ad una rivoluzione completa, ma il potenziale è enorme – aggiunge Belluati – già oggi stiamo sperimentando nuovi software che ottimizzano la pianificazione dell’intervento andando verso una chirurgia sempre più predittiva e centrata sul paziente”.
L’intervento di protesi, ricordano gli esperti SIOT, non è mai una scelta affrettata: “Deve essere l’ultima opzione, dopo aver provato tutte le soluzioni conservative”, conclude Randelli – ma quando arriva il momento giusto oggi possiamo affrontarlo con più sicurezza, meno rischi e con un approccio davvero personalizzato”.