Siccità e preghiere. Siamo in buone mani

Sembrano sempre più numerosi i parroci che invitano i propri fedeli a fare preghiere perché arrivi la pioggia e dia ristoro alla siccità. Parroci e prelati autorevoli di diocesi anche importanti. Tant’è che i fedeli ricordano anche quando dieci anni fa il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori fece altrettanto. Ora aspettiamo papa Francesco I.

Il prossimo passo? Alcuni azzardano gli inviti a giocare alle varie lotterie per risolvere i propri problemi economici, ma le correnti integraliste del clero avrebbero già preso le distanze: nelle lotterie esiste un calcolo di casualità che sminuirebbe il sentimento di chi invece si rivolge a Dio, la fede non può essere confusa con la casualità, altrimenti qualche corrente scismatica potrebbe azzardare come casuale la nascita del Cristo da Maria Immacolata Vergine.

Le autorità vaticane sembra siano state contattate dal ministero dell’Interno per un uso appropriato di simili preghiere per risolvere un dramma grave quanto la siccità: il 68% degli elettori che non sono andati a votare ai ballottaggi di domenica 26 giugno. I tempi ci sono per fare le cose per bene in vista delle elezioni politiche dell’anno prossimo.

Nel frattempo, visto il perdurare del covid e la non efficacia delle politiche di debellamento della pandemia, il ministero della Salute sta valutando questa opzione.

Scartata, invece, l’ipotesi di un uso da parte del ministero del Lavoro per la disoccupazione: i soggetti a cui rivolgere le preghiere, essendo imprenditori umani, potrebbero decidere per loro convenienza e quindi verrebbe meno la spiritualità dell’intervento divino.

Vincenzo Donvito Maxia