
Quello tra pensione e insegnanti è un connubio sempre più forte nel nostro paese: secondo l’ultimo rapporto Ocse “Education at a glance 2024”, l’Italia presenta il corpo docente più anziano di tutta l’area Ocse, a tutti i livelli di istruzione, con una quota di insegnanti over 50 anni che raggiunge il 53% del totale, rispetto alla media globale del 37%. Dal 1 settembre 2025, i dati del Ministero, indicano che andranno in pensione 27.926 insegnanti, cui si aggiungono le cessazioni in corso d’anno (nel 2024 erano 21.394).
“Il sistema pensionistico del mondo scuola presenta modalità e tempistiche uniche, che possono influenzare significativamente il momento del pensionamento e l’importo dell’assegno” spiega l’esperto di previdenza obbligatoria, Andrea Martelli, fondatore e amministratore di MiaPensione. “È quindi molto importante conoscerne le dinamiche e analizzare la propria posizione contributiva con largo anticipo per pianificare al meglio il proprio futuro previdenziale”.
Le scadenze da non perdere
Gli insegnanti che intendono andare in pensione con decorrenza dal 1° settembre 2026, dovranno presentare sia la domanda di cessazione dal servizio, sia quella di pensione un anno prima. Il MIUR normalmente pubblica ogni fine settembre la circolare con le scadenze ufficiali cui attenersi. Stando agli anni precedenti, le domande andranno presentate presumibilmente entro la metà di ottobre 2025. Per i dirigenti scolastici, invece, il termine potrebbe essere fissato al 28 febbraio 2026, come da prassi consolidata.
L’unico modo per presentare la richiesta è tramite il portale Polis – Istanze Online, accessibile mediante SPID, rispettando le scadenze ministeriali.
È importante sapere che i requisiti anagrafici e contributivi non devono essere maturati al 31 agosto 2026, bensì entro il 31 dicembre 2026. Inoltre, la generalità degli insegnanti e di chi lavora nel comparto scuola ha come unica data di accesso a pensione quella del primo di settembre, evitando in alcuni casi l’applicazione delle cosiddette finestre mobili” precisa Martelli.
“Altro aspetto cruciale è barrare nella domanda di cessazione la casella nella quale si richiede di rimanere in servizio nel caso in cui il proprio stato contributivo non risultasse idoneo alla pensione. Si tratta di un paracadute utile in quelle situazioni nelle quali non si ha una conoscenza completa della propria posizione previdenziale e nell’eventualità che al 31 dicembre dell’anno successivo non si siano maturati i requisiti richiesti”.
Quali fattori influiscono sul calcolo della pensione
“Il calcolo della pensione per un insegnante può essere complesso, soprattutto in presenza di periodi part-time o carriera frammentata, se si è lavorato in scuole paritarie o all’estero, se ci sono state Interruzioni per congedi, malattia, maternità o se si è fatta domanda per il riscatto della laurea o di ricongiungimento” prosegue Martelli.
È molto importante, quindi, per prima cosa controllare, in anticipo, il proprio estratto conto contributivo e verificare che non presenti lacune o disallineamenti, in modo da poter agire tempestivamente per correggerli.
Libertà di decidere quando andare in pensione
“La Legge di Bilancio 2025 ha abolito il pensionamento d’ufficio a 65 anni. Decidere quando e come andare in pensione, quindi, non è solo una scelta personale, ma una vera e propria strategia economica. Anticipare di qualche anno può significare ricevere un assegno più basso, ma godersi prima il tempo libero. Rimandare può voler dire ricevere una pensione più alta. Le normative 2025 offrono diverse strade, ma anche molte insidie nei calcoli e nelle procedure” spiega l’esperto.
Calcolo dell’assegno pensionistico e requisiti 2025
Il calcolo della pensione per i docenti può seguire il sistema retributivo, per chi ha versato i contributi fino al 31 dicembre 1995, contributivo per i contributi dal 1° gennaio 1996 in poi, oppure misto, se si possiedono contributi sia prima che dopo il 1996.
Per accedere alla pensione di vecchiaia nel 2025 sono richiesti 67 anni di età compiuti entro il 31 dicembre 2025 e almeno 20 anni di contributi effettivamente versati.
Per i docenti della scuola, la pensione può essere attribuita “d’ufficio” se il requisito anagrafico viene raggiunto entro il 31 agosto 2025, oppure, “su domanda” se si compie entro il 31 dicembre 2025.
Opportunità 2025 per anticipare la pensione
Pensione anticipata
Consente agli insegnanti di ritirarsi dal lavoro prima del compimento dei 67 anni, a condizione di aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e almeno 41 anni e 10 mesi per le donne. “Non è richiesto un requisito anagrafico minimo ma solamente quello contributivo e non deve essere rispettata la finestra mobile di 3 mesi. Rappresenta un’opzione strategica soprattutto per chi ha iniziato a lavorare in giovane età, ma richiede particolare attenzione alla continuità contributiva per raggiungere i requisiti previsti dalla normativa” spiega Martelli.
Opzione Donna
Questo regime agevolato di pensione anticipata è riservato esclusivamente alle lavoratrici con 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2024 e un’età anagrafica di 61 anni senza figli, 60 anni con un figlio e 59 anni con due o più figli. È necessario, inoltre, possedere uno dei seguenti requisiti: riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, assistere un familiare con disabilità, lavorare presso aziende in crisi.
Il trattamento pensionistico sarà interamente contributivo, anche per i contributi maturati prima del 1996.
Quota 103: pensione anticipata flessibile
Consente di accedere alla pensione al raggiungimento simultaneo di 62 anni di età e 41 anni di contributi. “È una delle alternative più discusse nell’ambito delle pensioni per insegnanti, ma è bene sottolineare che il calcolo dell’assegno avviene con il metodo contributivo puro, e fino ai 67 anni l’importo mensile non può superare quattro volte il trattamento minimo INPS (circa 2.200 euro lordi)” precisa l’esperto.
APE Sociale: uscita anticipata per chi svolge lavori gravosi
È una misura di accompagnamento alla pensione vera e propria. Il trattamento consiste in un’indennità mensile (non una pensione vera e propria) fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Riguarda i lavoratori con almeno 63 anni e 5 mesi di età, con almeno 30 o 36 anni di contributi versati e solo se si svolge un lavoro gravoso come quello degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della primaria.
Una chance in più: la nuova Legge di Bilancio
“Per chi quest’anno non avesse ancora maturato i requisiti utili per presentare la domanda di cessazione e pensionamento, la nuova Legge di Bilancio prevista per il 31 dicembre 2025, potrebbe aprire nuove finestre e deroghe. Ecco che diventa fondamentale conoscere la propria posizione contributiva per cogliere tempestivamente queste eventuali opportunità. In questo caso, è prevista una deroga al 28 febbraio 2026 per Opzione Donna e al 31 Agosto per Ape Sociale, per presentare la domanda di pensione, con decorrenza al 1 settembre 2026” conclude Andrea Martelli, esperto previdenziale, fondatore e amministratore di MiaPensione.