Sanità Udine. Fila ambulanze, azienda: in un’ora 87 accessi al Pronto soccorso

“E’ successo che tra le 16 e le 17 di ieri su Udine abbiamo avuto una punta di 87 persone contemporaneamente in carico, tra accesso e attesa al Pronto soccorso. E altri 70 accessi sugli altri presidi dell’Asufc (Tolmezzo, Latisana, Palmanova, San Daniele del Friuli)”.

La fila di 9 ambulanze in attesa ieri sera fuori dal Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine era una vera congestione dovuta al sovraccarico di lavoro del personale sanitario, spiega alla Dire il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc), Massimo Braganti. E non è escluso che possa riaccadere, aggiunge, perché “non c’è altro personale e quello al lavoro è allo stremo, mentre 37 di quei 87 utenti in attesa erano ‘codici verdi'”, ovvero persone che non avrebbero dovuto presentarsi al Pronto soccorso.
Insomma un picco orario straordinario, in una giornata che ha visto a Udine complessivamente 125 accessi al Pronto soccorso, di cui 35 Covid e 90 non-Covid, continua Braganti. “Siamo nella situazione in cui, rispetto alla prima ondata, abbiamo più che triplicato la disponibilità di posti letto, ma non è sufficiente. Non è che mancano i posti letto- precisa Braganti-, manca il personale. Da una parte ci sono quelli contagiati, che nei quattro mesi della prima ondata erano 67, e ora altrettanti si contagiano in circa 10 giorni”. Il numero dei contagi piu’ elevato, precisa, è dovuto al più elevato livello di contagio in tutta la popolazione, “che prima era a casa e ora è tutta in movimento”.
Braganti prosegue: “Dall’altra parte, come Asufc, partivamo già con numero del personale ridotto rispetto allo standard del 2018. Dal primo gennaio a inizio novembre abbiamo assunto 121 persone in più di comparto, ma stante il carico di attività e contagiati non sono sufficienti.
E ogni occasione è buona per rinnovare l’appello- sottolinea il direttore- di poter assumere, se ci sono infermieri in pensione o professionisti: io contrattualizzo tutto quello che è possibile. Mi sono insediato a gennaio, e da marzo sto cercando infermieri, Oss e medici”. Stanno già entrando al lavoro, continua il capo dell’Asufc, 65 infermieri che si sono laureati la settimana scorsa.
“Altre fonti sono finite- rileva Braganti-, e rischiamo che almeno 10 infermieri che hanno fatto richiesta, mi vengano via dalle residenze per anziani. Così rischiamo di coprire il nostro servizio a scapito della residenza e poi, se l’anziano si sente male, ce lo ritroviamo in ospedale. Quindi l’infermiere che assumo lo devo comunque rimandare nelle residenze per anziani perché faccia assistenza lì”.
Proprio questo sovraccarico di lavoro dal parte del personale sanitario è probabilmente la motivazione della dura lettera indirizzatagli da 29 medici, spiega Braganti, in cui si denunciano l’abbandono e lo svilimento degli operatori del Pronto soccorso. Eppure il coinvolgimento dei responsabili nelle riunioni di crisi c’è sempre stato, specifica, le richieste sono state accolte. Ciononostante il lavoro rimane troppo. Per questo il direttore generale si appella alla popolazione, perché non acceda al Pronto soccorso senza una reale necessità.
Soprattutto dopo l’estate, rileva Braganti, la popolazione non ha più la sensazione di pericolo anche se la situazione è più grave. “Ora più di prima c’è bisogno del comportamento virtuoso della prima ondata- rimarca-: mascherina, distanziamento, lavaggio mani. E se c’è un problema di salute, prima va contattato il proprio medico di Medicina generale che eventualmente attiverà una delle 60 unità speciali di continuita’ assistenziale (Usca) sul territorio dell’Asufc”. Al Pronto soccorso si va solo per emergenze o gravi problemi respiratori, conclude Braganti.