
Lo scorso 1° settembre l’OMS ha tenuto una conferenza stampa per presentare due rapporti “World mental health today” (la salute mentale oggi) e “Mental health atlas 2024” (Atlante della salute). Gli studi consentono di fare il punto sulla salute mentale dei diversi paesi del globo e offrono un punto della situazione sull’investimento e l’impegno che in questo ambito viene destinato dai Paesi nell’implementazione di servizi dedicati a queste patologie.
Le donne sembrano essere le più colpite (le stime dicono che il 14,8% della popolazione femminile soffre di disturbi mentali mentre è del 13% quella maschile). I disturbi dovuti all’ansia sono i più diffusi (4,4% della popolazione), poi la depressione (4%), i problemi legati a disabilità intellettuale (1,2%) e infine l’Adhd (1,1%). Il quadro che è emerso è drammatico e ha spinto l’OMS a lanciare l’allarme, sottolineando l’importanza di strategie e iniziative da parte degli stati per affrontare quella che si configura come una vera e propria crisi che attraversa l’umanità. Secondo i due rapporti si registrano significative differenze tra fasce di età e generi. Infatti, si legge nel rapporto: “I disturbi della depressione e di ansia sono più comuni nel corso della vita tra le donne rispetto agli uomini, mentre gli uomini hanno molte più probabilità di avere disturbi dello sviluppo intellettivo (idiopatici), disturbi dello spettro autistico, disturbi della condotta e Adhd”.
Nel comunicato diffuso dall’OMS per rilanciare i contenuti dei rapporti si riporta la dichiarazione del direttore generale dell’OMS, Tedras Adhanom Ghebreyesus: “Trasformare i servizi di salute mentale è una delle sfide più urgenti per la salute pubblica. Ogni governo e ogni leader ha la responsabilità di agire con urgenza e di garantire che l’assistenza sanitaria mentale venga trattata non come un privilegio, ma come un diritto fondamentale per tutti”. Di questa emergenza sono consapevoli in primis le realtà sociali vicine ai cittadini, soprattutto quelle impegnate a offrire servizi e attività sociali nelle comunità a vari livelli. In questa lotta contro la crisi mondiale della salute mentale è fondamentale l’attivazione di tutti gli attori sociali e istituzionali e la collaborazione fra loro. Ognuno per il proprio ruolo e nel riconoscimento reciproco del bisogno del contributo di ognuno per le proprie competenze e capacità, elementi essenziali per riconoscere e raggiungere chi è in sofferenza e ha bisogno di aiuto. Se da soli non si riesce a trovare le risposte alle angosce, alla solitudine e all’isolamento di milioni di persone, anche i tentativi di trovare un rimedio risultano altrettanto impossibili da trovare da parte dei soggetti che potrebbero svolgere un ruolo importante; ciò significa che anche sulla salute mentale, oltre che sulla salute in generale, gli interventi di prevenzione e cura devono essere interventi di sistema.
Dalle analisi presentate dagli esperti incaricati dall’OMS emergono alcuni elementi che richiedono attenzione da parte di tutti i settori sociali e pubblici preposti a svolgere un ruolo positivo nella prevenzione della salute mentale. Innanzitutto, con sempre maggiore evidenza emerge come la pandemia COVID 19 abbia impresso un segno profondo sullo stato mentale per una grande parte dell’umanità. Le condizioni indotte dall’isolamento hanno colpito molte persone, in particolare gli anziani, ma anche i giovani che hanno subito un colpo in una fase determinante della crescita e dello sviluppo delle loro relazioni sociali. A questo si somma il trauma creato dalla pandemia per l’interruzione delle consuetudini della vita fino ad allora conosciute. Tra le cause: le incognite sul presente e sul futuro e l’improvvisa consapevolezza del senso del limite di molte delle cose fino ad allora considerate “eterne”. L’OMS ha suggerito altri elementi di riflessione e attenzione su fattori che svolgono un ruolo significativo in questa crisi: l’Intelligenza artificiale e i social media. È stato sottolineato che dall’analisi dei dati emerge che l’entrata in scena dell’IA ha portato anche al suo utilizzo per suggerire processi negativi e autodistruttivi. Si è sottolineata la necessità di una collaborazione con le società che programmano i servizi dell’IA per intercettare gli algoritmi che piuttosto possano aiutare a offrire risposte che suggeriscano come e a chi rivolgersi per chiedere aiuto. I social media che intervengono su messaggi offensivi o discriminatori, potrebbero intercettare i challenge autodistruttivi e distruttivi, fenomeno che colpisce in particolare le persone più indifese come i bambini e gli adolescenti.
Lo sport e l’attività fisica grazie al loro naturale portato di contatti e relazioni portano le persone a sviluppare un livello di benessere psicofisico e relazioni che contribuiscono a affrontare i problemi della salute mentale. Non a caso la Commissione Europea ha adottato EU4Health proponendo strategie e un apposito finanziamento di progetti che puntano ad affrontare i problemi e le cause della salute mentale. Uisp è impegnata in prima linea in alcuni di questi progetti. Tra questi ABC Mental Health che ha per obiettivo proprio la promozione di un concetto ideato inizialmente in Australia e poi ripreso e adottato in Danimarca, Gran Bretagna e altri paesi coinvolgendo istituzioni e società civile, così come il mondo accademico. L’Uisp, in qualità di partner e ambasciatore in Italia del concetto ABC mental health, ha in programma per il 29 settembre un workshop nazionale che si svolgerà a Roma presso la sede del ministero della Salute. L’evento vede la collaborazione del ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità, e la partecipazione di molti attori chiave nelle politiche per il benessere psicofisico o sociale. Il programma dell’evento, in via di completamento, prevede una giornata fitta di sessioni che affronteranno il tema della salute mentale e il ruolo che lo sport e l’attività fisica possono ricoprire per conseguire risultati efficaci, come dimostrano le tante attività che Uisp promuove quotidianamente a livello nazionale e sviluppa nei diversi territori del Paese. Per questo è previsto l’importante contributo delle esperienze realizzate, sia in termini di advocacy nei confronti delle istituzioni regionali e locali sia nelle attività che ne derivano per il coinvolgimento dei cittadini nelle iniziative e programmi volti a promuovere attivi stili di vita.
Raffaella Chiodo Karpinsky