Rho: Una rete ancora più efficace contro le violenze di genere

Rho – Da gennaio a oggi sono 90 i “codici rossi” giunti all’attenzione dei Carabinieri della Compagnia di Rho. Sono stati 95 in tutto il 2021 e 91 nel 2020, l’anno della pandemia. Il dato è emerso nel corso degli Stati Generali della Rete Antiviolenza organizzati a Villa Burba per “tracciare il percorso che porta a una comunità libera dalla violenza contro le donne e per rinnovare l’alleanza tra i soggetti strategici del territorio”.

Questo tema va affrontato in rete, intrecciando tutti i fili da cui è composta la comunità: istituzioni, forze dell’ordine, scuole, associazioni  – ha detto il Sindaco Andrea Orlandi – Chi incrocia situazioni di violenza deve potersi affidare a chi sa come muoversi. Molto non si può raccontare, avviene nel silenzio, ma è un lavoro molto prezioso. Dopo 4 anni e mezzo questa tappa intermedia nasce per continuare a migliorare la risposta. Quello che conta è che la vittime possano percepire l’abbraccio delle istituzioni, che devono essere capaci di ascoltare anche i loro silenzi. Ogni azione sia coordinata, per non lasciare sola nessuna persona che subisce violenza”.

 

Sono contento che si possa fare il punto per rilanciare ogni azione  – ha spiegato l’assessore alle Politiche Sociali, Paolo Bianchi – Sottolineo alcune parole chiave, per segnare la linea da tenere. La prima è la collaborazione di rete, perché solo un lavoro comune può portare a risultati in questa sfida. Quindi la cultura di contrasto alla violenza di genere: solo se ognuno sceglierà di opporsi alla violenza, solo se ognuno imparerà a gestire le relazioni, il proprio essere come non violento, non prevaricatore, non individualista, allora cambierà la comunità. E ancora, la corresponsabilità della comunità: solo se ognuno si sente chiamato come responsabile e se ne prende carico, nel proprio vivere, nel proprio ruolo, nella propria professione allora ci sarà un cambiamento. E questo coinvolge associazioni, scuole, commercianti, imprenditori, allenatori, etc.”.

Bianchi ha poi insistito su azioni di sensibilizzazione e comunicazione; sulla costruzione di un linguaggio comune; su una rinnovata alleanza che preveda strategie condivise.

 

Obiettivo della giornata è stato gettare le basi per un nuovo protocollo che garantisca il cammino futuro della Rete Istituzionale di contrasto alla Violenza di Genere “Nemmeno con un fiore”, che opera sul territorio del Rhodense e Garbagnatese e di cui il Comune di Rho è l’Ente capofila.

Gli Stati Generali hanno coinvolto ATS, ASST Rhodense, Aziende Sercop, Comuni Insieme e Fondazione Somaschi, gestore del Centro Hara. “E’ violenza imporre cosa indossare, lavorare il doppio per ottenere lo stesso riconoscimento di altri, essere incasellate in ruoli stereotipati”, ha ricordato Pier Mauro Sala, direttore sociosanitario  dell’ASST Rhodense. Ats Milano, con Mirco Fagioli, ha invece ricordato che esistono servizi anche a tutela degli uomini maltrattati.

 

I rappresentanti delle Forze dell’Ordine del territorio hanno ribadito l’importanza di una formazione adeguata di quanti si trovano ad approcciare le vittime. Il capitano della Guardia di finanza Fabrizio Dalemmo ha richiamato l’attenzione che si deve mantenere anche quando si incappa casualmente in storie di maltrattamenti, magari durante un controllo stradale. Il capitano Giuseppe Santoro, alla guida del Nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Rho e pro tempore della Compagnia di Rho, ha fornito dati importanti per avere un quadro della situazione locale. “Finalmente molte più donne si affidano alle forze dell’ordine – ha evidenziato – Da parte nostra dobbiamo mettere in campo persone esperte, che sappiano cogliere le diverse tipologie di violenza: fisica, psicologica, anche economica. Dobbiamo essere attenti ai silenzi, alle cose non dette, per questo puntiamo su addestramento e professionalità”.

L’ispettore superiore della Polizia di Stato Arcangela Schirinzi ha ribadito la costante formazione e l’attenzione a diversi aspetti: alle liti già segnalate, allo screening delle armi a disposizione delle persone, alla presenza di minori da mettere in protezione, a separare immediatamente vittima e aggressore per ascoltare le loro testimonianze in momenti diversi. Al pubblico ministero rimane la decisione delle misure cautelari da adottare e “si presta attenzione anche a quando avviene la scarcerazione di un aggressore, sempre a tutela della vittima”.

Nella seconda parte  della mattinata un confronto tra operatori, da Fondazione Somaschi, ad ASST Rhodense , da Comuni Insieme a Sercop. Nel pomeriggio il lavoro in sottogruppi per condividere proposte sul tema “Per una comunità futura senza violenza di genere”.