REINSERIRE PER RESTITUIRE DIGNITÀ: DAL LAVORO E DALLA FORMAZIONE NUOVE PROSPETTIVE PER LE PERSONE DETENUTE

CATANIA – Il carcere non può e non deve essere un punto di arrivo, ma una fase di passaggio verso il reinserimento sociale e lavorativo della persona. È questo il messaggio forte e condiviso emerso dal convegno “Liberi di lavorare – Verso nuovi percorsi di inserimento delle persone detenute”, promosso dall’Università di Catania e da Seconda Chance, che si è svolto al Palazzo delle Scienze.

Nel solco dell’articolo 27 della Costituzione italiana, che afferma la funzione rieducativa della pena, e delle norme che promuovono il lavoro come strumento di inclusione e prevenzione della recidiva, il convegno ha posto al centro il tema del reinserimento come responsabilità collettiva, capace di generare sicurezza, coesione sociale e sviluppo sostenibile.

Durante l’incontro sono stati presentati i risultati della ricerca “Prison training for Job placement”, basata su oltre 300 questionari somministrati ad altrettanti detenuti nelle carceri di Sicilia e Calabria. Uno spaccato scientifico unico e al tempo stesso estremamente profondo, che restituisce una fotografia reale delle condizioni di vita negli istituti penitenziari del Mezzogiorno, mettendo in luce criticità strutturali, carenze nei percorsi formativi e difficoltà concrete nei processi di rieducazione e reinserimento. «Dai dati emerge con chiarezza quanto la formazione professionale e l’accesso al lavoro rappresentino leve decisive per offrire una seconda possibilità a chi sta scontando una pena, trasformando il tempo della detenzione in un’opportunità di crescita personale e di restituzione alla comunità», ha affermato Maurizio Nicita, responsabile Seconda Chance Sicilia. Al dibattito, arricchito dalla partecipazione di magistrati, dirigenti dell’amministrazione penitenziaria, docenti universitari e operatori del sociale, ha preso parte anche S.E Mons. Luigi Renna, Arcivescovo Metropolita di Catania, che ha sottolineato il valore umano e sociale di percorsi capaci di riconoscere nella persona detenuta non un problema, ma una risorsa possibile per la comunità. «Il problema non è solo essere liberi dalle carceri – ha affermato S.E. Mons Luigi Renna – queste persone che abbiamo incontrato non sono sempre state libere di lavorare per tanti condizionamenti, a volte sono state assoldate dalla criminalità organizzata. Altri hanno concepito il lavoro come qualcosa che badasse al profitto. Il vero lavoro libera l’uomo e gli da opportunità di crescere e guardare al futuro con grande speranza». Profonda la riflessione del sociologo Pierdonato Zito, condannato all’ergastolo e oggi in semilibertà che si è collegato da remoto. «Nessuno è il proprio errore, ma è come reagisce al proprio errore, durante la detenzione ho partecipato a tanti corsi e ho conseguito la Laurea, e credo che se avessi incontrato Socrate prima, non mi sarei mai trovato a vivere questa vita». «Questo progetto ci permette di rendere più efficace l’intervento in diversi contesti facendo leva su un aspetto che per noi ricercatori è fondamentale, ovvero l’acquisizione del dato per trasformarlo in conoscenza – ha affermato Marco Romano, Ordinario Economia e Gestione delle Imprese, WP Leader Entrepreneurship fostering social cohesion and social sustainability GRINS, – L’Università vuole entrare nella rete di supporto concretamente. Abbiamo creato uno spazio fisico immersivo per prenderci carico di questi soggetti svantaggiati, e formarli, l’obiettivo è interagire e incuriosire gli interlocutori per sensibilizzarli al tema della formazione»
Il convegno si è chiuso con un impegno condiviso: rafforzare le sinergie tra università, istituzioni, terzo settore e mondo produttivo per costruire modelli concreti e replicabili di inclusione, affinché il diritto alla rieducazione non resti un principio astratto, ma diventi realtà quotidiana.

Hanno introdotto i lavori Roberto Cellini, direttore Dipartimento Economia e Impresa, Spoke Leader Growing Resilient, Inclusive and Sustainable GRINS e Germana Barone, delegata del Rettore al Sistema Museale d’Ateneo, poi sono stati presentati i risultati della ricerca Prison training for Job placement, e le relazioni di Bruno Pansera, Associato di Metodi Matematici dell’Economia e delle Scienze Attuariali e Finanziarie, responsabile scientifico Progetto “PriTJP” GRINS, Giulio D’Urso, Associato di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione dell’Università Mediterranea Reggio Calabria e Alessandra Pantano psicologa, coautrice della ricerca. Alla Tavola rotonda “Oltre il pregiudizio, queste persone sono risorse per una comunità?” moderata da Maurizio Nicita, responsabile Seconda Chance Sicilia sono intervenuti Nunzio Corsaro, Magistrato di sorveglianza, Maria Pia Fontana, Dirigente Udepe Catania, Marco Romano, Ordinario Economia e Gestione delle Imprese, WP Leader Entrepreneurship fostering social cohesion and social sustainability GRINS, Gabriella Stramaccioni, responsabile formazione Seconda Chance, Elisabetta Zito, dirigente penitenziario vicario del Prap Sicilia e Pierdonato Zito, sociologo.