Presentata la Rete degli amministratori cattolici. Trasversale, basata sui valori della Dottrina Sociale, radicata nelle comunità

Palermo – Si è svolta la conferenza stampa di presentazione in Sicilia della “Rete di Trieste”, il network degli amministratori cattolici che punta a sviluppare progetti e iniziative condivisi attraverso una collaborazione “trasversale”.

Presenti fra gli altri Margherita La Roca Ruvolo, deputata Regionale, sindaca di Montevago e componente del Coordinamento Nazionale, Giuseppe Mattina, ex assessore al Comune di Palermo e referente Rete in Sicilia, Valentina Chinnici, deputa regionale, Giuseppe Notarstefano, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e numerosi amministratori ed ex amministratori locali, oltre ad esponenti dell’associazionismo cattolico e del mondo ecclesiale. In apertura dei lavori, sono stati portati i saluti dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ed è stato letto un messaggio di Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù e Delegato per l’Ufficio Regionale per i Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato.

Presentati i cinque punti programmatici su cui gli amministratori della Rete hanno iniziato a confrontarsi: al centro la partecipazione democratica dei cittadini, le politiche giovanili, il welfare territoriale, la transizione ecologica e la tutela del territorio e lo sviluppo delle aree interne.

Costituita a febbraio 2025, la Rete conta oggi circa 1.000 fra amministratori e operatori sociali che in questi giorni si stanno dando appuntamento in diverse città italiane per presentare la loro piattaforma programmatica costruita “dal basso” e “dal di dentro” della quotidianità dei territori. L’obiettivo è l’elaborazione di una proposta politica trasversale, disponibile ad essere adottata dalle amministrazioni locali così come dai partiti e dalle forze civiche.

Come detto, ad aprire i lavori stamattina è stato un messaggio inviato dal Vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante, che ha affermato di aver “seguito con interesse l’esperienza della “Rete” durante la Settimana Sociale dei Cattolici a Trieste. Mi auguro che tale incontro segni l’inizio di un nuovo protagonismo dei Cattolici nella vita politica.

La nostra amata Repubblica, nata con il forte contributo del mondo cattolico, dopo la stagione del collateralismo tra la Chiesa e il partito dei Cattolici, ha bisogno del fermento evangelico per riportare la persona umana al centro della vita politica del Paese.

Pongo alla vostra attenzione, tra le tante criticità della nostra Regione, quella purtroppo ignorata dall’agenda politica: lo spopolamento dei nostri paesi e delle aree interne. Si assiste con indifferenza da troppo tempo al declino di molte Comunità dell’isola, con una sorta di eutanasia assistita che sottrae sempre più servizi essenziali alla vita dei più fragili.”

 

Proprio partendo dall’intervento del Vescovo Marciante, Margherita La Rocca Ruvolo ha sottolineato come “questa Rete vuole caratterizzarsi per la sua vicinanza e il suo radicamento nei territori, partendo dai bisogni delle nostre comunità; e non è un caso che proprio le aree interne e marginali siano il fulcro di uno dei punti cardine della nostra piattaforma d’azione. Un motivo in più per ringraziare il Vescovo per le sue parole che mostrano grande sensibilità e attenzione.” Per la Sindaca di Montevago, “la presenza di amministratori ed amministratrici di diversa estrazione politica è la conferma sia della trasversalità della Rete sia del suo radicamento, pur essendo solo all’inizio di questo nostro percorso.”

Per Giuseppe Mattina, che sarà referente della Rete in Sicilia “dopo un lungo lavoro che ha coinvolto già centinaia di persone a livello nazionale, oggi si avvia anche nella nostra regione un percorso che sarà profondamente radicato nelle realtà locali, dando voce e visibilità ai bisogni ma anche alle risorse e alle energie delle nostre comunità. Mai come oggi è importante che l’azione politica ed amministrativa abbiano al centro il tema dei diritti, della legalità e della persona, specialmente in una realtà difficile e complessa come quella Siciliana che più che altrove mostra le contraddizioni di un sistema che spesso favorisce disparità, non crea opportunità e dove i diritti rischiano di trasformarsi in favori.”

La deputata regionale Valentina Chinnici ha sottolineato che “in un’epoca in cui vince chi urla di più e la politica, sempre più liquida, vive un degrado morale ed etico profondo, cercare un comune denominatore nei valori forti del Vangelo e della Costituzione è una necessità urgente per provare a ricostruire la fiducia nella politica e la coesione nella nostra società lacerata.”

 

I PUNTI PROGRAMMATICI

Sono cinque i punti individuati che toccano alcune delle questioni più urgenti e che toccano e incidono sulla quotidianità delle comunità e sull’intero sistema democratico del Paese. Anzitutto, la partecipazione dei giovani alla vita politica. Porre i giovani al centro delle strategie pubbliche significa costruire una società più giusta e lungimirante. Per favorire la partecipazione dei giovani, vengono proposti si propongono percorsi di formazione specifici, quote generazionali nelle liste elettorali, la promozione di spazi di socialità, aggregazione e coabitazione.

Il tema della partecipazione democratica non riguarda però solo i giovani. L’astensionismo rappresenta infatti, oggi uno dei maggiori problemi per la tenuta democratica del Paese: ad ogni tornata elettorale, sono circa il 50% degli aventi diritto a presentare alle urne per esprimere il proprio voto. Occorre quindi lavorare per stimolare la partecipazione democratica dei cittadini, sviluppando nuove prassi e promuovendo strumenti di democrazia partecipata e di consultazione che contribuiscano a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e le istituzioni, come assemblee pubbliche e bilanci partecipativi. Avviare, inoltre, processi di collaborazione paritaria tra pubbliche amministrazioni, Terzo Settore, comitati o gruppi informali. Infine, istituire organi consultivi giovanili per favorire la progettazione continua e il dialogo con l’amministrazione.

La Rete si propone, poi, di ripensare interamente il welfare di prossimità, sviluppando un sistema cooperativo che valorizzi le realtà sociali, a partire da azioni concrete di coprogettazione, coprogrammazione e amministrazione condivisa con gli enti di Terzo Settore riconosciuti. L’obiettivo è rispondere in maniera efficace alle fragilità attraverso un’integrazione virtuosa di pubblico, privato e Terzo Settore. Tra le proposte presentate, le scuole aperte nel pomeriggio, il potenziamento delle reti solidali di recupero delle eccedenze di cibo per contrastare lo spreco alimentare e il rilancio del diritto all’abitare e la vivibilità dei centri storici.

La sostenibilità e la transizione ecologia del territorio rappresentano oggi uno dei più importanti investimenti per il futuro delle comunità. In un contesto di profondo mutamento climatico, la proposta è di incentivare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attraverso gli incentivi specifici e la semplificazione delle normative, la pedonalizzazione degli spazi pubblici e la mobilità dolce.

Infine, le aree interne e le periferie: ripensare le aree marginali del Paese come laboratori di innovazione e comunità resilienti. In parte lo sono già: alcune delle migliori esperienze di rigenerazione urbana e di micro imprenditoria sono nate proprio in questi luoghi. È il segno che, se incentivate, le aree interne possono essere luoghi pieni di vita, che garantiscono la tenuta dei territori più complessi del fragile suolo italiano. Da qui delle proposte specifiche per incentivare il ritorno e il restare in questi luoghi, come una flat tax per i piccoli comuni, nuovi criteri per la distribuzione dei fondi pubblici, la promozione di nuove forme di auto-organizzazione economica e di hub di territorio