Politica di coesione dell’UE: non sempre le rettifiche finanziarie sono state applicate come dovuto

La dotazione finanziaria della politica di coesione dell’UE per il 2014‑2020, compreso REACT‑EU (assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa), è ammontata a 404,8 miliardi di euro. Spetta in primo luogo agli Stati membri recuperare i fondi UE indebitamente erogati. Qualora gli Stati non rettifichino essi stessi tali spese, la Commissione europea deve intervenire; tale intervento può sfociare in una riduzione definitiva dei fondi UE assegnati allo Stato membro coinvolto. Ciò avviene quando quest’ultimo non ha individuato, oppure non ha rettificato, un’irregolarità indicativa di una grave carenza nell’efficace funzionamento dei propri sistemi di gestione e di controllo. Tali rettifiche operate dalla Commissione europea sono dette “rettifiche finanziarie nette obbligatorie”.

Ogni spesa che violi la normativa applicabile deve essere esclusa dal finanziamento dell’UE, contribuendo così a tutelare il bilancio dell’Unione”, ha affermato François‑Roger Cazala, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “Va detto che la Commissione europea non ha sempre applicato rettifiche finanziarie ogniqualvolta era necessario”.

Secondo la Commissione europea, i controlli da essa effettuati hanno condotto gli Stati membri ad applicare rettifiche finanziarie per oltre un miliardo di euro (fondi che possono essere riutilizzati) dall’inizio del periodo 2014‑2020. In risposta alle constatazioni di audit della Corte dei conti europea, sono stati operati ulteriori aggiustamenti finanziari: i paesi dell’UE hanno applicato rettifiche per quasi 200 milioni di euro. La Corte ha constatato tuttavia che, in numerosi casi, le rettifiche finanziarie proposte sono state successivamente ridotte, o persino totalmente annullate, senza fornire adeguata giustificazione.

Nel lontano 2013, la Commissione europea aveva dichiarato che le rettifiche finanziarie nette obbligatorie sarebbero divenute la norma nel caso di gravi carenze. Tuttavia, per il periodo 2014‑2020, la Commissione ha adottato finora una sola decisione di questo tipo, nel settembre 2025. Detto meccanismo era inteso tutelare il bilancio dell’UE ed avere un effetto deterrente maggiore, in quanto i paesi dell’UE coinvolti perdono parte dei finanziamenti loro assegnati. Secondo la Corte, bisogna prendere atto che, più di 10 anni dopo, i tassi di errore costantemente alti rilevati nella spesa per la politica di coesione indicano che l’eventuale effetto deterrente è insufficiente.

La Corte ritiene che il quadro normativo disciplinante il meccanismo di rettifica finanziaria è complesso e non molto diretto. Ad esempio, le norme specificano che le irregolarità possono unicamente derivare da un atto o da un’omissione di un operatore economico. In altre parole, le rettifiche finanziarie nette obbligatorie della Commissione non possono riguardare le autorità di programma, nonostante l’altissima probabilità che dette autorità commettano gli errori più significativi. Per di più, gli orientamenti e i criteri per valutare le carenze gravi non sono sufficientemente chiari e non sono applicati in modo uniforme. La Corte ha rilevato che, al settembre 2025, la Commissione europea aveva avviato la procedura di rettifica solo per due dei 16 casi esaminati dalla Corte per i quali le condizioni erano soddisfatte, e che non erano ancora state applicate rettifiche finanziarie nette obbligatorie.

La Corte evidenzia inoltre l’assenza di un calendario ben definito per detta procedura. Dall’analisi svolta sui controlli operati dalla Commissione per 10 paesi dell’UE, emerge che ci sono voluti, in media, 588 giorni solo per avviare la procedura (parte dei quali per cercare di raggiungere un accordo sull’importo della rettifica da applicare). Quando tale procedura viene infine avviata, dura più di due anni. Data la lunga durata complessiva (tra tre e quattro anni in totale), a giudizio della Corte è impossibile fornire una risposta tempestiva e attuare una sana gestione finanziaria. Sfortunatamente, il quadro normativo attualmente in vigore per il 2021‑2027 non migliora in modo significativo la situazione.

La politica di coesione dell’UE è attuata in regime di gestione concorrente: gli Stati membri e la Commissione europea sono congiuntamente responsabili della protezione del bilancio dell’UE. Gli Stati membri sono tenuti a garantire che le spese di cui chiedono il rimborso a carico del bilancio dell’UE siano esenti da errori rilevanti. Al fine di escludere le spese irregolari dal finanziamento dell’UE, sia gli Stati membri che la Commissione europea sono tenuti, ove necessario, a effettuare rettifiche finanziarie.