Pesaro: la fine di un progetto industriale pericoloso, la necessità di adeguare alle leggi Ue il Regolamento di igiene, un caso di SLAPP di interesse internazionale

Pesaro – La vicenda dell’impianto di liquefazione di gas naturale (GNL) previsto a Pesaro continua a rappresentare un banco di prova per il rispetto delle normative ambientali, sanitarie e democratiche. Dopo una lunga mobilitazione civica, legale e istituzionale, il progetto ha visto decadere la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) a seguito del diniego definitivo al Nulla Osta di Fattibilità (NOF) da parte del Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco.

“È stato un risultato importante – dichiarano Roberto Malini e Lisetta Sperindei, portavoce del Comitato PESARO: NO GNL – reso possibile dal lavoro delle istituzioni preposte, ma anche dalle azioni civili e legali promosse da tanti cittadini. Nonostante le difficoltà e le pressioni, non ci siamo mai fermati, perché difendere la salute e il territorio è un dovere civico primario”.

Resta tuttavia urgente intervenire su diversi fronti. In primo luogo, spiegano i due attivisti, “va annullata la modifica introdotta nel 2023 all’art. 82 del Regolamento comunale di igiene, che ha ridotto le distanze di sicurezza e aperto la strada ad attività industriali insalubri e pericolose vicino alle abitazioni. È un’anomalia che contrasta con la normativa nazionale ed europea e che non può restare in vigore”.

Un altro nodo riguarda l’area petrolifera della Tombaccia. “Da anni – sottolineano Malini e Sperindei – denunciamo la necessità di indagini ambientali approfondite. Abbiamo documenti e report, a partire dal 2001, che segnalano la presenza di idrocarburi e piombo nel sottosuolo. Attendiamo ancora gli esiti delle analisi affidate all’ARPAM dalla Procura, che devono essere realizzate con urgenza. Non è più rinviabile un piano di bonifica complessiva, per restituire quell’area alla città con finalità sostenibili e compatibili con la salute pubblica”.

Parallelamente, il Comitato deve affrontare un grave attacco giudiziario: Fox Petroli S.p.A. ha intentato una causa per diffamazione chiedendo due milioni di euro di risarcimento. “È un caso SLAPP – ricordano – un’azione legale che punta a intimidire chi difende l’ambiente e la salute, scoraggiando la partecipazione pubblica. Il 29 settembre saremo in tribunale per la mediazione obbligatoria, ma la nostra posizione resta ferma: non possiamo accettare la presenza di un polo petrolifero contaminato in area urbana”.

La vicenda ha suscitato l’attenzione internazionale. Front Line Defenders, organizzazione che collabora con l’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, il Relatore Speciale sui Difensori dei Diritti Umani e la Commissione europea, ha pubblicato un Urgent Appeal chiedendo il ritiro immediato della causa, la protezione dei difensori dei diritti umani in Italia e la rapida trasposizione della Direttiva UE anti-SLAPP.

“Il nostro impegno è civico e pacifico – concludono Malini e Sperindei – e riguarda la salute, la sicurezza e la dignità della comunità. Le istituzioni hanno il dovere di intervenire affinché prevalgano trasparenza, legalità e giustizia”.

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Front Line Defenders – Urgent Appeal