Overtourism, affitti brevi. Non è solo questione economica e lotta tra pro e contro

Più si parla di overtourism e affitti brevi e più si fa strada una tendenza ad affrontare il problema come se fosse solo economico. Tra diverse istituzioni che negano l’esistenza e altre che fanno finta che non esista, in mezzo ci sono le categorie professionali (quasi sempre vere e proprie corporazioni) che, chiamate spesso in causa da una informazione che cerca solo il sensazionale, si contendono lo spazio turistico come se fossero i contendenti per eccellenza. Invece sono solo marginali.

Abbiamo le associazioni di albergatori che, pur con stagioni di punta che non hanno negato il loro arricchimento, insistono (spesso a ragion veduta) sulla mancanza del rispetto delle regole, nonché vaghezza e insufficienza delle stesse, che caratterizzano i “non-professionisti” (privati, spesso anche senza partita Iva) e  “nuovi-professionisti” (aziende nate ad hoc come aggregatrici e promotrici marketing).

E abbiamo le associazioni che aggregano (privati e aziende ad hoc) che propongono questo nuovo business, tutte basate sui diritti dei proprietari, doveri anche troppi ed eccessive incombenze burocratiche e fiscali.

Insomma sembra che il problema degli affitti brevi e dell’overtourism sia quasi esclusivamente un loro problema e che, prima o poi, insisti e insisti, fatti amico un politico e/o un amministratore, mentre “tiri a campa’”, la soluzione – più o meno all’italiana: fatta la legge trovato l’inganno – si troverà.

E invece no. Loro sono marginali. L’unica decisione può e deve essere Politica. Uno sguardo d’insieme, una considerazione delle varie esigenze e aspettative, una decisione che deve mettere al centro la polis, l’urbe, il bene comune, anche a discapito del particolare… figuriamoci poi del corporativo… Centralità che deve partire dal far venir meno lo sfacelo in corso delle città e delle località. Non perché bisogna adeguarle a quelli che gli  addetti ai lavori chiamano modernità, financo qualcuno si spinge a dire che si tratta di “democrazia del turismo”. Ma difenderle da corporazioni che la storia stessa ci insegna non essere mai state – a-storicità e avversione al bene comune – lungimiranti: si pensi a quando, non molti anni fa, tutte le corporazioni di commercianti, albergatori et similia si opponevano a ZTL che a loro dire li avrebbero portati sul lastrico… assestamenti urbani e urbanistici che se oggi qualcuno accenna a modificare, sono queste corporazioni che vi si oppongono. Si tratta di soggetti economici che rifuggono da qualunque cambiamento: loro caratteristica è sfruttare le proprie rendite di posizione e non voler quasi mai rischiare… quasi sempre a discapito degli altri fruitori urbani ed economici dei medesimi spazi pubblici.

Sono i nostri informatori e i nostri amministratori e governatori consapevoli di questa fotografia socio-economica? Che implica di mettere al primo posto il cittadino (utente e consumatore) e non le categorie economiche? Perché i cittadini sono tutti, mentre chi fa business è solo un aspetto (importante ma) marginale delle nostre comunità.

 

 

Vincenzo  Donvito Maxia – presidente Aduc