Niente green pass, niente pranzo in mensa. Forze dell’Ordine costrette a mangiare in luoghi non idonei

L’Associazione Vittime del Dovere ha appreso, per il tramite di alcuni suoi Associati nonché a seguito delle proteste circolate sui media nazionali, che alcuni appartenenti alle Forze dell’Ordine sono costretti, durante il turno di servizio, a consumare i propri pasti in luoghi non idonei, non potendo accedere regolarmente ai locali mensa, a causa del mancato possesso del cd. “green pass”.

Il certificato COVID digitale dell’UE, che in Italia ha assunto la denominazione di green pass, viene rilasciato a coloro che hanno completato il ciclo vaccinale prescritto anti-SARS-CoV-2, oppure sono guariti da COVID-19 o hanno fatto un tampone molecolare o antigenico.
Nello specifico, a seguito del Decreto Legge 23 luglio 2021, n. 105, già ampiamente contestato per la proroga dei termini correlati allo stato d’emergenza epidemiologica, è stato imposto l’impiego delle certificazioni verdi Covid 19 ai servizi di ristorazione “per il consumo al tavolo, al chiuso”.
L’estensione dell’obbligo anche alle mense – senza distinzione – avviene per mezzo dell’interpretazione operata dal Governo (si vedano le Faq sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri https://www.governo.it/it/articolo/domande-frequenti-sulle-misure-adottate-dalgoverno/ 15638#zone) e applicata poi dalle singole Amministrazioni.
Pertanto tale limitazione viene applicata alle mense di servizio, che fino al 6 agosto u.s. hanno potuto continuare la propria attività purchè venisse garantita “la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro” oltre al rispetto dei protocolli e delle linee guida nazionali (sul punto si veda il DPCM del 2 marzo 2021).
A fronte di queste necessarie premesse, appare inevitabile sottolineare, in primis, come il coacervo di norme emanate nell’ultimo anno stia iniziando a sollevare dei seri dubbi sulla legittimità costituzionale delle stesse.

Nel comprendere la necessità di adottare provvedimenti atti a contrastare la diffusione del virus Sars Covid 19, tuttavia siamo rammaricati di venire a conoscenza che tali norme inaspriscono le restrizioni fino a oggi vigenti, senza neppure cercare soluzioni alternative che – sempre e comunque nel rispetto delle necessarie misure di sicurezza – garantiscano i diritti fondamentali di tutti i cittadini.