Nonostante l’emergenza COVID provochi ancora troppi morti e troppi contagi e in questo periodo ci si dovrebbe solo occupare di accelerare la campagna di vaccinazioni, Regione Lombardia si impegna senza tregua a fare regali ai cacciatori diminuendo le tutele a favore della fauna selvatica e della biodiversità e mettendo a rischio la salute delle aree protette e delle comunità.
Proprio in questi giorni, infatti, Regione Lombardia si appresta a votare in Consiglio una norma mirata a ridurre gli strumenti a disposizione del WWF per tutelare le importantissime aree protette di proprietà dell’Associazione nel territorio regionale, ossia le Oasi di Vanzago, un polmone verde a pochissimi chilometri da Milano che costituisce un luogo sicuro per la fauna selvatica e un argine alla cementificazione e di Valpredina, che rappresenta un fondamentale presidio contro il bracconaggio dilagante nell’area.
La modifica di legge, approvata in Commissione Agricoltura, ha l’effetto di privare l’Associazione del potere di valutazione della incidenza che attività umane come la caccia, i tagli boschivi, la cementificazione, lo sfruttamento delle risorse idriche e paesaggio possono avere sulle proprie Oasi, di importanza tale da essere riconosciute a livello europeo come Siti Natura 2000, e sulle specie animali e vegetali che in esse trovano rifugio e protezione. L’esito di questa valutazione è vincolante.
La finalità evidente? Trasferirle a enti la cui governance, purtroppo, è troppo spesso sotto lo stretto controllo della politica locale, in cui le associazioni ambientaliste, portatrici di interessi diffusi, hanno solo “diritto di parola”, mentre cacciatori che perseguono interessi privatistici e spesso contrastanti con le esigenze di tutela ambientale hanno diritto di voto.
Questa operazione è solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno come protagonista la Regione che, in modo sistematico e continuo, viene spinta ad adottare misure filo-venatorie che spesso finiscono per ridurre i livelli di protezione della natura.
In una delle regioni europee a più alto tasso di bracconaggio, soprattutto contro gli uccelli selvatici, come testimoniato dalle numerosissime operazioni condotte dalle forze di polizia e dalle guardie WWF, siamo al paradosso per cui la politica regionale, piuttosto che cercare di arginare le illegalità, continua, in maniera sistematica, ad adottare provvedimenti che, rendono sempre più difficile l’attività degli addetti alla vigilanza mirata proprio ad individuare e contrastare i crimini contro la fauna selvatica.
Questa grave situazione, oltre ad essere già stata più volte denunciata e condannata a tutti i livelli (dai tribunali amministrativi alla Corte Costituzionale sino alla Corte di Giustizia Europea) è stata oggetto anche di reportage pubblicati sulle più importanti testate internazionali come il Guardian, il Telegraph e il New York Times e, persino, il coreano News Penguin.
Nemmeno la pandemia sembra arginare questa ossessione filo-venatoria. In questi mesi, infatti, nei tavoli istituzionali della Lombardia, ma anche in numerose dichiarazioni pubbliche di vari esponenti politici, vengono costantemente concesse agevolazioni al mondo venatorio. Mentre si studiano i modi per riaprire i roccoli, strumenti con cui in passato si praticava l’uccellagione, ovvero la cattura indiscriminata di qualsiasi tipo di uccello, che oggi è vietata dalla legge, si è addirittura giunti ad utilizzare la parola “semplificazione” come sinonimo di “deregolamentazione” e a impedire i controlli sui richiami vivi (uccelli costretti a vivere in gabbie minuscole, privati delle minime forme di rispetto per la loro etologia, e costretti, con varie tecniche, a richiamare i propri simili destinati ad essere fucilati) adducendo come scusa che il personale addetto al controllo, maneggiandoli per controllare gli anelli posti sulle loro zampe, comprometterebbe il loro benessere. È noto a tutti, infatti, che una grande percentuale di questi anelli viene sistematicamente contraffatta per nascondere l’origine illegale degli uccelli utilizzati allo scopo che alimenta un mercato criminale fatto di traffici, anche internazionali, che fruttano notevoli ricavi illeciti. In questo quadro, proprio gli addetti alla vigilanza sono stati obbligati ad indossare capi ad alta visibilità, che li costringono ad essere, per l’appunto, visibili dai bracconieri ed azzerando l’effetto sorpresa, con la scusa di proteggere la loro sicurezza, dimenticando, però, che la quasi totalità degli incidenti di caccia provocano il ferimento e la morte di cacciatori, non delle guardie volontarie.
La biodiversità è un bene comune che appartiene a tutti i cittadini e alle future generazioni e non può essere sacrificato in nome degli interessi di pochi.
Per questa ragione il WWF chiede alla Regione Lombardia di cambiare rotta, a cominciare da questa norma che non ha alcuna funzione se non quella di indebolire la protezione in due aree fondamentali per la natura come Vanzago e Valpredina.
Il WWF Italia continuerà a garantire il suo costante impegno a tutela dell’Ambiente, grazie alle sue Oasi, all’attività dei volontari, delle Guardie, degli avvocati e di tutti i professionisti di cui dispone, puntando al dialogo e alla collaborazione con le Autorità Pubbliche, senza però rinunciare a denunciare ogni tentativo di riduzione delle tutele poste a garanzia del benessere degli ecosistemi e della biodiversità.
Oasi di Vanzago, Lombardia
© Laura Radaelli / WWF-Italy