Movimento MEC: Nasce il comitato VUSSIA contro Nerone. Comiso, gestito da SAC, era impreparato a funzionare regolarmente

Movimento MEC e Vussia danno l’annuncio della costituzione di un comitato per la tutela dei passeggeri e delle imprese danneggiate dall’incendio dell’aeroporto di Catania. ‘Si chiama VUSSIA contro Nerone, a stigmatizzare i danni che sono stati procurati ad un’intera comunità di oltre tre milioni di persone e altrettanti turisti…

Catania – L’incendio a Fontanarossa, ancora a tre giorni di distanza, non è chiaro come abbia potuto divampare ed estendersi. La nostra idea è che qualcosa, più di qualcosa non abbia funzionato. Su questo, finalmente, troviamo un accordo con l’AD della Sac Nico Torrisi. Notiamo però, che il manager non ha ancora rassegnato le dimissioni, nonostante la performance della ‘sua’ azienda rovini con evidenza l’immagine dell’intera comunità siciliana e italiana. Non basteranno nemmeno i milioni spesi in comunicazione dalla Regione Siciliana con l’assessore Manlio Messina, e forse non rendicontabili alla UE, per superare i danni di questi giorni. Qualcuno ne dovrà rispondere e VUSSIA contro Nerone si costituirà parte civile a tutela dei consumatori, dei cittadini, dell’immagine della Sicilia orientale, in particolare.

 

A dare l’annuncio della nascita del VUSSIA NERONE, conm sede in Via Novara 34, a Catania, è Claudio Melchiorre, presidente di MEC e dei Comitati Vussia. ‘La necessità di dare completa copertura ai consumatori che vorranno avere un risarcimento e anche la necessità di garantire in un eventuale futuro processo penale per le gravi mancanze che probabilmente saranno riscontrate.’

 

La scelta del nome, spiegano al MEC, è anche riferita al fatto che la chiusura dell’aeroporto di Catania Fontanarossa ha fatto terra bruciata di attività d’impresa, rallentato la vita professionale e impedito anche la partecipazione a concorsi pubblici, migliaia di siciliani, lavoratori e bisognosi di cure. ‘Le affermazioni che tendono a dimostrare l’irresponsabilità del management e il corretto funzionamento di tutte le procedure di sicurezza non le riteniamo plausibili. Il management di Fontanarossa non ha chiaro cosa sia accaduto e i danni che ha procurato a tutta la Sicilia. Senza considerare che l’aeroporto alternativo naturale, vale a dire Comiso, non aveva i servizi ordinari attivi.’

 

Il MEC ha fatto un sopralluogo all’aeroporto di Comiso. Secondo il report dell’associazione, nei bagni al piano superiore non c’era acqua corrente nei rubinetti dei lavandini, aperta verso le due del pomeriggio, la pulizia lascia a desiderare e centinaia di passeggeri possono fare affidamento esclusivamente sui messaggi diffusi da un altoparlante, peraltro senza traduzioni in inglese, fino alle 15. Un solo punto di ristoro, con ritardi nelle partenze che lasciano affollato l’aeroporto per molte ore. Le scale mobili per l’accesso al piano superiore non erano funzionanti e due tecnici hanno cominciato a lavorare al tentativo di riattivazione dalle 13. Anche i monitor non funzionano, né l’ascensore per disabili. L’esistenza di un bagno sporco dedicato a loro assume i contorni di un racconto satirico. A una situazione già difficilissima, con viaggi aerei che tutto compreso si fanno con non meno di sette, otto ore di viaggio se va tutto bene, si aggiungono ritardi di ore, provocati probabilmente dal nuovo caos disorganizzato che, secondo le ordinarie leggi della fisica, lentamente trova uno sbocco.

 

‘L’idea è che Comiso era un aeroporto ridotto ai minimi termini e senza i minimi funzionali, nonostante i costi per tenerlo aperto. Il fatto che la gestione sia la stessa di Catania Fontanarossa lascia pensare e non poco.’

 

Melchiorre e i comitati Vussia preparano una nota dettagliata all’ENAC per sapere quali siano stati gli esiti delle ispezioni degli ultimi tre anni a Catania e Comiso. ‘Per quello che vediamo con i nostri occhi, oltre alla responsabilità da appurare sulla condizione in cui versano le due infrastrutture gestite da SAC, bisogna capire chi ha vigilato e perché nessuno si è reso conto della situazione, che oggi porta i due terzi della Sicilia a vivere giornate da incubo perché il diritto al movimento non è garantito.’