Morti sul lavoro in Italia. Primo semestre 2023 segnato dalla tragedia di 450 vittime

“Giunti a metà anno il bilancio è ancora drammatico. Nel corso dei 14 anni in cui monitoriamo quotidianamente l’emergenza, constatiamo mese dopo mese come la situazione sia grave, anzi gravissima. E a testimoniarlo, purtroppo, è il numero dei decessi in occasione di lavoro, che rimane stabile negli anni. Ciò significa che il livello di sicurezza raggiunto negli ambienti di lavoro non è sufficiente a tutelare la vita dei lavoratori”.

Questa la prima riflessione sulla più recente indagine condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, da parte del suo Presidente, l’Ingegnere Mauro Rossato.

“Numeri inquietanti che narrano le tragedie personali di chi ha perso un familiare mentre svolgeva la propria attività lavorativa. E, dopo sei mesi, ciò che ancora desta preoccupazione è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è quasi doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (14 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 7,8). Inoltre – prosegue Mauro Rossato – se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 22,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche”.

Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata, invece, tra i 35 e i 44 anni (pari a 7,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (55,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (26,4).

Per quanto riguarda gli stranieri deceduti in occasione di lavoro, sono 60 su 346. E il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri, infatti, registrano 25,3 morti ogni milione di occupati, contro i 13,8 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO A GIUGNO 2023

MORTI. Sono 450 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 346 in occasione di lavoro (+1,2% rispetto a giugno 2022) e 104 in itinere. Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Lazio (33), Veneto (32), Campania (29), Piemonte (27), Emilia Romagna (26), Sicilia (22), Puglia (19), Toscana (14), Abruzzo (13), Friuli Venezia Giulia e Umbria (11), Trentino Alto Adige (10), Marche e Calabria (9), Liguria (8), Sardegna (6), Basilicata (2) e Valle d’Aosta (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).

Nei primi sei mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 50. Ed è seguito dalle Costruzioni (39), dalle Attività Manifatturiere (37) e dal Commercio (27).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (127 su un totale di 346).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a giugno 2023 sono 23, mentre 11 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 60, mentre sono 19 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il lunedì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sei mesi dell’anno (19,9%).

INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 22,4% rispetto a fine giugno 2022. Erano, infatti, 382.288 a giugno 2022. Nel 2023 sono scese a 296.665. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno le denunce erano 52.563, mentre a fine giugno 2023 sono diventate 14.150 (-73,1%). Altra conferma, questa, della ‘quasi’ totale ‘estinzione’ degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.

Anche dopo i primi sei mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (35.503). Seguono: Costruzioni (15.453), Trasporto e Magazzinaggio (14.900), Commercio (14.434) e Sanità (14.150).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a giugno 2023 sono state 106.305, quelle dei colleghi uomini 190.360.