Minori migranti: Save the Children, un minore su due che ha perso la vita lungo rotte migratorie nel 2025 è morto per annegamento

L’annegamento è stata la principale causa di morte per i minori lungo le rotte migratorie nel 2025, rappresentando la metà di tutti i decessi, mentre l’inasprimento dei controlli di frontiera continua a spingere tanti bambini, bambine e adolescenti verso viaggi pericolosi. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, alla vigilia della Giornata Internazionale dei Migranti, che si celebra il 18 dicembre.

L’anno in corso è stato il più letale mai registrato, con quasi 9.000 persone morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. Dall’inizio del 2025 almeno 278 minori sono morti lungo le rotte migratorie, di cui 136 in mare dopo essere fuggiti da conflitti, fame e crisi climatiche[1]. Tuttavia, il numero reale di vittime tra i minori migranti è probabilmente molto più alto a causa della mancanza di dati disaggregati, contando solo coloro che sono stati trovati e identificati.

Ancora una volta il Mediterraneo Centrale si è confermato la rotta più letale, seguito dalla rotta marittima atlantica e dal Mediterraneo orientale.

Dal 2016 il Mar Mediterraneo, in particolare la traversata dal Nord Africa all’Europa, è la rotta migratoria più mortale al mondo per i più piccoli[2].

Le crescenti misure di deterrenza sostenute dall’UE e dai suoi Stati membri nei Paesi terzi rischiano di spingere migliaia di minori verso rotte migratorie sempre più invisibili e pericolose, esponendoli a rischi estremi come la morte, ma anche alla tratta, allo sfruttamento, alla detenzione e all’erronea identificazione come adulti.

È quanto emerso dal nuovo rapporto di Save the Children “Traversing Danger”[3], che documenta le gravi violazioni dei diritti subite dai minori lungo le principali rotte migratorie verso l’Unione europea.

 

Abusi sistematici e impatti devastanti sulla salute mentale

Secondo il rapporto, tutti i minori intervistati hanno raccontato di aver subito forme di violazione dei loro diritti, fra cui estorsioni, violenze o abusi, incluso lo sfruttamento sessuale, in ogni fase del viaggio: dalla fuga da conflitti e povertà in Sudan, alla violenza e sfruttamento durante il viaggio, fino ai respingimenti e alla detenzione alle frontiere europee. Queste esperienze hanno conseguenze profonde per il loro benessere psicologico, fra cui sintomi di ansia, depressione e traumi complessi, tanto che gli esperti segnalano un aumento dei casi di stress post-traumatico e l’isolamento sociale fra i minori coinvolti nei fenomeni migratori.

 

Tagli ai programmi di protezione: un vuoto che espone i minori

Il rapporto di Save the Children denuncia che i recenti tagli a livello globale alle risorse dedicate alla protezione dei minori migranti rischiano di compromettere la capacità di identificare e assistere i minori vulnerabili in frontiera.

 

Rotte ad alto rischio

La rotta migratoria dalla Libia alla Grecia è una delle più significative per quanto riguarda il volume degli arrivi nel Paese, con ben il 42% degli arrivi via mare verso Creta che segna un aumento del 350% rispetto al 2024. I principali Paesi di provenienza sono Egitto (47%), Sudan (27%), Bangladesh (19%), ma anche Eritrea, Sud Sudan e Yemen[4]. I minori rappresentano più di un quinto degli arrivi e il 30% di loro ha intrapreso viaggio da solo o è stato separato dalla famiglia[5]. Tutti i minori intervistati per la ricerca[6] hanno subito abusi, violenza, estorsione o sfruttamento sessuale in Libia: molti di loro sono stati detenuti per mesi in container, mentre alcuni sono stati costretti a guidare le imbarcazioni durante la traversata sotto minaccia, rischiando poi di essere arrestati all’arrivo in Grecia con l’accusa di traffico di esseri umani.

Inoltre, dall’inizio del conflitto in Sudan (aprile 2023) sono arrivate in Egitto 1,5 milioni di persone. Di questi, fino a settembre 2025, il 73,6% erano donne e bambini[7]. Dall’Egitto, i minori hanno proseguito per la Libia o si sono imbarcati direttamente per la Grecia.  Dei 50 minori sudanesi intervistati[8]  più della metà ha perso i familiari e 20 si sono separati dai genitori durante il viaggio, mentre 35 hanno dovuto ricorrere ai trafficanti per attraversare il confine. Le conseguenze psicologiche, aggravate da episodi di violenza, anche di genere, restano in gran parte non affrontate per la carenza di servizi di salute mentale.

La rotta balcanica è un altro snodo centrale per la migrazione verso l’UE. I minori costituiscono il 15% del totale degli arrivi in Serbia e Bosnia Erzegovina, il 9,5% di loro è costituito da minori non accompagnati o separati[9].  Dei 10 minori non accompagnati intervistati, 5 non hanno avuto accesso a cibo o acqua sufficienti durante il viaggio, e solo uno ha potuto vedere un medico quando ne aveva bisogno. Tra agosto 2024 e settembre 2025, Save the Children ha registrato 258 minori vittime di respingimenti dalla Croazia. L’aumento della dipendenza dai trafficanti per superare le frontiere ha spinto le persone in viaggio, compresi i tanti minori, nell’ombra, con gravi rischi di rapimenti, estorsioni e sfruttamento.

 

Un appello all’UE: protezione prima del controllo

A giugno 2025, Save the Children ha pubblicato un rapporto[10] in cui segnalava che il Patto UE sulla Migrazione e l’Asilo – una riforma che prometteva di bilanciare una maggiore sicurezza delle frontiere con una maggiore protezione per i migranti – rischia di non tutelare i minori in viaggio verso l’Europa, in particolare se non accompagnati. Il rapporto ha rilevato che alcuni Stati europei stanno adottando o ampliando misure restrittive come la detenzione dei minori e la riduzione dell’accesso all’asilo, preferendo la sicurezza delle frontiere, spesso giustificata con ragioni di sicurezza nazionale.

Save the Children chiede all’Unione Europea e agli Stati membri di porre fine alle politiche che privilegiano il controllo delle frontiere a scapito della protezione dei minori. L’Organizzazione sottolinea l’urgenza di garantire percorsi sicuri e regolari per i bambini e gli adolescenti in fuga, di vincolare i finanziamenti ai Paesi terzi per la gestione del fenomeno migratorio al rispetto di standard di tutela dell’infanzia e di investire in servizi di salute mentale e protezione lungo tutte le rotte migratorie.

Save the Children esprime forte preoccupazione per l’accordo raggiunto l’8 dicembre dai Ministri degli Interni dell’UE su Paesi Terzi Sicuri, Paesi di Origine Sicuri e Regolamento Rimpatri. Procedure accelerate e criteri standardizzati rischiano di negare ai minori – anche non accompagnati – il diritto a una valutazione individuale e al rispetto del loro superiore interesse, aprendo la strada a respingimenti illegali e alla violazione dei diritti fondamentali.

Sul Regolamento Rimpatri, per l’Organizzazione l’approccio del Consiglio indebolisce le garanzie, consentendo trasferimenti in “hub di rimpatrio” e riducendo tutele essenziali come assistenza legale e informazione. Ogni rimpatrio deve essere volontario, conforme al superiore interesse del minore e mai prevedere detenzione, con valutazioni multidisciplinari e il coinvolgimento delle autorità di protezione. È indispensabile rispettare il principio di non-refoulement e garantire procedure basate su dignità e protezione.

In vista dell’attuazione del Patto europeo su Migrazione e Asilo, Save the Children chiede di vietare la detenzione dei minori, soli o con le famiglie, e di assicurare un sistema di accoglienza dignitoso e adeguato, con centri dedicati ai minori stranieri non accompagnati, la garanzia di una corretta valutazione dell’età attraverso metodi multidisciplinari e il rafforzamento del ruolo di tutori e tutrici.

 

Qui si può trovare il rapporto Traversing Danger in inglese: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/traversing-danger