Milano-Catania, linea di luce: la lezione di Giovanna Latis

CATANIA – Arte, design e luce come materie prime di un’architettura che rifiuta recinti disciplinari. È il cuore della Lectio Magistralis tenuta dall’architetta Giovanna Latis presso la sede dell’Ordine degli Architetti PPC di Catania, un incontro che ha messo al centro il progetto come atto culturale capace di integrare competenze, sensibilità e linguaggi diversi. «Il nostro studio non tende a una singola specializzazione – ha spiegato Latis – non lavoriamo in modo seriale a progetti d’ufficio: attingiamo dall’architettura, dal design, dall’arte ed alla luce, che considero una componente fondamentale nella definizione degli spazi. È un modus operandi più ampio e accogliente, capace di rispondere alle istanze specifiche di ogni tema». Un approccio maturato a partire dalle origini professionali dell’architetta – ricordate durante l’incontro – e culminato nella nascita dello studio Gio Latis, dove il progetto viene inteso come dialogo tra funzioni, atmosfere e tecnica.

A fare gli onori di casa, il presidente dell’Ordine Alessandro Amaro, che ha sottolineato il valore di portare a Catania esperienze e metodi capaci di allargare l’orizzonte del fare architettura: «Il nostro territorio ha sete di progettualità e creatività. È stato stimolante ascoltare i progetti e le attività di Latis: occasioni come questa alimentano il confronto e danno strumenti nuovi ai professionisti».

Sulla stessa linea la presidente della Fondazione dell’Ordine Melania Guarnera, che ha rimarcato la funzione “ponte” della Lectio: «Vedere esempi in contesti diversi dal nostro aiuta a riconsiderare abitudini e processi. L’approccio interdisciplinare proposto da Latis mostra come si possano esprimere architetture differenti, più aderenti alle esigenze contemporanee». A introdurre i lavori, la consigliera dell’Ordine e della Fondazione Melania Salpietro, che ha posto l’accento su un tema-chiave dell’intervento: «La luce come strumento progettuale. La sensibilità compositiva di Latis è stata il filo rosso della lezione: una riflessione preziosa per chi, nel nostro contesto, intende esplorare nuove modalità di definizione dello spazio».

Nel corso dell’incontro, Latis ha alternato riferimenti a esperienze di allestimento, interni, spazi pubblici e corporate, mostrando come l’innesto di arte e design – insieme alla progettazione luminotecnica – generi ambienti narrativi capaci di fondere funzionalità e atmosfera. Non solo estetica: l’architetta ha insistito sulla necessità di coniugare processi e visione, innovazione dei materiali e cura del dettaglio, ascolto dei luoghi e partecipazione degli attori coinvolti. Ne emerge una architettura “porosa”, che dialoga con le altre discipline e con la città: un invito a superare l’idea di progetto come mera soluzione tecnica, per abbracciare relazioni, identità e luce quali dispositivi di senso. L’Ordine etneo, con questa seconda Lectio, prosegue così un percorso di formazione e confronto orientato a rafforzare la cultura del progetto nel territorio: dalla bottega alla città, con lo sguardo rivolto a nuovi alfabeti del costruire.