Medico aggredito a Paola: Costituzione di parte civile del Garante della Salute

“Nell’esprimere la mia vicinanza e solidarietà al medico vittima di aggressione all’Ospedale “San Francesco” di Paola, comunico di aver dato mandato all’Avvocato Stefania Valente, legale dell’Ufficio del Garante della Salute, che ringrazio per il prezioso supporto, di avviare tutte le iniziative necessarie per la costituzione di parte civile del Garante della Salute in tutti i procedimenti penali per aggressioni ai danni del personale sanitario.” E’ quanto annunciato questa mattina dalla Garante Regionale della Salute, Anna Maria Stanganelli.

 

Il Garante della Salute della Regione Calabria, a seguito dei gravi episodi di violenza commessi ai danni di professionisti sanitari soprattutto nei Pronto soccorso e nelle postazioni di continuità assistenziale, ovvero là dove i servizi sono particolarmente caratterizzati da una gestione di situazioni di emergenza e da prestazioni di elevata complessità, esprime profonda preoccupazione per vicende che, nel tradursi in aggressioni fisiche, verbali o di comportamento, minano la sicurezza nella sanità rendendo più vulnerabile l’ambiente di lavoro. I casi di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Locri e più recentemente Paola, testimoniano l’esistenza di un fenomeno culturale che affonda le sue radici anche nei problemi di deficit organizzativo per carenza di personale e richiede risposte decise e incisive che scaturiscano non solo da una nuova collaborazione tra management, operatori sanitari e cittadini ma anche e soprattutto da un lavoro sinergico da parte delle Istituzioni. La violenza e le molestie quali rischi psicosociali emergenti in materia di sicurezza e salute, soprattutto nel settore sanitario, oltre a deteriorare le condizioni di lavoro compromettono irreversibilmente la qualità della sicurezza delle cure poiché gli atti di violenza producono conseguenze non solo sulla salute dei lavoratori quali depressione, rabbia, irritabilità, perdita di fiducia in sé stessi, stress lavoro correlato, burnout ma determinano ricadute negative anche sull’ operatività e sull’organizzazione dei presidi sanitari nel loro complesso, riducendo l’efficienza della struttura e la qualità del servizio: abbandono del lavoro, richiesta di trasferimento presso settori non di medicina d’emergenza, riduzione per intensità e durata della relazione con i pazienti, assenteismo, aumento del turnover. Tutti aspetti che si riverberano negativamente sull’intera comunità, esposta al rischio di ricevere servizi peggiori e con costi più elevati, minando così il diritto fondamentale dei cittadini alla salute e la garanzia che agli utenti vengano garantiti i servizi e le prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza, nel rispetto della ripartizione delle competenze tra lo Stato e la Regione.
Ecco perché il Garante, nello stigmatizzare con forza questi episodi di violenza e nell’esprimere solidarietà e vicinanza alle vittime, intende offrire un segnale forte nella direzione della deterrenza e repressione del fenomeno. Di tal ché, nel rispetto dell’alto compito per il quale è stato eletto, consacrato nella L. R. 10 luglio 2008, n. 22, richiamato nel Regolamento di Funzionamento dell’Ufficio, ovvero la vigilanza “sul rispetto della personalità e della dignità del cittadino in rapporto alla fruizione dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria”, e la verifica della “piena attuazione nel territorio regionale dei diritti di tutte le persone in materia di assistenza sanitaria e socio-sanitaria”, attraverso la “tutela della funzionalità e efficacia nell’erogazione delle prestazioni, le condizioni materiali e organizzative delle strutture e dei presidi socio-sanitari”, determinando la condotta penalmente illecita la lesione del suo interesse prevalente a che i cittadini fruiscano di un’organizzazione sanitaria efficiente e di qualità, posto che, nel caso concreto, gli atti di violenza perpetrati ai danni degli operatori sanitari e/o delle strutture all’interno delle quali gli stessi operano, inevitabilmente, nell’immediato, paralizzano la prestazione assistenziale, rendendo meno tempestiva ed efficiente la risposta ai bisogni di cura degli altri utenti, esprime la propria intenzione di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti penali per aggressioni ai danni del personale sanitario.
Il Garante auspica, inoltre, che si potenzino il personale di sicurezza e la formazione degli operatori sulla gestione dei pazienti violenti e, soprattutto, che in chiave di prevenzione vengano definite strategie di comunicazione e condotte campagne informative e di sensibilizzazione pubbliche sul fenomeno, anche in relazione alla violenza verso quegli operatori sanitari che operano nel campo delle cure domiciliari, considerando che l’assistenza domiciliare costituisce la modalità assistenziale maggiormente in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. In tale contesto l’istituzione dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie, ad opera della L. 14 agosto 2020, n. 113, insediatosi l’11 marzo 2022, in occasione della prima “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, istituita per il 12 marzo di ogni anno, al fine di sensibilizzare la cittadinanza a una cultura che condanni ogni forma di violenza, costituisce un valido strumento ai fini del monitoraggio, studio e promozione di iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti, in un’ottica di promozione della salute dei lavoratori e di crescita virtuosa di una cultura condivisa sul fenomeno da parte dei diversi portatori di interessi.