MALATTIA RENALE CRONICA: TERAPIA NUTRIZIONALE POSSIBILI RISPARMI PER 33 MILIONI DI EURO IN DUE ANNI

Un abisso economico e sanitario che fa tremare i conti della sanità pubblica: ogni paziente in dialisi costa al Sistema Sanitario Nazionale 50.000 euro all’anno, mentre un protocollo nutrizionale a basso contenuto proteico con supplementi a base di chetoanaloghi – capace di ritardare significativamente la progressione della malattia renale cronica e posticipare l’ingresso in dialisi anche di diversi anni – costa appena 1.200 euro annui.

Attualmente i 50.000 pazienti dializzati in Italia, (che corrispondono allo 0,1% della popolazione), assorbono circa 2,5 miliardi di euro l’anno, pari al 2% delle risorse dell’intero Sistema Sanitario Nazionale. Eppure, una soluzione esiste ed è sia alla portata dei sanitari che efficace per i pazienti.

È quanto fotografato dalla nuova indagine condotta dall’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto (ANED), e realizzata con il contributo non condizionante di Fresenius Kabi, appena pubblicata sul Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi [1]. L’indagine di ANED è stata svolta su 180 pazienti, la maggior parte dei quali in trattamento emodialitico, ma vi erano pazienti in dialisi peritoneale, in terapia conservativa e con trapianto renale.

Uno studio di Mennini[2] aveva già valutato la costo-efficacia della dieta a bassissimo contenuto proteico supplementata con chetoanaloghi, paragonandola con una a contenuto proteico basso/moderato. Se la dieta più restrittiva in termini proteici fosse adottata da un ulteriore 40% dei pazienti, si potrebbero risparmiare 33 milioni di euro in due anni, che diventerebbero 210 milioni di euro già alla fine dei primi 5 anni e 420 milioni a 10 anni.

“Con una spesa 40 volte inferiore si potrebbe non solo migliorare drasticamente la qualità di vita di migliaia di pazienti, ma anche generare risparmi milionari per le casse pubbliche. Eppure, la nostra indagine rivela che oltre l’80% dei pazienti con malattia renale cronica non è mai stato informato delle potenzialità della terapia nutrizionale conservativa, perdendo anni preziosi di vita normale prima dell’inevitabile approdo alla dialisi. Non si tratta solo di numeri, ma di vite umane che potrebbero essere vissute diversamente”, dichiara il Dottor Antonio Santoro, Direttore del Comitato Scientifico ANED. “Ogni anno di dialisi evitato significa libertà, viaggi, lavoro, famiglia. Significa dignità.”

Alla domanda se nel corso della loro storia di malattia era stata loro proposta una terapia nutrizionale, il 73% ha risposto in maniera affermativa. Quindi un ottimo risultato in termini di efficienza da parte dei Centri prescrittori.

Alla domanda se nel Centro esistesse un ambulatorio dedicato alla fase precedente alla dialisi il 41,2% ha dato una risposta affermativa, dichiarando che i pazienti vengono seguiti attentamente nelle fasi avanzate della loro malattia.

Un altro quesito ha riguardato il tipo di terapia nutrizionale consigliato. Come si può vedere, nel 50% dei casi è stata consigliata una dieta ipoproteica con alimenti specifici. Solo nel 6% dei casi è consigliata una dieta fortemente ipoproteica con alimenti tipo chetoanaloghi, però nel 5,3% dei casi viene solo consigliato un ridotto apporto di sale. Nel 6% si consiglia di ridurre sino a 0,8 g/per chilo di peso corporeo le proteine nella dieta. Purtroppo, però, il 29,3% dei pazienti risponde di non sapere cosa gli è stato consigliato e quindi si desume che il paziente non sia stato sufficientemente coinvolto su questo argomento.

Vantaggi clinici ed economici – “È uno di quei casi in cui il vantaggio clinico si traduce anche in un vantaggio economico”, sottolinea il Prof Ciro Esposito, Specialista in Nefrologia presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia, “Trattare anche solo 100 pazienti con un regime proteico restrittivo e supplementazione permetterebbe di risparmiare tra 1 e 3,5 milioni di euro e ritardare l’ingresso in terapia dialitica in totale sicurezza”.

La portata del problema – La malattia renale cronica interessa circa il 6% della popolazione italiana, mentre sono circa 50.000 le persone attualmente in dialisi. La terapia nutrizionale è parte di un percorso di cura e follow-up che deve essere monitorato da dietisti e dal nefrologo almeno tre o quattro volte l’anno per valutarne l’efficacia e l’aderenza terapeutica.

Benefici sulla mortalità – Di non secondaria importanza è anche l’impatto sulla mortalità: nelle persone che seguivano il regime dietetico più restrittivo era significativamente più basso rispetto alle persone in dialisi, con un evidente vantaggio nei pazienti più giovani.

ANED – Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto – APS è un’associazione senza scopo di lucro di pazienti, familiari e professionisti sanitari che, dal 1972, sotto la guida di Franca Pellini, si sono uniti nel combattere per una vita migliore per tutte le persone che soffrono di malattie renali.

In particolare, ANED difende e tutela i diritti civili e sociali dei nefropatici cronici, dei dializzati e dei trapiantati di tutti gli organi e tessuti, proponendosi nell’unico intento di tutelare e garantire i pari diritti e dignità dei suddetti soggetti.

Per attuare concretamente i suoi scopi sociali, l’Associazione effettua tutte le azioni possibili per garantire l’universalità dell’accesso alle cure e la qualità delle stesse per tutti i pazienti nefropatici e/o trapiantati.