L’Antitrust sanziona per un totale di 936 milioni sei note società petrolifere per cartello dei biocarburanti. Confconsumatori valuterà le azioni a tutela del consumatore finale

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiuso l’istruttoria nei confronti di Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil, le più importanti società petrolifere che operano sul territorio italiano per avere posto in essere un cartello sui prezzi dei biocarburanti. 

LA SANZIONE – L’Autorità ha accertato e sanzionato la sussistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione per tutte le parti segnalate, fatta eccezione per Iplom e Repsol, sanzionando le società per un totale complessivo di 936.659.087 euro. In dettaglio ha comminato multe a Eni per 336.214.660 euro, Esso per 129.363.561 euro, Ip per 163.669.804 euro, Q8 per 172.592.363 euro, Saras per 43.788.944 euro e Tamoil per 91.029.755 euro.

L’IMPATTO PER IL CONSUMATORE FINALE – I biocarburanti sono carburanti liquidi che non provengono dal petrolio ma da fonti vegetali, biomasse o olii di riciclo. Dal 2006 vige nel nostro ordinamento l’obbligo, per i soggetti che immettono in consumo benzina e gasolio prodotti a partire da fonti primarie non rinnovabili e destinati a essere impiegati per autotrazione, di immettere in consumo nel territorio nazionale una quota minima di biocarburanti. Nel corso degli anni, gli obblighi di immissione di biocarburanti per i produttori di carburanti per autotrazione hanno subito varie modifiche e sono stati, da ultimo, regolati dal Dm Ambiente e sicurezza energetica del 16 marzo 2023, n. 107. Il valore attribuito dalle compagnie alla componente bio si riflette sul prezzo finale del carburante per autotrazione. In questo senso, la componente bio, che tecnicamente dovrebbe riflettere un costo sostenuto dalle società, rappresenta altresì una componente del prezzo finale del carburante. Tale componente è risultata cruciale, nelle politiche di prezzo delle società petrolifere coinvolte, con i loro clienti grossisti, poiché è stata sempre utilizzata dalle parti per giustificare gli aumenti dei prezzi del carburante avvenuti negli ultimi anni.

Il cartello ha avuto inizio l’1 gennaio 2020 e si è protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato così, secondo i dati forniti dall’Agcm, da circa 20 euro/mc del 2019 a circa 60 euro/mc del 2023.

Secondo l’Antitrust, poi, le compagnie hanno attuato contestuali aumenti di prezzo determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate. Il cartello è stato facilitato dalla comunicazione del valore tempestivo della componente bio in numerosi articoli pubblicati su “Staffetta Quotidiana”, notorio quotidiano di settore, grazie anche alle informazioni inviate – per come esposto dall’Agcm – direttamente da Eni allo stesso giornale. Difatti, l’Autorità ha analizzato i numeri della Staffetta dal 2019 al 2023 e individuato ben 16 articoli che fanno riferimento al prezzo determinato da Eni e delle altre compagnie petrolifere coinvolte. L’accordo sul valore della componente bio ha garantito un’agevole attuazione del cartello grazie alla possibilità di verificarne l’adesione. Le compagnie sanzionate hanno, infatti, tenuto conto delle informazioni e scientemente le hanno utilizzate per definire la propria “tariffa bio” nei rapporti con i clienti, avvantaggiandosi della artificiosa trasparenza per riversare totalmente a valle gli aumenti dei costi. In buona sostanza, secondo l’Agcm, le compagnie implicate hanno aderito ad un disegno collusivo chiaro, favorendo la stabilità del cartello che non si sarebbe altrimenti potuto attuare in modo così efficace.

LA TUTELA – «Un elemento abbastanza indicativo prima sostanziale che formale della condotta poco trasparente – dichiara Carmelo Calì, vicepresidente di Confconsumatori – è la circostanza che in data 19 ottobre 2023 le società petrolifere coinvolte hanno presentato, nell’ambito del procedimento avviato da Agcm, impegni ex art. 14-ter della legge 287/1990 (ovvero impegni volti ad eliminare la condotta anticoncorrenziale); l’Autorità, con successivo provvedimento del 21 novembre 2023, ha ritenuto di dovere rigettare gli impegni proposti dalle compagnie in ragione della sussistenza di un interesse a procedere all’accertamento dell’eventuale infrazione, data la natura delle gravi condotte contestate”».

«L’Associazione – dichiara Carmen Agnello, consigliere delegato del settore Energia di Confconsumatori – esaminerà le condotte sanzionate da Agcm al fine di rilevare l’effettiva incidenza, rispetto alla sfera del consumatore finale, dell’imposizione di prezzi similari nella sezione di mercato coinvolta. Confconsumatori valuterà tutte le necessarie azioni a tutela dei diritti dei consumatori eventualmente lesi, nell’assoluta consapevolezza che risulta fondamentale garantire un mercato chiaro e trasparente in cui le aziende offrano prodotti e servizi simili, al fine di consentire al consumatore di scegliere tra più opzioni disponibili, individuando ciò che meglio soddisfa le sue esigenze. Su tale aspetto Confconsumatori manterrà sempre alta l’attenzione consapevole del ruolo che esercita in Italia a garanzia dei consumatori».