LA POLIZIA PENITENZIARIA VITTIMA DELLA “POLITICA DEI DIRETTORI”

Sono già state spese e investite di pregio parole riferite a quanto accaduto lo scorso aprile nell’Istituto Penitenziario di Reggio Emilia e, recentemente, saltato agli onori (ops…oneri, purtroppo) della cronaca. – A dichiararlo è Mimmo Nicotra Presidente della Confederazione Sindacati Penitenziari (CON.SI.PE.) –

Potrebbe sembrare ridondante ma si ritiene opportuno condividere lo sdegno di quanto perpetrato ai danni di un ristretto, vittima di personaggi che nulla hanno a che fare con la dignità e la professionalità del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Ciò che, però, preme porre in luce in questa missiva è la strumentalizzazione che tale vicenda ha ritenuto porre in essere un ex appartenente all’Amministrazione Penitenziaria, un ex Dirigente Generale, oggi, per voci di corridoio, consulente per l’Amministrazione stessa, dal quale, sinceramente, non ci si aspettava che un educato e rispettoso riguardo per TUTTI gli appartenenti al sistema penitenziario, se pur solo in memoria di un senso di gratitudine (che dovrebbe non abbandonarlo) per la propria brillante carriera.
Continua Nicotra – il Dott. Sbriglia ha forse dimenticato che la Polizia Penitenziaria ha svolto ai suoi tempi e svolge tuttora compiti istituzionali che, in un contesto di EQUILIBRIO e non di SERVILISMO, garantisce anche il raggiungimento degli obiettivi quasi “personalizzanti e personalizzati” dei Funzionari del Comparto Funzioni Centrali e che, nel tempo, ha avuto il grande pregio di volersi identificare e farsi identificare quale Corpo di Polizia dello Stato?
Verrebbe quasi spontaneo, per mero e sterile campanilismo, scadere nel tranello teso dal Dott. Sbriglia che vorrebbe rianimare e foraggiare una lotta intestina all’Amministrazione che parrebbe porsi quale fine una esasperazione della dicotomia Comparto Sicurezza/Comparto Funzioni Centrali strumentale a non si sa quale personale sadica soddisfazione…
No! Non faremo questo errore!
Perché, al contrario di quanto farraginosamente esplicato dal Dottore sopra citato, la vera speranza di TUTTI gli operatori della macchina penitenziaria, Funzionari, Dirigenti, dell’uno e dell’altro Comparto, è di raggiungere una amministrazione del sistema penitenziario equilibrato e sensatamente egualitario in termini di ruoli, competenze e incarichi, sarebbe quello di riconoscere che un sano parallelismo, che non ingeneri ingerenze e interferenze, tra amministrazione nel senso più puro della definizione e sicurezza si traduca in un dialogo funzionale prodromico ad una esecuzione detentiva e penale quanto più aderente ai mandati costituzionalmente garantiti.
Per tutti questi motivi, rivolgendoci al Dott. Sbriglia come se ci leggesse, si goda il Suo status di quiescente osservatore esterno con più serenità e obiettività, conforti, se lo riterrà proprio necessario, il pensiero di quanto si stia realizzando, con commenti e disamine scevre da personali livori e semmai con l’intento di proporre punti di vista utili, non di certo intrisi di sdegno ed eticamente poco edificanti vista la Sua pregressa funzione istituzionale.
All’Amministrazione Penitenziaria si rivolge invito di monitorare interventi di tale rilevanza come per qualsiasi commento censurabile espresso da ogni appartenente all’amministrazione stessa, ritenendo di intervenire, se opportuno, con modalità appropriate a una Istituzione che ha l’Obbligo di difendere l’onore ed il rispetto dei propri appartenenti, ancor più se Pubblici Ufficiali.