
I dati diffusi oggi dall’Istat sui prezzi al consumo di settembre confermano un quadro di sostanziale stabilità: il tasso d’inflazione si mantiene su livelli contenuti, ben al di sotto degli obiettivi statutari della Bce. Si colgono inoltre i primi segnali di raffreddamento dei prezzi alimentari, che avevano inciso in modo significativo sulle famiglie nella prima parte dell’anno. Si tratta di dinamiche positive che, se consolidate, potrebbero contribuire a rafforzare la fiducia dei consumatori e ad allentare la pressione sui bilanci domestici.
Così Confesercenti.
Accanto ai segnali positivi, desta però preoccupazione la risalita dell’energia: gli energetici regolamentati accelerano al +14,0% tendenziale, mentre gli energetici non regolamentati riducono il calo a -5,2% (da -6,3%).
Un trend che allarma visto che, nonostante i rallentamenti dello scorso anno, i prezzi dei beni energetici, nel loro insieme, sono ancora superiori per il 40% al livello pre-crisi 2021 (l’indice era 99,2 a gennaio 2021 ora è 143,3). Non a caso l’Istat ha rivisto anche il peso di questa tipologia di prodotto sul paniere di spesa dei consumatori: dall’8,4% del 2021 all’11% odierno.
Si segnala, inoltre. l’accelerazione dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto al +2,7% (da +2,3%), una dinamica più ‘percepita’ dai consumatori e particolarmente gravosa per i redditi più bassi. A titolo di confronto, il tasso sui beni ad alta frequenza è quasi tre volte quello dei beni a media frequenza (+1,0%) e quasi sette volte quello dei beni a bassa frequenza (+0,4%).
Per queste ragioni, pur in un quadro complessivamente positivo, resta imprescindibile la necessità di un sostegno ai consumi. La riforma fiscale in arrivo deve liberare risorse attraverso un taglio delle imposte in busta paga che sia percepibile dai cittadini. Solo così sarà possibile restituire potere d’acquisto alle famiglie, condizione necessaria per accompagnare i segnali positivi e mitigare gli effetti della risalita energetica sulle famiglie e sulle imprese.