
L’approccio basato sulla terapia nutrizionale offre vantaggi alle persone affette da malattia renale cronica: un’indagine ANED, condotta su 180 pazienti lombardi, ha analizzato la disponibilità dell’approccio nutrizionale nei centri di nefrologia. L’indagine è stata realizzata con il contributo non condizionante di Fresenius Kabi.
ANED (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto APS) ha somministrato un questionario a 180 pazienti di quattro centri nefrologici della Lombardia per indagare l’applicazione della terapia nutrizionale nel percorso di cura. Le risposte hanno mostrato che il 73% delle persone con MRC riceve prescrizioni nutrizionali nel corso della storia di malattia e nel 40%[1] tali raccomandazioni sono state considerate superiori o paritarie rispetto alle terapie farmacologiche. Il 70% dei pazienti ha seguito prescrizioni nutrizionali per più di un anno e il 40% tra due e tre anni.
Il 40% dei pazienti considera le raccomandazioni alimentari efficaci quanto i farmaci, aprendo nuovi scenari nella gestione di una patologia che colpisce il 10% della popolazione. Una corretta terapia nutrizionale rappresenta un’ancora di salvezza, permettendo alle persone con malattia renale cronica di guadagnare tempo prezioso e qualità di vita prima del ricorso alle cure sostitutive.
“In Italia la Malattia Renale Cronica (MRC) interessa circa tra il 6 e il 10% della popolazione generale e avvia le persone ad un destino di malattie cardiovascolari, danno d’organo e nei casi più gravi alla dialisi e al trapianto di rene ” ricorda il Dottor Antonio Santoro, Direttore del Comitato Scientifico ANED, “Si tratta di 2,2 milioni di soggetti stimati con CKD, di cui 1.3 milioni di soggetti negli stadi precoci (I e II) e 860mila negli stadi III-IV”.
Con riferimento al referente del percorso nutrizionale, l’indagine ha rivelato che solo nel 30% dei casi si segue il percorso corretto, in cui il nefrologo e il dietista renale lavorano in sinergia. Mentre rispetto al tipo di terapia nutrizionale consigliata, al 50% delle persone interpellate è stata consigliata una dieta ipoproteica con alimenti specifici e solo nel 6% dei casi un regime fortemente ipoproteico supplementato con chetoanaloghi. Sorprende che quasi il 30% dei pazienti interpellati non sappia quali interventi dietetici nutrizionali abbia ricevuto, sintomo di una carenza comunicativa da parte degli operatori sanitari. Infine, manca un follow up regolare della terapia nutrizionale: solo nel 22% dei casi l’argomento viene affrontato ad ogni controllo nefrologico, mentre nei casi rimanenti si diluisce fino a scomparire nel tempo.
“Oltre ai numerosi farmaci oggi disponibili, l’insufficienza renale cronica vede nella restrizione proteica il pilastro per correggere l’accumulo di sostanze azotate nel sangue che determina la condizione uremica” sottolinea il Prof Ciro Esposito, Specialista in Nefrologia presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia, “oltre alla dieta, oggi sono disponibili supporti nutrizionali terapeutici in grado di rallentare la progressione della malattia e il ricorso alla dialisi. Un elevato e prolungato apporto di proteine ha un effetto negativo sulle patologie renali; quindi, la dieta ipoproteica (con un apporto variabile tra 0,3 e 0,7 gr/KG/die)[2] rappresenta una strategia terapeutica di prima linea”.
“Questo approccio nutrizionale non solo rallenta la progressione della malattia renale e il ricorso alla dialisi ma funziona da ‘regolatore metabolico’ con un minore carico di lavoro per i reni” spiega Santoro, che aggiunge: “la stesura del piano alimentare deve essere cucito sulla singola persona: non a caso sono stati previsti 5 modelli, alcuni dei quali prevedono la supplementazione di una miscela di aminoacidi e di chetoanaloghi, precursori degli aminoacidi stessi”. Mantenendo adeguato l’apporto di energia, questa supplementazione permette di limitare il carico proteico e favorire la sintesi muscolare in modo da limitare il rischio di malnutrizione. Ritardare l’appuntamento con la dialisi per le persone con malattia renale cronica sia avanzata che progressiva, si associa a migliori outcome, sopravvivenza e qualità della vita oltre che a significativa riduzione dei costi economici e sociali.
ANED, Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto – APS, è una associazione senza scopo di lucro di pazienti, famigliari e professionisti sanitari che, nel 1972, sotto la guida di Franca Pellini, si sono uniti nel combattere per una vita migliore per tutte le persone che soffrono di malattie renali.
ln particolare, ANED difende e tutela i diritti civili e sociali dei nefropatici cronici, dei dializzati e dei trapiantati di tutti gli organi e tessuti, proponendosi nell’unico intento di tutelare e garantire i pari diritti e dignità dei suddetti soggetti.
Per attuare concretamente i suoi scopi sociali, l’Associazione effettua tutte le azioni possibili per garantire l’universalità dell’accesso alle cure e la qualità delle stesse per tutti i pazienti nefropatici e/o trapiantati.