
Nella sentenza Commissione/Grecia del 2014 1 la Corte ha dichiarato che la Grecia era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di due direttive in materia di rifiuti 2 3. Infatti, la Grecia non aveva posto fine all’utilizzo di una discarica presente nel parco nazionale marino di Zante (Zakynthos), habitat della tartaruga marina «Caretta-Caretta», nonostante tale discarica fosse satura e il suo malfunzionamento rappresentasse un pericolo per la salute e l’ambiente.
Per quanto riguarda la presente causa, tra il 2014 e il 2023 vi è stato uno scambio di corrispondenza tra la Commissione europea e la Grecia in merito alle misure adottate da quest’ultima per riabilitare la discarica di Zante e conformarsi alla sentenza del 2014. Ritenendo che la Grecia non avesse ancora adottato le misure necessarie a tal fine, la Commissione, nel 2017, ha inviato una lettera di costituzione in mora e, nel 2024, ha proposto un nuovo ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di giustizia, il quale ha dato luogo alla sentenza odierna.
Nella sua odierna sentenza la Corte constata che la Grecia è venuta meno al suo obbligo di adottare tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza Commissione/Grecia del 2014.
Infatti, essa rileva che la Grecia, alla data di riferimento fissata nella lettera di costituzione in mora, vale a dire il 28 giugno 2017, non aveva né previsto un piano di riassetto per proseguire la gestione della discarica di Zante conformemente ai requisiti della direttiva sulle discariche di rifiuti né dismesso tale discarica. Inoltre, la discarica di Zante ha continuato a ricevere rifiuti fino alla fine del 2017.
Di conseguenza, la Corte condanna tale Stato membro a pagare alla Commissione una penalità di 12 500 euro per ogni giorno di ritardo a decorrere dalla pronuncia dell’odierna sentenza e fino alla data di esecuzione della sentenza del 2014, nonché una somma forfettaria di 5 500 000 euro. Gli importi di tali sanzioni sono motivati dalla gravità dell’infrazione. Essa comporta un rischio significativo per l’ambiente e per la salute umana. Inoltre, la Corte ha preso in considerazione il numero elevato di sentenze che hanno constatato inadempimenti dello Stato membro in questione ai suoi obblighi in materia di gestione dei rifiuti, il numero di casi in cui essa ha constatato che tale Stato membro aveva omesso di dare esecuzione alle sue sentenze in tale materia, il fatto che tale infrazione si è protratta per molto tempo dopo la pronuncia della sentenza del 2014, nonché la capacità finanziaria dello Stato membro in questione.