
Almeno 132 mila bambini sotto i cinque anni a Gaza sono a rischio di morte per malnutrizione acuta, secondo i nuovi dati che confermano la carestia nel Governatorato di Gaza e avvertono che questa potrebbe diffondersi nelle prossime settimane, ha affermato Save the Children.
La classificazione di carestia arriva quando l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC)[1] ha riferito che oltre mezzo milione di persone a Gaza, circa la metà delle quali sono bambini, stanno affrontando livelli catastrofici di fame, classificata come IPC fase 5 (“catastrofe” o “carestia”). È la prima volta che una carestia viene ufficialmente confermata in Medio Oriente.
Secondo l’ultimo rapporto, si prevede che la malnutrizione acuta continuerà a peggiorare rapidamente. Fino a giugno 2026, almeno 132 mila bambini di età inferiore ai cinque anni saranno a rischio di morte per malnutrizione acuta. Questo numero è raddoppiato rispetto alle stime dell’IPC riportate a maggio 2025.
Con l’intensificarsi dell’offensiva militare israeliana nel nord di Gaza, centinaia di migliaia di persone saranno costrette a spostarsi verso sud, anche a Deir Al-Balah e Khan Younis, dove si prevede che entro la fine di settembre si verificherà una carestia.
“Il mondo ha assistito impotente mentre i bambini hanno sofferto l’inimmaginabile per quasi due anni a Gaza, e ora abbiamo la conferma che centinaia di migliaia di loro stanno morendo lentamente di fame. Nessuno di noi dovrebbe accettare tutto questo. Tutta Gaza è sistematicamente affamata in modo intenzionale, e i bambini stanno pagando il prezzo più alto. Il mondo non è riuscito ad agire mentre i loro corpi piccoli e emaciati sono stati sopraffatti dalla fame e dalle malattie e hanno ceduto”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. “Questa carestia indotta è il risultato finale e inevitabile dell’uso della fame come arma di guerra da parte del Governo di Israele. L’assedio prolungato su cibo, medicine e carburante era destinato a portare a questa catastrofe evitabile. Non c’è leader mondiale che non sapesse che questo sarebbe successo e che non sia stato avvertito più volte. Il modesto aiuto fornito negli ultimi giorni è solo una goccia nell’oceano e dimostra che il Governo di Israele potrebbe porre fine alla carenza di cibo in qualsiasi momento e impedire che la carestia si diffonda in altre zone di Gaza. Non appena riprenderanno i flussi di aiuti, le nostre squadre potranno salvare più vite e riportare più bambini indietro dal baratro. Ma molti effetti della carestia sono irreversibili, soprattutto per i bambini. La morte e la perdita, i danni fisici e mentali, dureranno per tutta la vita e persino per generazioni. I nostri team per la salute e la nutrizione sono sovraccarichi di lavoro a causa della fame e delle malattie, pur continuando a curare centinaia di bambini malnutriti ogni mese. Nelle prime due settimane di agosto, ben oltre la metà delle donne incinte e delle neomamme visitate nelle nostre cliniche erano malnutrite, quasi sette volte di più rispetto a prima dell’inizio dell’assedio a marzo. Le madri malnutrite sono più soggette a partorire bambini più piccoli, perpetuando un ciclo di malnutrizione che può influire sulle generazioni future. I bambini palestinesi sono il futuro della loro società, e quel futuro, così come il loro, è stato irrevocabilmente compromesso. Carestia significa che non ci sono più punti di rottura né campanelli d’allarme. Il Governo di Israele deve porre immediatamente fine all’uso della fame come arma di guerra e revocare l’assedio della Striscia di Gaza, consentendo l’ingresso di aiuti, compresi generi alimentari e nutrienti, nella misura necessaria, ripristinando l’elettricità, il carburante e l’acqua. La comunità internazionale deve finalmente adottare ogni misura possibile per impedire al Governo di Israele di affamare intenzionalmente i bambini e le famiglie di Gaza”, conclude Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.