Farmaci equivalenti, in Sicilia potenziale risparmio 43,7MLN

“È di 43,7 milioni di euro la stima del potenziale risparmio annuo in Regione Sicilia se solo i pazienti cronici scegliessero di curarsi con un farmaco equivalente. Un risparmio che arriverebbe a 61,3 milioni di euro considerando la popolazione over 65”. I dati, che emergono da un’analisi condotta da I-Com Istituto per la Competitività e promossa da Sandoz SpA, sono stati presentati e discussi in occasione della tavola rotonda istituzionale dal titolo ‘Il farmaco equivalente: un ‘salvagente’ sostenibile nel mare del Sistema Sanitario’. L’evento si è svolto presso la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) su iniziativa dell’onorevole Carlo Gilistro, componente della Commissione Salute dell’ARS, e a cui hanno preso parte istituzioni, esperti di politiche sanitarie e associazioni di categoria e terzo settore.

Lo studio è parte di un più ampio progetto che, partendo dallo stato dell’arte sull’utilizzo del farmaco equivalente in Italia, ne analizza la situazione in vari territori regionali con spunti di confronto europei e internazionali. La Sicilia è la prima tappa e il report sarà presentato anche in altre Regioni, con l’obiettivo di “fornire un quadro chiaro delle opportunità offerte dai farmaci equivalenti” e “proporre alcune raccomandazioni di policy per superare le barriere ancora esistenti e favorire un uso più razionale, equo e sostenibile del farmaco”.

Negli ultimi decenni, intanto, la sostenibilità dei sistemi sanitari è divenuta una priorità crescente per i decisori pubblici, soprattutto in un contesto di invecchiamento demografico, aumento delle cronicità e costante innovazione farmacologica. “In questo scenario, i farmaci equivalenti, con un prezzo inferiore di almeno il 20% e fino al 60%-70% rispetto agli originatori, ma con stessa garanzia di efficacia, sicurezza e qualità, rappresentano una leva strategica fondamentale per garantire accesso alle cure e contenimento della spesa pubblica- ha fatto sapere Thomas Osborn, Direttore Salute I-Com- Nonostante ciò, l’Italia registra livelli di utilizzo ancora inferiori alla media europea con forti disparità territoriali: in Sicilia, l’incidenza è del 22,1%, ben al di sotto della media nazionale (29,1%)”.

Un ritardo che si traduce in un maggior peso per i bilanci pubblici e per le famiglie: nel 2024, i cittadini italiani hanno speso complessivamente oltre 1 miliardo scegliendo farmaci branded non più coperti da brevetto al posto degli equivalenti, quasi interamente rimborsati dal SSN. In Sicilia, questa spesa evitabile rappresenta il 15,6% della spesa regionale in farmacia. “Il documento evidenzia come la Sicilia costituisca un contesto particolarmente significativo per comprendere le sfide ancora aperte sull’adozione dei farmaci equivalenti- ha evidenziato l’on. Gilistro- Una situazione influenzata da diversi fattori sociali, informativi e prescrittivi, che rende fondamentale proseguire con decisione nel percorso già avviato. È il momento di accelerare verso un cambio di paradigma, per avvicinare la Regione, e l’Italia nel suo complesso, ai più avanzati standard europei, a beneficio del servizio sanitario e soprattutto dei cittadini”.

In Sicilia i malati cronici rappresentano circa il 16,4% della popolazione, ovvero circa 782.600 persone. Inoltre, quasi un over 65 su due (40,5%) assume 10 o più farmaci contemporaneamente, un fenomeno di politerapia che amplifica la vulnerabilità economica del paziente, aumentando il costo cumulativo dei trattamenti, soprattutto quando non si opta per farmaci equivalenti. In questo scenario, l’adozione degli equivalenti, secondo gli esperti, potrebbe rappresentare una “leva fondamentale per ridurre il carico economico sui cittadini. Se considerassimo il risparmio ottenibile solamente con i malati cronici- hanno detto nel corso dell’evento- si potrebbe stimare un risparmio di circa 43,7 milioni di euro, migliorare l’aderenza terapeutica e contribuire a una maggiore appropriatezza prescrittiva, limitando l’uso improprio o sovrapposto di principi attivi”.

A intervenire anche Francesca Romana Ramundo, Country Head e Amministratore Delegato di Sandoz Continueremo a lavorare insieme a tutti gli attori del sistema (pazienti, medici, farmacisti e istituzioni) e a sensibilizzare i cittadini per perseguire quella che è da sempre la mission di Sandoz: essere pionieri nel migliorare l’accesso alle cure e garantire la sostenibilità del sistema sanitario. In un momento in cui il 92% dei farmaci considerati critici dalla Commissione Europea sono equivalenti, è evidente quanto questo segmento sia strategico per la salute pubblica. Per rispondere a questa esigenza, Sandoz ha deciso di potenziare progressivamente il proprio network produttivo europeo, con attenzione particolare al segmento degli antibiotici, area nella quale interveniamo con l’unica grande rete di produzione integrata di penicillina in Europa. È questo un esempio di come intendiamo supportare la continuità terapeutica e la resilienza dei sistemi sanitari”.

Sempre secondo gli esperti, diversi fattori di natura prescrittiva e socioeconomica contribuiscono a limitare la diffusione dei farmaci equivalenti. Le principali evidenziate dal documento sono la scarsa fiducia nei confronti dei generici, abitudini cliniche consolidate e livelli di istruzione e reddito inferiori rispetto alla media nazionale. “Paradossalmente, la minore diffusione degli equivalenti si registra proprio nelle aree economicamente più fragili, dove invece il potenziale di risparmio sarebbe maggiore”.

Per superarle, lo studio propone una serie di raccomandazioni: continuare a incentivare la prescrizione per principio attivo e la sostituibilità automatica in farmacia laddove indicata e appropriata; garantire la sostenibilità economica della filiera, evitando prezzi troppo bassi che scoraggiano a medio-lungo termine la produzione e siano causa di carenze sul mercato; promuovere campagne di informazione e formazione mirate a cittadini, medici e farmacisti; monitorare e pubblicare periodicamente i dati di utilizzo degli equivalenti per area territoriale con degli indicatori qualitativi e quantitativi puntuali; reinvestire i risparmi ottenuti dove possibile in servizi sanitari di prossimità e accesso alle cure.