Donne nella logistica: perché dovrebbero essere di più (e i tempi sono propizi)

I dati ufficiali – per l’Italia li produce Istat – dicono che le donne che lavorano nel settore dei trasporti e della logistica sono solo il 22%: 222mila addette contro quasi 800mila uomini. La media europea è del tutto in linea (21,8%): segnale che il limite culturale travalica i confini nazionali. L’idea che i lavori della logistica siano prettamente maschili è dominante e lo dimostra il fatto che se si concentra lo sguardo sulle professioni operative (manutenzione e guida) le percentuali scendono sensibilmente. Ad esempio, in Italia nell’autotrasporto le quote rosa rappresentano il 2,1% (per un totale di 14 mila donne). Ma anche in questo caso l’Europa non si distanzia molto e Francia e Germania, per esempio, presentano quote simili.

 

Un altro dato lo aggiunge WeForum segnalando che spesso le donne sono impiegate in mansioni a basso reddito.

Qualcosa però sta cambiando: ad esempio, per colmare questa disparità, di recente la Banca Mondiale ha finanziato progetti per creare occasioni per le donne di entrare nel settore. E secondo un’analisi della società di ricerca Loriga&Associati, il numero di donne, anche in ruoli di grande responsabilità e in aziende multinazionali, è cresciuto di più del 30% negli ultimi cinque anni. La strada è ancora lunga, ma stiamo andando nella giusta direzione.

 

Perché la logistica può diventare un settore inclusivo

 

Se il trend è di crescita, questo dipende anche da aziende virtuose che stanno contribuendo alla costruzione di una nuova immagine per il comparto professionale e che impiegano in maniera massiva la tecnologia per rendere più accessibili e inclusive anche le funzioni operative.

 

Oggi, ad esempio, nei magazzini più smart possono lavorare agevolmente persone con ogni tipologia di forma fisica, grazie a funzioni come IoT e intelligenza artificiale. Le automatizzazioni possibili con le tecnologie, inoltre, rendono maggiormente rilevanti funzioni meno legate al lavoro manuale: la pianificazione e l’organizzazione dei trasporti, il customer service, la gestione delle pratiche doganali, le attività di promozione e vendita del servizio.

 

Nel caso di Italmondo, per esempio abbiamo lavorato per arrivare ad avere la metà dei dipendenti totali costituita da donne e in quasi tutte le funzioni (contabilità, risorse umane, legal, controllo di gestione, comunicazione & marketing, IT & digital) la quota rosa è ben oltre il 40% con picchi del 90% nella contabilità verso fornitori. Nella comunicazione & marketing le donne sono il 75%, la quota si avvicina all’83% nelle risorse umane, è di 2/3 nel legal e sfiora il 67% nell’ambito controllo di gestione.

 

Gli ostacoli all’ingresso delle donne nel mondo logistico

 

Al di là dei singoli casi virtuosi, le indagini sul settore confluiscono nel testimoniare che gli ostacoli all’ingresso e all’incremento delle figure femminili nelle diverse attività della logistica sono rappresentati soprattutto dagli stereotipi di genere. Stereotipi secondo cui le donne sono meno adatte ai lavori manuali e pesanti e non sono disponibili a lavorare su turni o a viaggiare. Stereotipi legati anche alla work-life balance, che interesserebbe più le donne che gli uomini (e in effetti le donne hanno ancora in larga parte la responsabilità della cura dei figli e della casa). Serve senza dubbio un cambiamento culturale. A favore delle donne ma anche a vantaggio del settore della logistica.

 

Perché una maggiore diversità aiuterebbe il comparto della logistica

 

Infatti, è ormai ampiamente documentato che la diversità all’interno di ogni team, in qualsiasi settore, contribuisce al successo aziendale.

Deloitte ha rilevato che le aziende diversificate generano un’entrata 2,3 volte superiore per dipendente rispetto a quella delle aziende meno diversificate. Uno studio del Credit Suisse Research Institute citato da Forbes misura che  le organizzazioni con almeno un membro femminile nel CDA hanno generato un ROI e un tasso di crescita medio migliori rispetto alle aziende con CDA di soli uomini. E Harvard Business Review osserva che le aziende che puntano sulla diversity hanno un fatturato del 19% superiore rispetto a quelle con una diversità inferiore alla media. E ancora, le aziende con più diversity attraggono i migliori talenti: è  Glassdoor a rilevarlo: il 76% delle persone in cerca di lavoro valuta la diversity un elemento attrattivo e il 32% non si candiderebbe in un’azienda che non si impegna abbastanza sotto questo aspetto.

Se tutti questi numeri non dovessero bastare, anche la nostra esperienza in Italmondo dimostra che non è solo una questione di political correctness: la nostra azienda ha tratto numerosi vantaggi dall’aumento della diversity nel corso degli anni, evidenziando come la diversità sia stata fondamentale per favorire l’innovazione, aumentare la reputazione e la capacità di attirare nuovi talenti, promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e collaborativo.

Insomma, è sempre più evidente che per continuare a crescere e restare competitive, tutte le imprese che operano nel settore logistico dovrebbero superare i pregiudizi da sempre legati a “donne e motori” e impegnarsi ad aumentare la quota di personale femminile.