Cuore: TAVI in stallo per la prima volta in 20 anni, lontani da fabbisogno

GISE: “Crescono gli interventi su valvole mitraliche e tricuspidali”.

I dati raccolti dal Report GISE, derivanti dall’attività del 93% dei centri di tutto il Paese, ci restituiscono una fotografia molto accurata della cardiologia interventistica italiana, dalla quale emerge un settore in rapida evoluzione, nel quale tuttavia permangono criticità da affrontare in alleanza con le Istituzioni, in particolare le forti disparità regionali.

Si ferma il trend di crescita delle TAVI (sostituzione transcatetere di valvola aortica) eseguite in Italia per la prima volta da quando la procedura è entrata nella pratica clinica per il trattamento della stenosi aortica. Nel 2024 sono state eseguiti 13.000 interventi, con un aumento del solo 0,24% rispetto al 2023. Positivo invece il bilancio degli interventi di riparazione della valvola mitrale, aumentati di oltre l’11%, e delle procedure sulla tricuspide, pur restando complessivamente numeri in assoluto non elevati (1.934 per la mitrale, 481 per la tricuspide nel 2024). Un simile trend positivo è stato registrato anche per le procedure di chiusura dell’auricola sinistra per la prevenzione dell’ictus (+12,5% rispetto al 2023). Infine aumentano, anche se ancora troppo poco, l’adozione dell’imaging intracoronarico e dello studio funzionale delle stenosi coronariche, che rimangono aree con ampi margini di miglioramento. È un bilancio di luci e ombre quello presentato, questa mattina al Ministero della Salute, dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), durante il convegno “ThinkHeart with GISE. Dal dato alla cura: strategie per un equo accesso”. Nel 2024, il numero totale di centri di cardiologia interventistica che hanno partecipato alla raccolta dei dati è di 255, pari al 93% dei centri attivi in Italia. Pur con una distribuzione regionale non uniforme, la cardiologia interventistica offre 229 centri che operano h24, in grado di coprire a livello capillare il territorio nazionale con una delle reti per il trattamento dell’infarto miocardico acuto più efficienti al mondo e mantenendo un numero di angioplastiche primarie per milione di abitanti pari a 600, target di riferimento ottimale indicato dalla società europea di cardiologia.

 

“La Cardiologia Interventistica italiana sta attraversando una fase che richiede una profonda riflessione – spiega Francesco Saia, presidente GISE, direttore della SSD di Cardiologia Interventistica all’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola –. I dati raccolti dal nostro Report, riguardano la stragrande maggioranza dei centri di tutto il Paese; quindi, ci restituiscono una fotografia molto accurata, dalla quale emerge un settore in rapida evoluzione”. L’innovazione tecnologica ha ampliato l’offerta di procedure mini-invasive e migliorato gli esiti grazie a tecniche diagnostiche avanzate. Tuttavia, a fronte di un fabbisogno di salute crescente, permangono una serie di ostacoli che il GISE si auspica di affrontare con il supporto fondamentale delle istituzioni”.

 

Collaborazione con la politica

Il valore della collaborazione fra il decisore politico e la comunità scientifica è nelle parole dell’intervento del Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. “Ritengo che questo sia determinante per migliorare le performance del sistema sanitario nazionale pubblico. Non solo l’impegno all’aumento del fondo sanitario nazionale, nell’ambito del quarto sistema sanitario nazionale pubblico al mondo, ma anche quello a un ripensamento del nostro SSN in chiave più moderna e coerente con le esigenze dell’attuale quadro socio-demografico. Oggi abbiamo 229 centri di cardiologia interventistica che operano 24 ore su 24 in Italia, centri d’urgenza che applicano tecniche mininvasive, inimmaginabili quando è nato il nostro servizio sanitario nel lontano 1978. Un sistema che dobbiamo quindi difendere e rendere sostenibile. Per farlo dobbiamo ridurre la sperequazione fra ciò che spendiamo in cura, il 95%, e ciò che spendiamo in prevenzione, solo il 5%. Inoltre dobbiamo intervenire per supportare quelle Regioni che corrono meno di altre. Non possiamo permettere differenze nell’accesso alle cure e questa e l’altra battaglia che il nostro Governo sta portando avanti”.

 TAVI, crescita rallentata

Nel 2024 il numero totale di TAVI eseguite in Italia è stato di 12.999 in aumento dello 0,24%. “Una significativa inversione di rotta dopo crescite a doppia cifra (+13,0% nel 2023 e +13,6% nel 2022) – commenta  Alfredo Marchese, presidente eletto GISE per il triennio 2025-2027  –. Una battuta d’arresto intempestiva, considerate le ultime evidenze scientifiche che stanno ampliando le indicazioni della TAVI e il già non soddisfatto fabbisogno nazionale (220 TAVI per milione di abitanti, con un fabbisogno stimato di circa 400). Inoltre, la ripartizione geografica delle procedure TAVI nel 2024 mostra una persistente disparità regionale”.

Angioplastica, numeri OK ma criticità

Anche l’angioplastica coronarica (156.821 procedure, +0,76%) mostra un rallentamento fisiologico. “Un rallentamento atteso – precisa Giovanni Esposito, past president GISE e presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli – che riflette i risultati della prevenzione, ma non cancella il sottoutilizzo dell’imaging e dello studio funzionale, ancora poco diffusi rispetto agli standard europei.Eppure si tratta di tecniche che migliorano l’appropriatezza e i risultati delle procedure di angioplastica, fortemente raccomandati dalle linee guida internazionali. Le ragioni sono legate soprattutto ai vincoli economici per l’acquisizione degli strumenti necessari e l’assenza di codifica o tracciamento di queste tecniche, che, come GISE, vorremmo diffondere maggiormente in tutto il paese”.

Altri interventi, trend positivi

Nel 2024 si conferma il trend positivo degli interventi strutturali: le riparazioni mitraliche aumentano dell’11% (1.934 procedure), la chiusura dell’auricola sinistra segna un +12% (2.539 interventi), mentre l’interventistica tricuspidalica, ancora in fase di consolidamento, raggiunge 481 procedure. Stabili invece i numeri della chiusura del forame ovale pervio (4.529 interventi).

“La fotografia complessiva è quella di una cardiologia interventistica dinamica, pronta alle sfide future grazie a una rete di centri altamente qualificati – sottolinea ancora Saia –. Tuttavia, restano barriere logistiche, economiche e cliniche che ostacolano un’equità di accesso su tutto il territorio. Solo una collaborazione strutturata tra istituzioni, società scientifiche, cittadini e industria può garantire l’adozione omogenea dell’innovazione – conclude Saia –. Occasioni come ThinkHeart servono a rimarcare e rafforzare l’importanza di questa collaborazione, attraverso la ricerca di un confronto e di una sinergia tra i vari attori coinvolti, che si possa attuare in tutte le situazioni e le sedi possibili per stabilizzare e rafforzare i risultati ottenuti, evitare pericolosi rallentamenti nell’introduzione delle tecniche e degli strumenti più innovativi e, in ultima analisi, migliorare ulteriormente la qualità del nostro SSN.”