Coronavirus e sicurezza. Il lavoro della Gdf in emergenza Covid 19

Sequestrati un milione e ottocentomila mascherine e 115mila confezioni di igienizzanti, 300 persone denunciate, 66mila esercizi commerciali controllati dall’inizio dell’emergenza Coronavirus dagli uomini della Guardia di Finanza. Seimila militari ogni giorno vengono impiegati per verificare il rispetto delle misure adottate dal Governo e dagli Enti locali. In particolare, fondamentale in questo momento è il lavoro delle Fiamme Gialle nel contrasto di traffici illeciti, nella lotta alla contraffazione e all’abusivismo commerciale e agli illeciti nelle gare per l’approvvigionamento di apparecchiature e presidi sanitari.

 

Il Col. Paolo Borrelli, Capo Ufficio Tutela Uscite e Mercati del III Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza, traccia il bilancio del lavoro svolto finora e dei risultati conseguiti.

L’emergenza Coronavirus ha rivoluzionato le nostre vite ma anche l’attività delle Forze dell’ordine e di Polizia. Il Comando Generale della Guardia di Finanza, già dai primi di marzo, ha deciso di mettere in quarantena la lotta all’evasione, al lavoro nero e al traffico illecito di capitali, attraverso una circolare diramata dal Comandante del III Reparto Operazioni, il cosiddetto “Dispositivo di vigilanza. Che cosa stabilisce? E come sono cambiati i vostri compiti?
L’attuale crisi sanitaria ha imposto un celere adeguamento del dispositivo operativo della Guardia di Finanza, in funzione dell’esigenza di sostenere l’economia sana del Paese e attenuare la situazione di oggettiva difficoltà in cui versano i cittadini, le imprese e i professionisti.
In tale ottica, sono stati sospesi, tra l’altro, i controlli strumentali nonché, d’intesa con i contribuenti interessati, le attività di verifica/controllo fiscale e in tema di sommerso di lavoro. Le attività delle pattuglie sono state riorientate al contrasto delle principali fenomenologie fraudolente connesse all’attuale contesto socio-sanitario e, naturalmente, al controllo del territorio, anche lacuale e marittimo.
Sotto quest’ultimo profilo, una parte delle risorse operative è quotidianamente destinata ad assicurare le più generali esigenze di tutela dell’ordine e sicurezza pubblica, verificando il rispetto delle misure adottate dal Governo e, per quanto di competenza, dalle Regioni e dagli Enti locali. Con dette finalità, sono impiegati ogni giorno circa 6.000 militari ‒ tra finanzieri dei Reparti territoriali ed aeronavali e militari specializzati Anti Terrorismo Pronto Impiego ‒ oltre a mezzi navali e aeromobili. Dall’inizio dell’emergenza, sono state identificate circa 170.000 persone, di cui oltre 300 denunciate; sono stati controllati circa 66.000 esercizi commerciali, rilevando irregolarità in oltre 900 casi, per violazioni del rispetto delle ordinanze che prevedono, ad esempio, obblighi di chiusura a determinati orari e modalità di accesso agli esercizi stessi.
Ancor più, l’attività del Corpo è imperniata sul contrasto alla commercializzazione di prodotti contraffatti e/o pericolosi ‒ in particolare, dispositivi medici, dispositivi di protezione individuale, agenti biocidi, prodotti medicali, ecc. – alle pratiche anticoncorrenziali e alle manovre speculative sui prezzi, commesse approfittando dell’aumento della richiesta soprattutto dei citati beni. Si mira a intercettare le filiere commerciali operanti in àmbiti connotati da abusivismo, sommerso e/o a vario titolo non in regola con le prescrizioni normative e regolamentari emanate in ragione dell’emergenza, risalendo ai vari anelli di illecita produzione e distribuzione.
Particolare attenzione viene riservata, inoltre, alla repressione di eventuali condotte di indebita percezione e malversazione di risorse pubbliche, nonché alla verifica della regolarità delle gare d’appalto connesse agli approvvigionamenti. È essenziale che i finanziamenti, gli aiuti, i contributi pubblici raggiungano effettivamente le famiglie, le imprese, i lavoratori autonomi cui siano destinati, e che le risorse volte, ad esempio, al potenziamento del Servizio sanitario nazionale e della ricerca siano impiegate secondo procedure trasparenti, in piena aderenza alle norme vigenti.

La vostra attività, dunque, si concentra, in particolare, sul contrasto di traffici illeciti, sulla contraffazione e sull’abusivismo commerciale e sugli illeciti nelle gare per l’approvvigionamento di apparecchiature e presidi sanitari. Quasi quotidianamente arriva notizia di sequestri, in particolare di mascherine contraffatte o di gel disinfettante falso. Ci spiega qual è la situazione e come vi muovete?
La “tutela del consumatore” è prioritaria, direi soprattutto in questo momento. Va evitato che siano, ad esempio, fornite all’acquirente di un bene, come talune attività investigative hanno consentito di appurare, indicazioni mendaci e ingannevoli. È il caso di mascherine di “uso generico” (cioè non dispositivi di protezione individuale né dispositivi medici) commercializzate con l’indicazione espressa che avrebbero garantito all’utilizzatore la piena protezione dal rischio di contagio del virus.
Ancora, sono risultati immessi in commercio beni non sicuri e fabbricati illecitamente. Il decreto “Cura Italia” ha previsto, in ottica semplificatoria, talune deroghe all’ordinaria procedura di produzione e importazione di mascherine chirurgiche e DPI, a condizione che si rispetti una specifica (e snella) procedura, che prevede il coinvolgimento, rispettivamente, dell’Istituto Superiore di Sanità o dell’INAIL. Orbene, talune, recenti attività di servizio hanno portato a rilevare come, ad esempio, siano stati importati dalla Cina beni della specie, per essere immessi sul mercato, senza il rispetto né delle procedure ordinarie né di quelle derogatorie. Il rischio per il consumatore, in questi casi, esiste, perché non vi è alcuna garanzia sul processo di produzione e, dunque, sui materiali utilizzati, sulla loro eventuale tossicità o sull’efficacia stessa del livello/tipologia di protezione che i prodotti dovrebbero assicurare.
Allo stesso modo, beni che pubblicizzano in etichetta un’azione di disinfezione possono essere commercializzati solo in presenza di autorizzazione da parte del Ministero della Salute, idonea ad attestare che essi siano stati sottoposti a una preventiva valutazione che ne garantisce la sicurezza e l’efficacia nelle condizioni di uso indicate. I controlli svolti hanno portato a rilevare, anche sotto tale profilo, numerose irregolarità. Ma questi sono alcuni degli àmbiti di intervento in cui si sviluppa l’attività del Corpo.
Ad essi si affianca un’intensa azione repressiva di possibili illeciti commessi in danno della Pubblica amministrazione. È recentissima, al riguardo, un’operazione del Nucleo di polizia economico-finanziaria (pef) di Roma che ha portato ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto per il reato di turbata libertà degli incanti. Le indagini hanno consentito di rilevare come costui ‒ in concorso con la rappresentante legale della medesima impresa (una società agricola a responsabilità limitata con oggetto sociale del tutto estraneo al settore merceologico relativo alla gara), parimenti indagata per la stessa ipotesi di reato e per inadempimento di contratti di pubbliche forniture ‒ ricorrendo a mezzi fraudolenti, si sarebbe aggiudicato uno dei lotti della gara, del valore di 15,8 milioni di euro, per la fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche, senza avere la capacità economica e finanziaria per far fronte alle obbligazioni contratte.

Si può fare un conto di quante mascherine sono state sequestrate fino ad oggi?
Dall’inizio dell’emergenza, i nostri Reparti hanno sottoposto a sequestro circa 1,8 milioni di mascherine e dispositivi di protezione individuale e oltre 115.000 confezioni di igienizzanti, individuati nelle aree doganali (unitamente, in questo caso, all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) o, più frequentemente, in fase di commercializzazione, sia al dettaglio sia all’ingrosso. Oltre 120 sono i soggetti segnalati all’Autorità Giudiziaria per i reati di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.) e vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.); numerose, inoltre, le violazioni amministrative rilevate.

Quali sono state le operazioni più importanti portate a termine?
Molteplici sono state le operazioni che in questo periodo hanno portato al sequestro di ingenti quantitativi di prodotti illecitamente commercializzati. Tra queste, segnalo che, in un’unica operazione condotta a Firenze, sono state tolte dal mercato oltre 137.000 tra mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale (DPI); in provincia di Ragusa, sono stati sequestrati circa 4.500 litri di “sanificante per le mani”, che recava diciture ingannevoli; a Lecce, sono stati tolti dal mercato 27.000 flaconi di prodotto (solo asseritamente) disinfettante, in quanto potenzialmente pericoloso per la salute.
Ancora, i finanzieri della Compagnia di Ancona, in collaborazione con i funzionari doganali, nell’ambito di un piano di controlli finalizzato al rispetto dell’ordinanza del Capo della Dipartimento della Protezione civile che fa divieto alle imprese di cedere all’estero determinati dispositivi medici, hanno intercettato un autoarticolato in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia con 1.840 circuiti respiratori da utilizzare per i pazienti in condizioni critiche.
All’esito dei sequestri più significativi, vengono attivati il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 o i Prefetti, previo nulla osta delle competenti Autorità Giudiziarie o amministrative, per l’eventuale adozione di provvedimenti di requisizione.

La fantasia del crimine, si sa, non ha limiti. Qual è stata la truffa più “creativa” che avete sventato?
I criminali si “ingegnano” nelle maniere più disparate pur di ottenere indebiti profitti. Il Gruppo Pronto Impiego di Torino ha svelato, ad esempio, una truffa perpetrata ai danni di numerose farmacie dislocate su tutto il territorio nazionale, nonché di alcuni professionisti sanitari ed Enti locali, che hanno versato in anticipo il corrispettivo per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, mai poi consegnati. Alla mancata fornitura di oltre 500.000 prodotti è conseguito un profitto illecito di oltre 1,1 milione di euro. Il responsabile è stato denunciato ed è stato oscurato il sito web su cui i prodotti stessi venivano pubblicizzati.
Altra significativa operazione è stata condotta dal Nucleo pef di Firenze in collaborazione con il Nucleo Speciale Antitrust e ha portato al sequestro e al conseguente oscuramento di un sito web che commercializzava on line, al prezzo di 640 euro per ogni confezione, un farmaco antiretrovirale, prodotto da un’azienda estera, da utilizzare per il contrasto al “Coronavirus”. Il farmaco – peraltro posto in vendita in assenza di prescrizione medica, che invece sarebbe stata necessaria ‒ era pubblicizzato in modo tale da poter ingenerare erronee aspettative negli acquirenti.
Un’ulteriore indagine ha portato a individuare un soggetto che si appropriava indebitamente di mascherine scadute dell’azienda presso la quale lavorava, per poi rivenderle, prive dell’etichetta riportante la data di scadenza, su siti on line.

C’è il rischio che la malavita organizzata o le mafie si inseriscano in questo business?
Il rischio è concreto. Ove vi è la possibilità di conseguire illeciti profitti, la criminalità organizzata tende assai spesso a essere presente. Sul punto, mi preme una sottolineatura. Anche in questo periodo, proseguono senza sosta le attività investigative nei confronti delle organizzazioni criminali e quelle volte al contrasto dei più gravi reati economico-finanziari, con i connessi risvolti in punto di riciclaggio dei proventi dagli stessi rinvenienti, anche su piani non direttamente connessi all’emergenza epidemiologica.
A titolo esemplificativo, cito una recente operazione del Nucleo pef di Trento che ha portato, all’esito di indagini in materia di infiltrazione della criminalità di stampo mafioso nell’economia legale, all’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo di un complesso aziendale del valore di oltre 70 milioni di euro. Sempre negli ultimi giorni, il Nucleo pef di Palermo ha eseguito un provvedimento di confisca nei confronti di un usuraio pluripregiudicato per un valore complessivo di circa 17 milioni di euro.

Che ruolo ha la Rete nel traffico illecito dei prodotti?
La rete Internet offre grandi potenzialità non solo in chiave di espansione degli scambi commerciali, ma anche, talora, come piattaforma di sviluppo di condotte illegali di varia natura, ivi inclusi i traffici di merce contraffatta o insicura. Con l’isolamento in casa di tantissime persone, infatti, gli acquisti on line sono in forte crescita e i truffatori utilizzano le possibilità offerte dal web di rendersi anonimi o di simulare la propria identità.
In questo contesto, è utile anche richiamare possibili tentativi di truffa e frodi tentate o realizzate, proprio sulla Rete, prospettando raccolte di fondi per ospedali, Enti locali e progetti, con il fine, tuttavia, di appropriarsi indebitamente del denaro versato a scopo solidaristico. L’indicazione, ad esempio, di codici Iban riconducibili a conti correnti non accesi in Italia può essere, per i cittadini, un “alert” di cui tener conto.
I Reparti territoriali del Corpo, con il contributo della Componente Speciale, monitorano costantemente la Rete, proprio per prevenire e reprimere le condotte fraudolente realizzate o tentate sul web, connesse ai settori d’intervento di competenza esclusiva o preminente delle Fiamme Gialle.

Il vostro ruolo, in questo momento, è fondamentale infatti, anche per impedire reati orribili come lo sciacallaggio, che specula sulla paura delle persone, o, ancora peggio, sui disagi sociali, ad esempio, aumentando i prezzi di prodotti di prima necessità o delle attrezzature di protezione. C’è questo rischio? Ci sono stati casi? E come lo state affrontando?
Nei casi in cui vengano accertate manovre speculative sui beni, si configura un reato (501bis c.p.) che prevede la reclusione sino a tre anni.
È chiaro che deve trattarsi di condotte che costituiscano un grave pericolo per il mercato interno e che implichino, cioè, un concreto rischio di rarefazione o di rincaro di determinati beni (diverso rispetto all’ordinario intento di profitto che connota le attività lucrative lecite). Molte sono state le operazioni già condotte in tale contesto.
I finanzieri del Nucleo pef di Taranto hanno sottoposto a controllo esercizi commerciali che ponevano in vendita DPI con ricarichi oscillanti tra il 700% e il 1500%. Al termine delle attività, svolte con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, sono state sequestrate 30.000 mascherine, 17.000 delle quali, a seguito di successivo provvedimento di requisizione adottato dal Prefetto di Taranto, sono state consegnate alla locale A.S.L., per la distribuzione al personale medico e infermieristico.
Il Nucleo di pef di Bari ha dato esecuzione a un sequestro preventivo di beni per oltre 1,1 milioni di euro nei confronti di 3 società ritenute responsabili di aver effettuato manovre speculative sulla vendita di DPI a diverse A.S.L. pugliesi.
Similari indagini sono state eseguite dal Nucleo pef di Milano, con riguardo all’incremento dei corrispettivi di vendita anche di prodotti per l’igiene personale. Al pari, la Componente Speciale del Corpo ha individuato mascherine e gel disinfettanti compravenduti, attraverso noti portali di e-commerce, con ricarichi esorbitanti, denunciando 48 soggetti.
Segnalo, al riguardo, una recentissima ordinanza del Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, la quale prevede che, nel caso di dispositivi di protezione individuale venduti “sconfezionati” dalle farmacie, il prezzo di vendita debba essere inferiore o pari all’importo previsto per la singola confezione diviso il numero delle mascherine presenti nella stessa confezione.

VALENTINA RENZOPAOLI