COP30: Save the Children, circa 136 mila bambini al giorno colpiti da disastri climatici, nonostante gli impegni presi negli ultimi 30 anni

Save the Children partecipa alla COP30 che si apre oggi a Belém, in Brasile, per ribadire l’urgenza di proteggere il futuro delle nuove generazioni e renderle protagoniste delle decisioni che le riguardano, intensificando i finanziamenti e le azioni per il contrasto al cambiamento climatico perché la crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia che colpisce prima e in maniera peggiore i bambini, minacciandone la salute, l’istruzione e il futuro, soprattutto nei Paesi più vulnerabili.

Secondo una nuova analisi di Save the Children, circa 48 milioni di bambini all’anno[1], ovvero in media 136 mila al giorno, sono stati colpiti da disastri climatici da quando, trent’anni fa, si è tenuto il primo vertice COP (Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) per affrontare la crescente crisi climatica globale. Nonostante trent’anni di promesse e qualche progresso, la COP30 si svolge in un contesto in cui continui e sempre più devastanti eventi climatici estremi costringono milioni di bambine e bambini ad abbandonare le loro case, a interrompere la loro istruzione e a soffrire la fame, mettendo a rischio la loro salute e sicurezza[2].

Questi disastri, dalle ondate di calore e incendi boschivi in alcune parti dell’Europa, dalle inondazioni mortali in Asia, America Latina e alcune parti dell’Africa, ai tifoni tropicali e cicloni consecutivi nelle Filippine, sottolineano l’urgente necessità di un’azione decisiva sul clima.

Save the Children esprime preoccupazione per il progressivo allontanamento dall’obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi nel 2015, volto a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C. L’Organizzazione ha evidenziato come la maggior parte dei paesi non abbia ancora presentato nuovi impegni di riduzione delle emissioni[3], e ha esortato i paesi rimanenti a presentare piani nazionali ambiziosi. Il divario è netto: gli impegni presentati finora porterebbero ad una riduzione complessiva delle emissioni di gas serra di appena il 17% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2035, una frazione ben lontana dalla riduzione globale di circa il 60% necessaria per limitare il riscaldamento a 1,5 °C[4].

Una ricerca condotta dalla Vrije Universiteit Brussel e pubblicata da Save the Children all’inizio di quest’anno, ha mostrato che quasi un terzo dei bambini che oggi hanno cinque anni – circa 38 milioni– sarà risparmiato da un’esposizione “senza precedenti” al calore estremo se verrà raggiunto l’obiettivo di 1,5 °C. Sebbene il numero di bambini colpiti ogni anno dagli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici, dal primo vertice COP del 1995 ad oggi, sia variato in modo significativo, sono sempre i bambini dei paesi più poveri a subire un impatto sproporzionato. I bambini dei paesi a basso reddito o a reddito medio-basso sono in media oltre l’80% delle persone colpite ogni anno[5].

Save the Children Italia sarà presente a Belém con due eventi per tenere alta l’attenzione sull’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini e le bambine, sull’importanza di adottare politiche di mitigazione e adattamento attente ai loro diritti e per promuovere la partecipazione e il protagonismo dei giovani nell’azione per il clima.

Il primo incontro, in programma il 17 novembre alle ore 15:30 (ora locale) presso il Padiglione Italiano, dal titolo “Giustizia climatica per un futuro equo e sostenibile: un impegno per i diritti delle bambine, dei bambini, dei giovani e delle donne alla COP30” è organizzato insieme al Movimento Giovani per Save the Children e agli Stati Generali delle Donne Italia e Brasile. L’evento propone un confronto sulle principali sfide legate al cambiamento climatico e alle diseguaglianze, la condivisione di buone pratiche di adattamento attente ai diritti e la promozione del ruolo centrale dei giovani e delle donne nell’azione per il clima. Interverranno: Gilberto Pichetto Fratin, Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica; ; H.E. Evelyn Ndlovu; Minister of Environment, Climate and Wildlife, Zimbabwe; Stefano Lo Savio, Capo Unità Finanza per lo Sviluppo, Ambiente e Digitale del  Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Elena Gentili, Head of Advocacy and Policy di Save the Children Italia; Isa Maggi, Referente Stati Generali delle Donne Italia; Denise Argemi, Coordinatrice Stati Generali delle Donne Brasile; Marco Frey, coordinatore del Centro Interdisciplinare sulla Sostenibilità e il Clima della Scuola Sant’Anna di Pisa; Pallab Regmi, Climate Advisor di Save the Children International, Stu Solomon, rappresentante della Global Alliance for Disaster Risk Reduction and Resilience in the Education Sector, Maria Chiara Lentinio, Movimento Giovani per Save the Children e Destiny Harris, giovane attivista climatica della Nuova Zelanda.

Il Movimento Giovani per Save the Children sarà protagonista anche di un secondo evento, dal titolo “Tutta un’altra storia: un manifesto per il futuro delle nuove generazioni”, in programma il 17 novembre alle ore 13:30 (ora locale). Attraverso un laboratorio guidato dalle rappresentanti del Movimento, giovani attivisti da tutto il mondo trasformeranno le loro storie personali in poster creativi con l’obiettivo di ispirare coetanei a diventare protagonisti del cambiamento e richiamare l’attenzione dei decisori sulle richieste delle nuove generazioni.

Inoltre, per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sulla necessità di accelerare i progressi verso una giusta transizione che integri protezione ambientale, sostenibilità e diritti umani, Save the Children parteciperà insieme al Movimento Giovani al Clima Pride in programma a Roma il 15 novembre.

Malietasi, attivista per la giustizia climatica e membro dell’iniziativa Save the Children NextGen Youth Ambassador, proviene da Vanuatu, un Paese che contribuisce in misura minima alle emissioni globali ma che subisce pesantemente gli effetti dei cambiamenti climatici. Tra questi vi sono l’innalzamento del livello del mare e l’erosione costiera, che contribuiscono alla carenza di cibo e incidono sui mezzi di sussistenza[6]. “Abbiamo bisogno di una seria collaborazione globale e di un impegno urgente verso politiche e interventi di mitigazione dei cambiamenti climatici, di riduzione del rischio di catastrofi, di adattamento e di risposta alla perdita e ai danni conseguenti agli impatti dei fenomeni climatici estremi. Questa non è solo una lotta del Pacifico, è una lotta globale” ha detto Malietasi.

“Nella mia zona, i cambiamenti di temperatura sono ormai all’ordine del giorno. Quattro o cinque anni fa, la temperatura non raggiungeva i 40 gradi Celsius come adesso. A causa di questa situazione, i bambini e gli adolescenti hanno problemi di salute, mal di testa e difficoltà di studio. Vorrei che i governi si impegnassero a coinvolgere maggiormente i giovani, perché siamo noi che dovremo agire sul cambiamento climatico e conviverci” ha detto Kisaki, 17 anni, colombiano.

Mentre i leader mondiali si riuniscono alla COP30, Save the Children chiede un’azione immediata e decisiva per proteggere i bambini e le bambine dagli effetti spesso irreversibili e permanenti dei cambiamenti climatici.

“La crisi climatica riguarda tutti noi, i bambini e il pianeta che condividiamo. L’urgenza di affrontare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici sui più piccoli non è mai stata così evidente. Negli ultimi 30 anni, dall’inizio della COP, una media di 136 mila bambini al giorno è stata colpita da disastri climatici e tanti altri dovranno convivere con gli effetti della crisi climatica se non lavoreremo collettivamente per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Anche di fronte alle enormi sfide climatiche non dobbiamo perdere la speranza o la motivazione, perché esistono delle soluzioni. È ancora possibile realizzare ambiziosi tagli alle emissioni, passare alle energie rinnovabili e abbandonare urgentemente i combustibili fossili. Ciò è necessario per garantire i diritti dei bambini e rispettare gli obblighi dei paesi, sanciti dal diritto internazionale, di proteggere il pianeta” ha dichiarato Martina Bogado Duffner, Senior Climate Advocacy Advisor di Save the Children.

Save the Children invita i decisori politici, compresi quelli dei paesi ad alto reddito, le aziende e le multinazionali a:

  • Riconoscere i bambini come gruppo prioritario nei negoziati, nella definizione delle politiche e nei finanziamenti sul clima.
  • Garantire la partecipazione significativa dei bambini ai processi decisionali sul clima.
  • Eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo urgente ed equo, in linea con l’obiettivo di 1,5 °C.
  • Investire per rafforzare la resilenza dei servizi chiave per l’infanzia tra cui: la sanità, istruzione, acqua, alimentazione e protezione dell’infanzia.
  • Rafforzare l’attività di ricerca e la raccolta di dati disaggregati per evidenziare il vero impatto dei cambiamenti climatici sui bambini di tutto il mondo.