Clima, COP25: Save the Children, nel 2019 le catastrofi naturali hanno causato oltre 1200 vittime in Africa orientale e meridionale

Sand dune 1998 by M A Felton

Clima, COP25: almeno 33 milioni di persone in Africa orientale e meridionale, tra cui più di 16 milioni di bambini, sarebbero vittime dell’insicurezza alimentare causata dalle crisi climatiche, che in alcuni casi possono portare fino a una vera propria emergenza fame. Più di 1200 persone hanno perso la vita a causa di cicloni, inondazioni e frane in Mozambico, Somalia, Kenya, Sudan e Malawi nel 2019;

 

in Africa meridionale, inoltre, negli ultimi 50 anni le temperature si sono alzate del doppio rispetto alla media globale[4], con molti Paesi che sono stati colpiti da crisi multiple, come il Mozambico che quest’anno ha sperimentato due forti cicloni nella stessa stagione per la prima volta nella storia.

Questi alcuni dati evidenziati da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, a pochi giorni dall’inizio della 25a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 25). L’Organizzazione chiede ai leader mondiali di impegnarsi per incrementare gli sforzi per ridurre l’impatto della crisi climatica che colpisce in particolar modo i bambini, sia in Africa orientale e meridionale che a livello globale.

Un recente rapporto del panel intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) mostra come il cambiamento climatico stia contribuendo ad aumentare le temperature nella regione e come le temperature elevate stiano aggravando le conseguenze della siccità e delle inondazioni[5]. Crisi climatiche che decimano i mezzi di sussistenza, lasciando le famiglie alla disperata ricerca di cibo esponendole al rischio di malnutrizione acuta, una condizione pericolosa per la vita che richiede un trattamento urgente. In quasi il 90% dei casi, inoltre, sono proprio i bambini ad essere i più colpiti da malattie attribuibili anche ai cambiamenti climatici come la malaria e la dengue[6].

A causa dei ripetuti eventi meteorologici irregolari ed estremi in Africa orientale e meridionale, nel 2019 almeno 1.200 persone hanno perso la vita in seguito a cicloni, inondazioni e frane in Mozambico, Somalia, Kenya, Sudan e Malawi[7]. Numeri impressionanti che non includono le migliaia di vite spezzate a causa della siccità: con l’aumento dei livelli di fame negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito ad un aumento nel numero delle persone che soffrono la fame e di conseguenza ad un’ulteriore perdita di vite umane e all’aumento della malnutrizione, in particolare tra i bambini. Dieci paesi dell’Africa orientale e meridionale – Madagascar, Malawi, Mozambico, Zambia, Zimbabwe, Sudan del Sud, Sudan, Etiopia, Somalia e Kenya – stanno attraversando una crisi indotta dal clima, in media il 10% delle persone che vivono in questi Paesi attualmente sta gravemente soffrendo per via della fame[8].

A tutto ciò si aggiungono gli spostamenti di massa della popolazione che hanno creato ulteriori rischi di sfruttamento, separazione dalle proprie famiglie o abbandono scolastico per i bambini. Alla fine di giugno 2019[9], i nuovi sfollati per via di calamità legate ai cambiamenti climatici erano oltre 1 milione[10]. Per oltre la metà dei casi, gli sfollamenti sono stati dovuti alle conseguenze del ciclone Idai, che ha colpito il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi nel marzo 2019, ed è stato seguito sei settimane dopo dal ciclone Kenneth. Cicloni che sono stati i più forti mai verificatisi nel continente africano[11].

A giugno 2019, il numero di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa degli shock climatici nella regione aveva già raggiunto la cifra registrata in tutto il 2018, 1.021.600[12]. Questa cifra non comprende gli spostamenti più recenti dovuti alle alluvioni che hanno colpito la Somalia, l’Etiopia, il Kenya, Sud Sudan e Sudan negli ultimi tre mesi. A causa di queste catastrofi, altri 1,1 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie terre[13]. Una cifra che, in base al trend attuale, potrebbe raddoppiare entro la fine dell’anno.

Di fronte a questo scenario, Save the Children chiede alla comunità internazionale di incrementare gli sforzi per affrontare la crisi climatica e il suo impatto sui bambini di tutto il mondo. In particolare, l’Organizzazione esorta i leader mondiali ad impegnarsi a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030, e a garantire i diritti di tutti i bambini come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.

Inoltre, sottolinea l’Organizzazione, la comunità internazionale deve lavorare con i governi dell’Africa orientale e meridionale e di tutto il mondo per sostenere lo sviluppo e l’attuazione di piani d’azione nazionali sui cambiamenti climatici.

“Ero spaventatissima quando ho capito che l’acqua stava per raggiungere la nostra casa. Non sapevo cosa sarebbe successo a me e alla mia famiglia “, è la testimonianza di Amran, una ragazza di 13 anni la cui casa è stata allagata dopo che si sono rotti gli argini del fiume Shabelle a Beledweyne, in Somalia. Amran ora vive in una tenda con i suoi genitori e tre fratelli.

“I risultati di questa analisi sono cupi e mostrano che la crisi climatica sta aumentando le disuguaglianze, la povertà e gli sfollamenti della popolazione in Africa orientale e meridionale. Qui possiamo toccare con mano le conseguenze del cambiamento climatico che sta uccidendo le persone, le sta costringendo a lasciare le loro case e sta strappando dalle mani dei bambini l’opportunità di costruirsi il futuro al quale hanno diritto”, ha affermato Ian Vale, Direttore regionale di Save the Children per l’Africa orientale e meridionale.

“Con queste emergenze sovrapposte e inesorabili, anche il sistema umanitario subisce gravi conseguenze. Cicli ripetuti di insicurezza alimentare a causa di shock legati al clima si traducono in significativi gap di finanziamenti e i bisogni umanitari che non possono essere soddisfatti. Mentre i leader mondiali si riuniscono per la COP25, li invitiamo a prendere decisioni forti per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici e garantire la protezione della vita e del futuro dei nostri figli. Chiediamo ai donatori di aumentare e sostenere i finanziamenti per l’assistenza umanitaria in Africa orientale e meridionale, con iniziative legate alle misure esistenti per aumentare la protezione dei minori, l’accesso alla sanità, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza. E, soprattutto, i bambini devono essere attivamente coinvolti negli sforzi internazionali, nazionali e locali per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici”, ha proseguito Vale.