
“La magistratura mantiene intatte le sue prerogative di autonomia e d’indipendenza, è scritto a chiarissime lettere, che, lo stesso pubblico ministero, seppure adesso diviso dagli organismi giudicanti anche nei due consigli superiori, sarà completamente indipendente ed autonomo. Questo processo alle intenzioni di attribuire al Governo la volontà di sottoporre un domani – non si sa quando e come – il PM all’esecutivo minando nell’indipendenza, è davvero incredibile e non può nemmeno essere contestato!
Come si fa a contestare una prospettiva futura e incerta che è esattamente contraria a quella che è scritta nella legge? Capisco che l’opposizione si agiti a prescindere, capisco anche la magistratura perché la realtà della riforma più importante è quella del sorteggio del CSM in parte, e la creazione dell’Alta Corte di Giustizia che depotenzia il potere delle correnti. Ed effettivamente per i magistrati attivisti che hanno costruito o costruiscono la carriera degli altri sull’appartenenza correntizia questo significa realmente distruggere il giocattolo. Però allo stesso modo libererà tutti gli altri magistrati che non sono associati o non sono appunto vincolati da questa appartenenza.
I due Consigli della Magistratura saranno formati in maggioranza da magistrati però questa volta sorteggiati tra magistrati che hanno già una certa esperienza. Quindi l’indipendenza della magistratura viene enfatizzata perché la magistratura fino adesso è stata molto spesso dipendente da sé stessa e dalle sue degenerazioni correntizie come hanno detto decine di magistrati, soprattutto nello scandalo Palamara”.
Non ci sarà rischio superpoliziotto, è solo uno slogan
“La cultura della legalità non sta nella appartenenza a un ordine come quello del PM o del magistrato giudicante, ma sta nella testa del magistrato. Io sono stato un Pubblico Ministero per quarant’anni e non credo di avere mai avuto la cultura del superpoliziotto. L’indipendenza del magistrato non dipende da queste cose, dipende dal suo buonsenso, dalla sua umiltà, dalla sua preparazione, dalla sua cultura, dalla sua etica. Questi sono solo degli slogan. Tanto è vero che in tutti i paesi democratici come America, Inghilterra, Spagna e in Francia sono separati dai giudici e nessuno si sogna di assimilarli a dei poliziotti. L’indipendenza di una persona non vale da questa formale appartenenza al PM o al giudicante. Ripeto, sono tutti slogan che non hanno nessun significato se non quello di ripetere in maniera quasi petulante questa prospettiva che tra l’altro, è contradittoria, perché qualcuno dice che il pericolo consiste nel fatto che il PM diventi troppo potente e quindi un superpoliziotto, mentre altri, sempre dell’opposizione, dicono che il PM diventi uno strumento in mano del potere esecutivo. Almeno si mettano d’accordo”.
Lo ha detto Carlo Nordio, ministro della Giustizia a 24 Mattino su Radio 24.