Carcere di Rebibbia, Falanga (Arcigay): Chiediamo un intervento urgente per i due detenuti gay costretti in cella singola

“A nome di Arcigay voglio manifestare forte preoccupazione riguardo alla situazione denunciata dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno nel suo “Diario di cella” dal carcere di Rebibbia, dove sono descritte le condizioni di due detenuti omosessuali, costretti a condividere una cella singola di pochi metri quadri con WC a vista e senza lavandino”: lo dichiara Daniela Lourdes Falanga, della segreteria nazionale di Arcigay.

Che prosegue: “Secondo la ricostruzione di Alemanno, i due uomini, entrambi dichiaratamente gay, sono stati alloggiati nello stesso spazio angusto, originariamente concepito per una sola persona, dopo che uno dei due era stato posto in isolamento per un tentativo di suicidio. La cella, già di per sé inadeguata, è stata ulteriormente compromessa dall’installazione di un letto a castello, riducendo lo spazio vitale a circa un metro quadrato a testa, ben al di sotto degli standard europei che ne prevedono almeno tre.

Quella descritta – prosegue  Falanga – non è solo un’emergenza dettata dal sovraffollamento carcerario ma una violazione sistematica dei diritti umani fondamentali. In Italia persiste una condizione di grave vulnerabilità per le persone detenute LGBTQIA+, che rischiano discriminazione, isolamento e negazione del diritto alla dignità. La vicenda assume contorni ancora più paradossali alla luce del riconoscimento, da parte della Corte Costituzionale nel gennaio 2024, del diritto alle relazioni affettive per le persone detenute. A più di un anno e mezzo da quella sentenza storica – prosegue Falanga – solo 32 istituti su 189 dispongono di spazi idonei. A Rebibbia, invece di creare condizioni adeguate, sembra si opti per soluzioni che umiliano la persona e negano l’identità.

Perciò chiediamo una verifica immediata delle condizioni dei due detenuti e la loro ricollocazione in spazi dignitosi. Non solo: ribadiamo la richiesta dell’adozione urgente di linee guida nazionali che riconoscano la specifica vulnerabilità delle persone LGBTQIA+ detenute, oltre ad azioni per la raccolta e la pubblicazione di dati disaggregati sulla popolazione detenuta LGBTQIA+. Infine, chiediamo l’avvio di un tavolo di confronto tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il Ministero della Giustizia, i Garanti dei detenuti e le associazioni LGBTQIA+, per definire e attuare politiche concrete”, conclude Daniela Lourdes Falanga.