Bologna Città 30 al bivio. Le ragioni di una scelta che può salvare vite

C’è amarezza e sconforto nell’apprendere che a Bologna un altro pedone è rimasto vittima di un investimento da parte di un automobilista e malgrado il noto provvedimento di Bologna Città 30.

Si tratta del quinto pedone ucciso in poco più di otto mesi.

Mentre le vittime erano state pari a zero nel primo anno di Bologna Città 30 e, dato preoccupante, non erano mai state più di quattro dal 2018 (salvo che nel 2023).

I rudimenti della statistica nulla dicono sul doveroso e sentito cordoglio che ci sentiamo di formulare alle Famiglie tutte, presenti e passate, delle vittime della strada; questa associazione ha salutato Bologna Città 30 come un’iniziativa interessante e attorno alla quale costruire un concetto di sicurezza a misura d’uomo. Dei trasporti. Della mobilità. Tenuto conto dell’urbanizzazione.

Pensiamo infatti che solo armonizzando le esigenze di tanti si possano tutelare i diritti di ciascuno in modo prudente e senza creare allarmismo o esasperazione. Le nostre città sono vita, non sopravvivenza. Questo vale per gran parte dei rapporti consociativi.

E’ inevitabile interrogarsi su cosa possa essere parte del problema allo scopo di cercare una soluzione ragionata e responsabile.

Anzitutto bisogna sottolineare che questo provvedimento è stato partorito e affrontato con un atteggiamento molto in uso a Bologna. Un atteggiamento dove la politica imita il tifo sportivo. L’opposizione ha da subito avversato il provvedimento di Bologna Città 30 demonizzandolo e attaccandolo. A tal punto che persino chi, all’intero della stessa opposizione aveva un atteggiamento moderato pur di non sentirsi isolato a discapito dei piazzisti che strillano “senza ma e senza se” il loro dissenso in modalità più social quanto è finito per salire sul solito carro di chi attacca sempre, tutto e tutti.

Nel contempo siccome la maggioranza ormai ben conosce i principali attori dell’opposizione ed è consapevole del loro modo di agire rifiuta qualunque confronto e non solo ma lo rifiuta anche con chiunque gli faccia delle osservazioni in tutto o in parte siano sovrapponibili a quelle che “anche” la destra sta svolgendo. La maggioranza così facendo finisce per non prestare attenzione a nessuno al solo scopo di isolare completamente qualsivoglia pensiero che possa appartenere alla destra. Vuole a tal punto togliergli una legittimazione che la toglie a chiunque.

Questo trasforma alcuni provvedimenti in una sorta di prendere o lasciare, si o no.

Attorno ai quali è impossibile crescere. Che cosa significa? Un provvedimento vive e si evolve con la cittadinanza. E’ in simbiosi con essa. E’ parte di quel percorso educativo di responsabilizzazione che attraverso le persone rimbalza sui muri dei palazzi, viaggia nelle piazze, lungo le vie e osserva dall’alto i Quartieri. Per questo dobbiamo poterci confrontare. E per poterlo fare dobbiamo ascoltare. Se di fronte ad ogni mano tesa ci giriamo dall’altra parte perché chi ce la offre non ci piace o non ci soddisfa o non ci fidiamo abbastanza finiamo come P.A. per essere dirigismo in chiave Orwelliana anche se animati dalle migliori intenzioni.

Bisognerebbe trovare il coraggio di ammettere che non tutto è politica e non si dovrebbe fare politica su ogni cosa. Se non ci arriviamo sulla difesa della vita in una cosa così fondamentale come la sicurezza dei pedoni come si può pensare di essere veramente efficaci?

Il primo compito di chi ha a cuore il bene comune è fare tutto il bene possibile. Se necessario compiendo un passo indietro per poi procedere di due in avanti. Sembrano concetti filosofici ma le grandi civiltà sono nate ed evolute attorno ad essi.

Questa Associazione, storicamente vicina alle vittime della strada, crede che Bologna Città 30 sia un esempio da percorrere per migliorarlo. Non è perfezione allo stato puro. Ma è ciò che serve per difendere la vita che è un bene superiore. Il problema non annida nella semplicistica e improduttiva equazione del giusto o sbagliato: è nel come il provvedimento viene posto in essere. Sarà come noi vogliamo che sia. Controlli. Educazione.

Formazione. Informazione. Tutte belle parole. Utili se gli diamo gli strumenti per esserlo. Se non ci impegniamo con spirito di servizio allora Bologna Città 30 fallirà e non perché qualcuno aveva ragione e qualcun altro torto. Se invece proveremo a lavorare per renderlo un vantaggio non un imposizione allora comunque vadano le cose l’impegno sarà ugualmente servito da esempio.

In ogni caso dobbiamo combattere l’odio che rifiuta, con la ragione che vuole prima imparare e poi giudicare, senza un indottrinamento da parte di nessuno.

 

Marco Solferini, legale, consulente Aduc, delegato sede Bologna