
Il motore delle auto è una delle parti più complesse da progettare per questo, spesso, le case automobilistiche scelgono di utilizzare per i propri veicoli motori costruiti da altri produttori. Ma quando gli italiani acquistano una nuova vettura, sono consapevoli di questo fatto? Molto spesso no. Il dato emerge dall’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca mUp Research secondo cui meno del 20% del campione intervistato è pienamente a conoscenza del fatto che spesso, il motore installato su un’autovettura è prodotto da altre aziende. Percentuale che crolla all’11% se si guarda al solo campione femminile.
Una fetta importante dei rispondenti – si legge nell’indagine realizzata su un campione rappresentativo della popolazione italiana – di contro, si colloca su livelli bassi o medi di consapevolezza (41%), mentre il 6% dei rispondenti ha addirittura ammesso di non saperne nulla (percentuale che arriva al 12% nelle regioni del Centro Italia).
La decisione d’acquisto di un’auto, come emerso dall’indagine, è guidata principalmente da fattori economici e funzionali (prezzo, consumi, sicurezza), mentre elementi più tecnici come appunto la provenienza del motore hanno un peso secondario tanto è vero che appena il 34% del campione intervistato ha dichiarato di tenere in considerazione questo aspetto quando è alle prese con il cambio della propria vettura.
«Quando il consumatore dichiara che “il motore conta”, in realtà sta esprimendo fiducia nel marchio dell’auto, non necessariamente consapevolezza sull’effettivo produttore del propulsore», spiegano gli esperti di Facile.it. «Attenzione però a non sottovalutare questo componente, non solo perché rappresenta il cuore dell’auto determinandone le performance, l’affidabilità e i consumi, ma anche perché può avere un impatto sui costi di manutenzione dell’auto, come il bollo e l’assicurazione».
Assicurazione, bollo e motore
Per quanto riguarda il bollo, ad esempio, è bene sapere che il peso della tassa automobilistica varia in funzione della potenza effettiva del motore, espressa in Kilowatt (kW) e indicata nel libretto di circolazione.
Esiste però anche un rapporto tra il motore, nello specifico la sua cilindrata, e il premio RC auto. Le compagnie assicurative a volte usano questo valore come uno dei parametri per calcolare il premio assicurativo secondo il principio che all’aumentare della cilindrata normalmente cresce non solo il valore dell’auto, ma anche la potenza del motore e, con essa, aumenta statisticamente il rischio di sinistri, che potrebbe appunto tradursi in un premio RC auto maggiore.
Ecco perché, ad esempio, secondo l’analisi* di Facile.it, a parità di valore d’acquisto (30.000 euro nel caso dell’analisi) il premio medio della polizza tende a crescere all’aumentare della cilindrata, con una differenza che può arrivare fino al 57% se si confrontano vetture con cilindrata inferiore a 1.000 cc a quelle con cilindrata tra i 2.000 e i 3.000 cc.
In meno sanno che, in alcuni casi, le compagnie assicurative tengono in considerazione anche l’alimentazione del motore. Dall’analisi Facile.it è emerso che una polizza per un’auto alimentata solo a diesel o benzina costa in media di più rispetto ad una vettura ibrida. Ad esempio, limitando l’analisi a veicoli con potenza inferiore ai 75 kW, il premio medio per il modello ibrido è inferiore del 10% rispetto a quello diesel. La differenza aumenta ulteriormente sulle auto più potenti; nella fascia tra i 120 e 200 kW, assicurare un modello ibrido costa in media il 4% in meno rispetto a quello a benzina e il 17% in meno rispetto a quello diesel.