Gli attivisti… da due milioni di euro: a Pesaro un caso emblematico seguito dall’Onu, dalle istituzioni dell’Ue e dalle principali organizzazioni anti-SLAPP
Roberto Malini, difensore dei diritti umani, scrittore, ricercatore e co-presidente di EveryOne Group, ha trasmesso oggi un appello formale al Governo Meloni, ai Ministri competenti e alle istituzioni preposte alla tutela dei diritti fondamentali, chiedendo che l’Italia recepisca integralmente e senza stratagemmi dilatori la Direttiva europea anti-SLAPP, approvata dal Parlamento europeo con un consenso straordinario.
Malini svolge da oltre quarant’anni un’attività civile e umanitaria intensa, spesso in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi, l’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione Europea, la Commissione Europea nonché altre istituzioni e organizzazioni umanitarie e ambientaliste in Italia e all’estero. Una vita dedicata alla difesa della dignità umana, della verità, dell’ambiente e dei diritti dei più fragili. Una vita che, troppo spesso, ha dovuto fare i conti con intimidazioni, minacce, diffide e procedimenti legali mirati a ridurre al silenzio la voce di chi denuncia abusi o chiede trasparenza.
Nella sua opera, racconta Malini, ha già affrontato tre SLAPP in sede penale, vincendo ogni volta dopo anni di impegno difensivo, costi legali, ostacoli di ogni genere e dopo aver subito sofferenze personali e professionali. Oggi si trova a fronteggiare la quarta. Insieme all’attivista pesarese Lisetta Sperindei, è stato citato in giudizio da una potente società petrolifera per due milioni di euro, dopo aver sollevato dubbi fondati sulla sicurezza del progetto di un impianto di liquefazione del metano previsto a brevissima distanza da case, scuole, centri commerciali e luoghi di cura.

L’impianto è stato successivamente fermato dai Vigili del Fuoco, grazie anche alle segnalazioni e alle richieste di chiarimento avanzate dagli attivisti. Malini e Sperindei avevano inoltre chiesto la caratterizzazione ambientale completa del sito, da decenni interessato da attività petrolifere, senza che fossero mai stati effettuati carotaggi in profondità.
Per tutto questo, oggi sono oggetto di una causa civile dal valore devastante e si parla, con forte preoccupazione, di una parallela iniziativa penale. Gli effetti di una SLAPP sono proprio questi. Alcune vittime la descrivono come una vera e propria aggressione totale della persona, che arriva da un potere economico enorme, supportato da studi legali senza scrupoli, con l’obiettivo di terrorizzare l’attivista dilaniarne la serenità, annientarne la vita sociale e civile e costringerlo al silenzio. Sono attacchi che svuotano la democrazia, generano paura collettiva e fanno sì che molti cittadini evitino di partecipare al dibattito pubblico per timore di subire la stessa sorte.
L’esperienza personale di Malini non si limita alle quattro SLAPP che lo hanno già colpito. Nel suo lungo percorso di attivista ha ricevuto numerose lettere di diffida, minacce velate ed esplicite, pressioni e intimidazioni di varia natura. Episodi che, tutti insieme, delineano un clima ostile verso chi esercita la critica civile, chiede trasparenza, difende i diritti umani, l’ambiente, la legalità e la sicurezza delle comunità.
L’Italia, afferma Malini, si trova oggi a un bivio. Le SLAPP nel nostro Paese sono diventate un fenomeno dilagante. Osservatori europei e internazionali indicano l’Italia come uno degli Stati membri in cui più frequentemente si verificano azioni temerarie contro attivisti, difensori dei diritti, giornalisti e associazioni della società civile. È un campanello d’allarme fortissimo, che non può essere ignorato da un governo che intenda definirsi rispettoso dello Stato di diritto.
La Direttiva europea anti-SLAPP, approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024, riconosce con chiarezza che tali azioni legali costituiscono una minaccia alla libertà di espressione, all’informazione, alla partecipazione civica e alla democrazia. Stabilisce che gli Stati membri debbano garantire l’archiviazione anticipata delle cause infondate, la tutela finanziaria dei convenuti, il risarcimento dei danni, misure contro il forum shopping e il sostegno informativo, psicologico e legale alle vittime. Gli Stati hanno tempo fino alla metà del 2026 per recepire la Direttiva.
Tuttavia, l’emendamento presentato dal Governo Meloni circoscrive l’applicazione della Direttiva alle sole controversie transfrontaliere e si limita a una delega priva di criteri chiari, rischiando di svuotare la normativa europea della sua efficacia. Una scelta che, consapevolmente o meno, finisce per proteggere i Golia contro i Davide della società civile, lasciando indifesi i cittadini che denunciano abusi e sollevano questioni di interesse pubblico.
L’Europa ha indicato una via di civiltà e di diritto, basata sulla trasparenza, sulla libertà di critica e sulla protezione dei più vulnerabili. L’Italia deve seguirla, non sottrarsi. Deve assumere un ruolo all’altezza della propria tradizione democratica, proteggendo chi tutela l’ambiente, chi denuncia rischi industriali, chi difende i diritti umani, chi informa l’opinione pubblica e chi esercita la propria coscienza civica.
Nel suo appello, Malini invita il Governo e il Parlamento a recepire integralmente la Direttiva anti-SLAPP e a garantire che essa si applichi a tutte le forme di abuso legale, anche nazionali. Chiede che lo Stato protegga chi oggi rischia di essere schiacciato da cause milionarie, minacce, pressioni e intimidazioni. Sottolinea che una democrazia autentica non reprime la critica, ma la considera una risorsa indispensabile per la crescita collettiva.
«L’Unione Europea ci chiama a un passo di civiltà», conclude Malini. «L’Italia non può mancare questo appuntamento. Proteggere i diritti dei cittadini non è facoltativo: è il fondamento stesso dello Stato di diritto. Lisetta e io siamo fortunati, perché la nostra legale, avvocato Pia Perricci, è contemporaneamente un’attivista e ci difende pro bono; l’osservatorio Ossigeno per l’informazione ci aiuta con i costi legali; l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani segue da vicino il nostro caso, insieme a organizzazioni come CASE, FrontLine Defenders, l’Hub di protezione. Vi sono attivisti che, invece, sono completamente soli di fronte ai giganti che li attaccano per ridurli al silenzio. Oggi più che mai chiediamo che il Governo risponda al nostro appello e agisca con coraggio e responsabilità e protezione di valori democratici e civili primari».
Nella vignetta, da sinistra: Lisetta Sperindei, l’avvocato Pia Perricci e Roberto Malini
