Ansia, dipendenze, depressione, allarme per i giovani: la salute mentale è una priorità politica e sociale

Maggiori risorse, modelli organizzativi più efficaci, centralità dei diritti e, soprattutto, l’urgenza di intervenire sui giovani. Sono alcuni dei temi al centro del convegno promosso dall’Intergruppo Parlamentare One Mental Health, presieduto dal Senatore Ignazio Zullo, che si è svolto a Roma, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica.

I numeri dell’emergenza

Lo scenario, dicono i numeri, è preoccupante. A livello globale, ansia e depressione costano al mondo 12 miliardi di giornate lavorative l’anno, con un impatto economico stimato in 1 trilione di dollari. In Italia, la salute mentale pesa per circa il 4% del PIL, mentre chi soffre di disturbi psichici vede la propria aspettativa di vita accorciarsi di dieci anni. In Italia, il numero di persone affette da disabilità mentali, è di 16 milioni, con un incremento del 6% nel 2023 rispetto al 2022. Il 75%, circa 12 milioni, soffre di ansia e depressione. Ma il 12,5%, ovvero oltre 2 milioni, a causa dello stigma e delle criticità del sistema, non riesce a trovare aiuto. La comorbidità con l’abuso di sostanze, poi, ha modificato il decorso anche delle patologie “tradizionali”.

Secondo l’ultimo Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute, gli utenti assistiti dai servizi specialistici in Italia sono 854.040, con forti disomogeneità territoriali: dai 108,5 per 10.000 abitanti adulti delle Marche ai 325,9 della Liguria. Il 54,5% degli utenti è di sesso femminile, mentre oltre due terzi hanno più di 45 anni. Le prestazioni erogate dai servizi territoriali hanno superato quota 9,6 milioni (+10% rispetto al 2022). I Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), però, sono scesi a 139, dai 183 del 2015, e gli operatori sono calati a 29.114, con una carenza stimata in 12.000 professionisti.

La principale emergenza da affrontare tempestivamente riguarda il disagio dei giovani. I dati diffusi dall’UNICEF mostrano che oltre 12 milioni di bambini e adolescenti nell’Unione Europea soffrono di disturbi psichici. Tra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni, l’8% ha sperimentato un episodio di ansia e il 4% ha vissuto un periodo di depressione.

La necessità di risposte rapide, coordinate e strutturali

Un quadro a tinte fosche, dunque. Che, come hanno ribadito i relatori, impone risposte rapide, coordinate e strutturali. Come quelle contenute nel Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM), a cui ha lavorato il Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale del Ministero della Salute, prevedendo l’introduzione di una serie di misure innovative per il settore.

Il Senatore Ignazio Zullo, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare One Mental Health, ha evidenziato l’urgenza di azioni concrete: «La salute mentale è una delle grandi emergenze del nostro tempo. I dati sulla condizione dei giovani ci obbligano a una riflessione immediata: non si tratta solo di assistenza clinica, ma di garantire futuro e speranza. Per questo sosteniamo con forza il lavoro del Tavolo Tecnico nazionale e il rinnovo del Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale».

Il Coordinatore del Tavolo, il professor Alberto Siracusano, ha spiegato i prossimi passi: «Da oltre un anno lavoriamo per aggiornare il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale, fermo al 2013. Il nostro obiettivo è fornire risposte più moderne e adeguate ai bisogni clinici e sociali di oggi. A breve, presenteremo il nuovo documento, che includerà anche nuove linee guida per la gestione della depressione. Abbiamo ascoltato oltre quaranta associazioni non profit, molte delle quali operano nelle scuole, per rafforzare l’accesso precoce alle cure e ridurre lo stigma. Non possiamo più permettere che milioni di giovani restino senza supporto».

Il PANSM individua sei aree prioritarie di intervento: la promozione del benessere psicologico, la prevenzione e il trattamento delle patologie, l’attenzione a infanzia e adolescenza, l’ambito penale e forense, la gestione del rischio clinico, l’integrazione tra rete sanitaria e servizi sociali, oltre a formazione e ricerca. Particolare attenzione è rivolta alla salute mentale perinatale, con l’ipotesi di introdurre screening precoci, e alla delicata fase di transizione tra neuropsichiatria infantile e servizi per adulti, per la quale si ipotizzano équipe specifiche.

Alla base del Piano vi è un modello organizzativo che mira a rafforzare la collaborazione tra professionisti, istituzioni, famiglie e comunità, ispirato a un approccio bio-psico-sociale e in linea con la visione One Health.

La professoressa Cinzia Niolu, Ordinario di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata e membro del Tavolo Tecnico Ministeriale, ha sottolineato il legame tra salute mentale e diritti: «Inclusione sociale significa garantire dignità, lavoro, abitazione e contrasto allo stigma. Senza questi strumenti, la cura rischia di essere monca. La salute mentale è un diritto umano e deve essere difesa come tale».