ACTIONAID: RIDISEGNARE LE POLITICHE EUROPEE PER TUTELARE LE DONNE CHE HANNO SUBITO VIOLENZA

Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni da parte delle istituzioni europee per prevenire e combattere la violenza di genere c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto per promuovere l’indipendenza socio-economica delle donne in fuoriuscita dalla violenza. Le politiche europee attualmente in vigore non sono sufficienti: la recente proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica rappresenta un’opportunità per migliorare il supporto che gli Stati devono garantire alle donne in fuoriuscita dalla violenza. 

Tuttavia, occorre fare molto di più, garantendo che tutte le politiche e gli strumenti che regolano la vita socioeconomica degli Stati membri dell’UE rispondano anche a ai bisogni specifici delle donne che hanno subito violenza.  

Un problema che, per quanto riguarda l’Italia, emerge anche dal report di ActionAid “Diritti in bilico” dove si evidenzia come, nel periodo 2015-2022, le istituzioni abbiano stanziato circa 157 milioni, ovvero 54 euro circa al mese per ogni donna non autonoma economicamente per fornirle un supporto al reddito, promuoverne il re/inserimento lavorativo, garantire una casa sicura e sostenibile nel lungo periodo. Fondi scarsi che dovrebbero sostenere le donne, che spesso non riescono a produrre una dichiarazione Isee separata da quella del maltrattante e accedere a misure contro la povertà (reddito di cittadinanza, reddito di dignità) o di supporto alle famiglie in difficoltà (es. bonus affitto, bollette). Inoltre, la mancanza di formazione sui temi riguardanti la violenza maschile contro le donne da parte del personale dei centri per l’impiego e delle agenzie, dei sindacati e delle aziende si traduce in programmi di inserimento lavorativo e di formazione stereotipati che non rispondono alle esigenze specifiche delle donne sopravvissute alla violenza né garantiscono loro un lavoro dignitoso.
In questo contesto la rete di WeGo3 chiede alla Commissione europea, al Consiglio e al Parlamento europeo di rafforzare il quadro giuridico esistente adottando misure che possano vincolare gli Stati membri al fine di garantire il pieno accesso delle donne che hanno subito violenza ai servizi essenziali per il raggiungimento della loro indipendenza socio-economica. È inoltre necessario riservare una quota dei Fondi strutturali europei (FSE) o del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) al finanziamento di programmi di inserimento lavorativo, formazione,  supporto al reddito e  autonomia abitativa che rispondano ai bisogni specifici delle donne in fuoriuscita dalla violenza

“Avere pieno accesso a un lavoro dignitoso, a una casa e più in generale a risorse economiche sufficienti per un tenore di vita adeguato sono solo alcuni dei diritti umani fondamentali di natura socio-economica che gli Stati europei devono garantire a tutti. Purtroppo, in molti paesi membri, molti di questi diritti non sono ancora pienamente garantiti e ancor meno alle donne che hanno subito violenza. Grazie al progetto WEGO3 abbiamo lavorato in questi anni in rete con altre organizzazioni per migliorare le politiche e rendere i servizi più efficaci nel rispondere alle esigenze delle donne che hanno subito violenza promuovendo confronti e contaminazioni fra soggetti diversi fino ad arrivare a sviluppare un modello che faciliti l’accesso delle donne in fuoriuscita dalla violenza al sistema di welfare” dichiara Cinzia Penati, Project Manager ActionAid, Area politiche di genere e giustizia economica
Il progetto WE GO, giunto al termine della terza edizione, si è focalizzato sul potenziamento di politiche e strumenti a favore dell’inserimento e mantenimento lavorativo delle donne che subiscono o hanno subito violenza. Attraverso una metodologia inclusiva le donne, i centri antiviolenza, le autorità nazionali e locali, i sindacati e le aziende di Bulgaria, Francia, Grecia e Italia hanno identificato barriere e ostacoli che le donne incontrano nell’accedere si servizi di welfare, nella ricerca del lavoro e/o nel mantenimento dell’occupazione per le lavoratrici individuando possibili soluzioni. In particolare, i policy lab sono stati occasione per approfondire non solo l’inserimento lavorativo e/o il mantenimento dell’occupazione ma anche per riflettere sull’accessibilità ai servizi e la gestione dei carichi di cura familiare. La consolidata esperienza dei Centri antiviolenza ha permesso di identificare gap e lacune nelle politiche esistenti da cui si è partiti per co-progettare soluzioni e nuovi modelli da sperimentare. È il caso, ad esempio, del lavoro che su Milano ha portato nel 2022 alla firma del Protocollo “Lavoro e violenza di genere”. 

WE GO3 – Ecosistemi locali per l’empowerment socio-economico di donne che hanno subito violenza è un progetto cofinanziato dal programma REC (Rights, Equality, Citizenship) dell’Ue e coinvolge l’Italia, la Bulgaria, la Francia e la Grecia. È realizzato da ActionAid Italia, Istituto per la Ricerca Sociale (IRS), Rel.Azioni Positive Società Cooperativa Sociale, Center for Sustainable Communities Development, Fondation agir contre l’Exclusion e Women’s Center of Karditsa.