
Un bambino, guardando senza gioia un orizzonte perduto, protegge con tenerezza un fiore in un vaso di coccio, mentre alle sue spalle si innalza un impianto mostruoso, emblema di un’industria tossica pronta a colonizzare lo spazio urbano. È l’immagine che domina l’installazione urbana “NO GNL – Il bambino con il fiore”, comparsa lo scorso 14 luglio in via degli Abeti, nel cuore di Pesaro. Alta tre metri, larga sei, l’opera firmata dall’artista e attivista Roberto Malini è già diventata simbolo di una città che si oppone con determinazione al progetto di un impianto di liquefazione del metano – il GNL – e a un regolamento di igiene che, secondo molti, spalanca le porte a nuovi insediamenti insalubri proprio accanto a scuole, abitazioni e ospedali.
La reazione è stata immediata. Centinaia di cittadini si fermano davanti all’installazione; molti la fotografano e condividono con il Comitato PESARO: NO GNL, trasformando un’opera d’arte in un atto collettivo di dissenso. «Bravo», ha commentato la storica ambientalista Grazia Francescato in un messaggio all’artista. «Questi sono messaggi potenti che restano nel cuore».
Malini, che in passato ha già firmato installazioni pubbliche a Genova, Todi, Riceci e altre località contro centrali a carbone, discariche e inceneritori, ha dedicato questa sua nuova opera ai cittadini pesaresi: «Il bambino difende il suo fiore – dice – e noi difendiamo Pesaro: un fiore naturalistico e culturale in pericolo”.
L’iniziativa, realizzata con il contributo di Marco Palanghi e dei Cittadini Liberi, rappresenta molto più di una semplice provocazione estetica. È il frutto di mesi di mobilitazione, manifestazioni, osservazioni tecniche e azioni legali che hanno portato, lo scorso giugno, alla decadenza della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), grazie al parere negativo del Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco. «Un atto fondamentale – ricordano gli attivisti – perché il progetto prevedeva un impianto con elevato rischio esplosivo, piazzato tra le case come se la città fosse sacrificabile».
Ma la lotta non è finita. «Dobbiamo restare vigili – afferma Malini – perché un nuovo progetto potrebbe riemergere sotto altro nome o altra forma. Sarebbe comunque una bomba urbana». Per questo l’artista e il Comitato doneranno una versione ridotta e firmata dell’opera proprio al CTR dei Vigili del Fuoco, come segno di riconoscenza verso un ente che ha avuto il coraggio di ascoltare la scienza, la ragione e la voce della popolazione.
Dietro al disegno delicato di un bambino e a un fiore che sembra sfidare l’inquinamento, c’è un grido collettivo contro un sistema che tenta di normalizzare l’insostenibile. «Nel quadro strategico nazionale sul GNL – denunciano gli attivisti – si parla addirittura di “accettazione sociale delle infrastrutture del gas”. Una narrazione inquietante, che ignora la partecipazione pubblica, il principio di precauzione e i dati scientifici sui rischi sanitari».
In un’Italia che ha già visto troppo spesso le periferie diventare zone grigie di sacrificio, l’installazione di Malini riporta l’attenzione sulla vulnerabilità di chi non ha potere economico né strumenti legali per opporsi. Eppure, è proprio da queste battaglie locali che nascono nuovi modelli di partecipazione, nuovi linguaggi civici, nuove forme di poesia civile.
«È un’opera bellissima – scrive una signora al Comitato – ma fa anche un po’ male. Quel bambino potrebbe essere mio figlio». Un fiore in un’opera d’arte urbana diventa così emblema di resistenza, simbolo di un futuro che inizia oggi non con acciaio e gas, ma con un “no” risoluto. “Un no civile, nonviolento come siamo noi,” affermano gli attivisti, “ma forte come la nostra terra, come la nostra città che non vuole morire”.
Nella foto, da sinistra, Roberto Malini, Carlo Ialenti e Lisetta Sperindei davanti all’installazione