Chiusure negozi. Bruttezza, demagogia, finzioni.. cosa non si fa per la violenza di un’ideologia

Feste, ponti e negozi. Un incubo per alcuni sindacati che non hanno mai voluto digerire la legge che consente agli esercizi commerciali di stare aperti quando lo vogliono. L’ultima spiaggia e’ lo sciopero proclamato nei giorni canonici, sciopero a cui i lavoratori sembra che non aderiscano, visto che quei negozi che hanno deciso di stare aperti, lo sono. Ricordiamo che se si dovesse dare retta a chi perora la chiusura obbligatoria, nei giorni cosiddetti festivi non ci dovrebbero essere treni, aerei, ristoranti, ospedali, forze dell’ordine, bar, servizi energetici e telefonici… e chi ne ha piu’ ne metta. Ma forse per qualcuno esistono lavoratori di serie A e quelli di serie B… lasciamo perdere, crediamo che il concetto sia chiaro.
Oggi vogliamo invece soffermarci su una pubblicita’ che definiamo brutta, demagogica, finta e violentemente ideologica. E’ quella della Unicoop Firenze. Una pagina intera di giornale su sfondo tricolore nazionale con scritto: 25 Aprile 2017, Festa della Liberazione, Chiusi per scelta; e la loro firma. A parte il costo di una pagina intera di giornale che -crediamo- i consumatori avrebbero piu’ gradito se questi soldi fossero serviti a far costare meno i loro prodotti al dettaglio… ma ognuno sceglie cosa fare dei propri soldi, aspettandosi anche le critiche, speriamo. Quello che ci ha colpito e’ lo slogan “chiusi per scelta”. Lo comprendiamo dal loro punto di vista, ma noi abbiamo un’altra visione del concetto di festa, a maggior ragione quando si tratta di ricordare la liberazione del nostro Paese dal giogo nazi-fascista. Per noi festa civica e’ stare insieme alle persone care, e chi di piu’ caro -per una festa del genere- dei compagni, degli amici, delle persone che ci hanno aiutato a diventare una delle piu’ importanti democrazie del mondo, magari ben lontani dalle fanfare e dalle corone mortuarie, con tutti impettiti, delle celebrazioni ufficiali? E dove le incontriamo queste persone se non nei luoghi della nostra vita comunitaria, che si svolge molto nei centri commerciali? O forse -per restare nelle tipologia “comunista di un tempo che fu”- le persone con cui festeggiare si incontrano solo alla casa del popolo, dove tra l’altro i servizi -inclusi ristoranti e bar- sono garantiti da persone che stanno lavorando durante un giorno festivo… e forse quelli che lavorano per la casa del popolo non sono lavoratori come i dipendenti di un centro commerciale? C’è qualcosa che non torna. Perchè non far diventare i centri commerciali buona occasione di incontro anche per il 25 aprile, per ricordarlo, festeggiarlo, farlo conoscere, divertirsi così come spesso fatto quasi tutti i consumatori che frequentano questi luoghi? No, la scelta di Unicoop e’ un’altra: e’, per l’appunto “chiusi per scelta”, Cioe’ chiusi alla comunicazione, all’informazione, all’incontro secondo i canoni vigenti del cittadino medio consumatore.
Comunque, ognuno fa come crede. Anche per farsi male: politicamente ed economicamente, a nostro avviso. Noi non proclamiamo lo sciopero contro Unicoop, come fanno i sindacati loro amici contro i negozi che tengono aperte le serrande. E con calma, senza corsa, con più tempo a disposizione per meglio scegliere e capire le offerte, si va a fare spese altrove. Grazie a chi ha scelto di aprire e farci godere un 25 aprile che è anche fatto di più tempo per sè stessi e per vivere meglio.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc