
Nascite in calo in Italia. I dati Istat ci dicono che dalle 486mila del 2015, l’anno scorso siamo scesi a 474mila. Nel contempo, la mortalità è calata da 648mila a 608mila. E già ci sono gli allarmi di chi, grazie anche alle politiche governative incentivanti di questi ultimi anni, si ingegna su come ‘ripopolare’ il nostro Paese. A nostro avviso dovremmo fare proprio il contrario, facendo tesoro di quanto gli italiani hanno -come ci mostrano i numeri Istat- gia’ fatto. Noi partiamo da un presupposto: il mondo globalizzato. Che non può tornare indietro e che vede la mobilità delle persone come centrale. Siamo i figli dell’informazione totale e quest’ultima non può che portare a una maggiore mobilita’ delle persone e delle cose. Tutto questo in un mondo in cui gli abitanti crescono sempre di più e le aspettative di vita sono maggiori grazie a tecnologie e conoscenze che, pur se continuano ad essere strumento di potere, hanno il vantaggio di esserlo in dimensione 2017: maggiore importanza dei diritti umani e delle persone sempre, e sempre più utilizzati per combattere le sacche di resistenza in luoghi in cui fame e dittature hanno ancora un loro peso. Quale, quindi, il ruolo del nostro Paese, che è tra quelli cosiddetti avanzati? Un ruolo importante, determinante e non secondario. Che i nostri decisori dovrebbero valutare per il bene nostro, europeo e mondiale. Il punto di partenza sarebbe la decrescita della natalità, perchè qui ce lo possiamo permettere senza dover ricorrere a provvedimenti autoritari (tipo l’ex-figlio unico della Cina), facendo ricorso alla presa di coscienza degli individui. Decrescita che non comporta ovviamente risvolti sulla nostra economia e le aspettative individuali di maternità e paternità:
– nel primo caso (economia) perchè non ci manca la forza lavoro che dai Paesi più demuniti chiede di fruire dei vantaggi del nostro sistema;
– nel secondo caso (aspettative di maternita’ e paternita’) perche’ stiamo parlando di decisioni volontarie (anche la Cina lo ha capito con la fine -per l’appunto- della politica del figlio unico). Sempre per il primo caso, va da se’ che questa economia non puo’ essere ristretta nei confini nazionali, ma deve essere piu’ globalizzata in quando i diversi attori (prestatori d’opera e consumatori che vogliono prodotti economici e di qualita’) lo esigono.
Se ci interessa, se interessa ai nostri decisori, occorre agire di conseguenza.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc