Alternanza scuola-lavoro, il Miur si nasconde dietro ai numeri

“Dietro ai pomposi numeri sull’alternanza scuola lavoro, presentati oggi al Ministero dell’Istruzione a consuntivo del primo anno di esperienze lavorative così come previsto dalla Legge 107/2015, ci sono dei problemi irrisolti che necessitano di un celere intervento. In caso contrario, le buone intenzioni, previste dal legislatore per adeguare i nostri ordinamenti scolastici superiori alle realtà formative più floride, rischiano di essere vanificate per fare spazio all’improvvisazione organizzativa”. Commenta così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, il monitoraggio svolto dal Miur e presentato oggi dal Ministro Stefania Giannini, unitamente al lancio del programma “I Campioni dell’Alternanza” che coinvolgerà un gruppo di 16 organizzazioni – aziende grandi e medie, Ordini professionali e Terzo settore – nel racconto e nella diffusione dell’alternanza attraverso progetti di qualità.

“Per svolgere un percorso formativo in azienda e puntare dritto alla qualità – sostiene Pacifico – occorre, prima di tutto, tutelare i diritti degli studenti. Tutto questo non mi sembra che sia stato ancora fatto perché, ancora oggi, a 15 mesi dall’approvazione della Buona Scuola in Parlamento, stiamo ancora aspettando il Regolamento sui diritti e doveri degli studenti impegnati in azienda. È un passaggio cruciale e ineludibile: è da lì, infatti, che parte la formazione fuori scuola negli ultimi tre anni delle superiori. Senza un regolamento-base nazionale – un decreto specifico contenente le regole organizzative degli stage e gli enti accreditati presso la Camera di Commercio – i ragazzi rischiano di essere sfruttati e mal formati. In quel regolamento, inoltre, ci aspettiamo che si preveda un rimborso a favore degli studenti, anche minimo, per l’attività svolta in azienda”.

Il Miur ha comunicato, sempre oggi, che “nell’anno scolastico 2015/2016 652.641 studenti delle scuole secondarie di II grado hanno partecipato a percorsi di alternanza Scuola-Lavoro a fronte dei 273.000 dell’anno 2014/2015, segnando un +139% di ragazzi interessati”. Peccato che, ancora oggi, non vi sia traccia di una bozza del decreto sui diritti-doveri degli studenti lavoratori e sull’aggiornamento degli albi presso le Camere da Commercio. Sul documento base per le esperienze formative in azienda degli studenti del triennio finale degli istituti superiori, come previsto dai commi 7 e 37 della legge n. 107/2015, si è espresso, poi, pochi mesi fa anche il CNPI che ha indicato al Governo una serie di modifiche.

“La pochezza della qualità del sistema di alternanza scuola-lavoro – dice ancora Pacifico – è rappresentata dalle poche decine di accordi e protocolli d’intesa sinora sottoscritti nero su bianco. Da tempo, poi, ribadiamo che le ore settimanali di insegnamento non debbano essere decurtate per far spazio alle attività a stretto contatto delle aziende: occorre tornare al monte ore riforma-Gelmini. Vi è, poi, un’altra situazione che non ci convince: il piano della sicurezza. Quando lo studente opera all’interno dalla scuola è, infatti, soggetto attivo-passivo del servizio di prevenzione e protezione dello stesso istituto; viceversa, in azienda, è soggetto allo stesso servizio della struttura ospitante”.

“Anche questo aspetto andrebbe normato nello statuto dello studente-lavoratore. Come sarebbe opportuno cambiare, con opportune modifiche legislative, sia il Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del 2008, sia i piani sulla sicurezza delle scuole organizzatrici e delle aziende ospitanti gli allievi. Ci auguriamo che tali rilevanti novità siano presenti almeno nel decreto attuativo di riforma del settore. Si faccia in fretta perché, nel frattempo, le scuole superiori, licei compresi, sono partite per l’attuazione del secondo anno senza – conclude il sindacalista Anief-Cisal – una pianificazione progettuale chiara e unitaria”.