SCUOLA – Tornano sui banchi 8 milioni di studenti, troveranno il caos

Da un lato i vincitori del concorso, chissà quando in cattedra; dall’altro, TFA e concorso per presidi e Dsga di cui si sono perse le tracce. Lo stesso vale per le leggi delega della Buona Scuola. Riprendono, intanto, le lezioni con le classi ‘orfane’ di almeno un docente e tanti di essi con la valigia in mano. Bisognerà attendere non poche settimane, poi, prima di vedere i consigli di classe al completo, visto che il 70-80 per cento delle 100mila supplenze annuali sono decretate da graduatoria d’Istituto e che i contratti potranno essere sottoscritti solo dopo il via libera degli uffici scolastici periferici del Ministero. Meno Ata, anche, all’interno degli uffici scolastici e nei corridoi a sorvegliare. Non va meglio per il sostegno. Gli alunni di una scuola su tre si dovranno accontentare di un preside a metà con un altro istituto, viste le 200 assunzioni.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): a 14 mesi dall’approvazione della Legge 107/2015 non abbiamo visto approvata neanche una delle undici leggi delega. Dai vertici del Governo e del Ministero ci continuano a dire che i testi delle deleghe attuative della Legge 107/2015 sono pronti e che le coperture finanziarie ci sono, ribadendo che tutto è sul punto di essere approvato. Il tempo, però, passa e la supplentite non arretra, così come le “classi pollaio” e, ora, anche il personale di ruolo è diventato precario. Per non parlare del contratto fermo da quasi sette anni: l’aumento di qualche euro che non coprirà nemmeno l’inflazione riguarderà solo un docente su tre.

Tornano sui banchi quasi 8 milioni di studenti. I numeri aggiornati sono stati forniti dal Ministero dell’Istruzione: 978.081 gli alunni delle scuole dell’infanzia, 2.572.969 quelli della primaria, 1.638.684 della secondaria di I grado e 2.626.674 quelli della secondaria di II grado. Gli alunni diversamente abili sono 224.509. Sono numeri importanti che rappresentano il futuro dell’Italia sui quali occorre investire: tanto e subito. Chi governa, invece, l’istruzione pubblica continua con la politica dei rimandi.

In classe, gli alunni non troveranno i docenti di tutte le discipline: ne mancherà all’appello almeno uno su sei e in tanti si presenteranno con la valigia in mano, perché hanno presentato domanda di assegnazione provvisoria dopo essere stati sbattuti lontani da casa dall’algoritmo impazzito del Miur. Non troveranno,inoltre, tranne qualche caso sporadico, gli aspiranti docenti vincitori di concorso, costretti a sperare al prossimo anno e a fare ricorso perché il Miur si è dimenticato di accantonare i posti. Bisognerà attendere non poche settimane, poi, prima di vedere i consigli di classe al completo, visto che il 70-80 per cento delle 100mila supplenze annuali sono decretate da graduatoria d’Istituto e che i contratti potranno essere sottoscritti solo dopo il via libera degli uffici scolastici periferici del Ministero.

Negli uffici scolastici e nei corridoi a sorvegliare ci saranno anche meno Ata, dopo che il Governo in carica ne ha tagliati ulteriori 2.020 che si aggiungono ai 47mila spariti dopo la riforma Tremonti-Gelmini con il Mef che ha autorizzato la miseria di 10mila assunzioni dopo un biennio di blocco. Non va meglio per il sostegno, per il quale si continuano a tenere tra i 30mila e i 40mila posti in deroga, anziché in organico di diritto, con la “ciliegina” di quest’anno: l’assegnazione di docenti non specializzati in assegnazione provvisoria dopo che, per un cavillo burocratico, si è negato persino il trasferimento su quegli stessi posti a personale specializzato sul sostegno.

Gli alunni di una scuola su tre si dovranno accontentare di un preside a metà con un altro istituto, visto che le 200 assunzioni programmate dal Miur non coprono nemmeno il turn over: ben 1.500 scuole sono andate infatti in reggenza e assegnate ad un dirigente scolastico di un altro istituto che, a sua volta, si ritroverà un preside a mezzo servizio; lo stesso vale per i Dsga. Per entrambe le categorie si rimane in attesa del concorso pubblico, con quello rinnovato dei nuovi dirigenti scolastici inviato pure al Cspi e al Consiglio di Stato. Dai rappresentanti dell’Esecutivo, come oggi su Radio 24, si continua a rassicurare sostenendo che è tutto “pronto” e che “le assunzioni dei presidi si faranno il prossimo anno scolastico”.

Un discorso simile riguarda il terzo ciclo abilitante TFA. Secondo informazioni che provengono dalla “squadra di Governo”, scrive oggi Orizzonte Scuola, ci sarebbero “almeno due elementi” che “ne ostacolano la pubblicazione”: il numero dei posti e il coordinamento con la nuova formazione derivante dalla Buona Scuola approvata lo scorso luglio”. Si tratta della legge delega relativa al nuovo reclutamento del personale scolastico.

“La verità è che a 14 mesi dall’approvazione della Legge 107/2015 – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non abbiamo visto approvata nemmeno una delle undici leggi delega. Dai vertici del Governo e del Ministero ci continuano a dire che i testi delle deleghe attuative della Legge 107/2015 sono pronti, che le coperture finanziarie ci sono e che tutto è sul punto di essere approvato. Il tempo, però, passa e la supplentite non arretra, così come le “classi pollaio” e, ora, anche il personale di ruolo è diventato precario. Per non parlare del contratto fermo da quasi sette anni: l’aumento di qualche euro, che non coprirà nemmeno l’inflazione, visto che si è cancellata anche l’indennità di vacanza contrattuale, riguarderà solo un docente su tre. Con la politica dei rimandi – conclude Pacifico – non si può andare avanti”.