Quote latte: Al via la causa contro l’Italia per mancato recupero del prelievo supplementare dai produttori

A seguito dei problemi di sovrapproduzione nel mercato lattiero-caseario dell’UE negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80 e del conseguente aumento dei costi dell’intervento pubblico, nel 1984 l’UE ha introdotto il regime delle quote latte per limitare la produzione e trasferire la responsabilità della sovrapproduzione ai singoli produttori e/o ai caseifici nazionali.

Nell’ambito delle regole sulle quote latte, se un Paese supera la propria quota annuale, un prelievo monetario sulle eccedenze ["prelievo supplementare"] deve essere versato da tutti i singoli produttori che superano la quota individuale in funzione del proprio volume di sovrapproduzione.
La Commissione ha proposto alla Corte di giustizia dell’Unione europea un ricorso per inadempimento (o infrazione) contro l’Italia, per non aver essa assolto adeguatamente al proprio compito di gestione del recupero dei prelievi per la sovrapproduzione di latte. I prelievi devono essere versati dai singoli produttori che hanno superato le quote latte individuali. Ogni anno, dal 1995 al 2009, l’Italia ha superato la quota nazionale e lo Stato italiano ha versato alla Commissione gli importi del prelievo supplementare dovuti per il periodo in questione (2 miliardi e 305 milioni di EUR). Tuttavia, nonostante le ripetute richieste della Commissione, risulta evidente che le autorità italiane non hanno preso le misure opportune per recuperare il prelievo dovuto dai singoli produttori e caseifici. Ciò compromette il regime delle quote e crea distorsioni della concorrenza nei confronti dei produttori che hanno rispettato le quote e di quelli che hanno preso provvedimenti per pagare gli importi individuali del prelievo supplementare. Come sottolineato dalla Corte dei conti italiana, questa situazione è iniqua anche nei confronti dei contribuenti italiani.

La Commissione stima che, dell’importo complessivo di 2,305 miliardi di euro, circa 1,752 miliardi di euro non siano ancora stati rimborsati dai singoli produttori che hanno materialmente commesso le violazioni. Parte di questo importo sembra considerato perso o rientra in un piano a tappe di 14 anni, ma la Commissione stima che restino ancora da recuperare dai produttori ben 1,343 miliardi di EUR (fonte: Comunicato stampa della Commissione europea del 26 febbraio 2015).

Nell’ambito delle procedure di infrazione dell’UE, il deferimento alla Corte di giustizia costituisce la terza e ultima fase della procedura. La Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora su questo caso nel giugno 2013 e un parere motivato nel luglio 2014. Dato che l’Italia non ha mostrato alcun progresso significativo nel recupero, il caso è ora deferito alla Corte di giustizia. Se la Corte accerterà l’inadempimento dell’Italia, quest’ultima si dovrà uniformare alla sentenza della Corte, esponendosi, in caso di inottemperanza, al rischio di una condanna al pagamento di penali.