La spesa a casa in 1 ora. Bene, ma…

Il colosso delle vendite online Amazon, ha deciso, per il momento solo in una zona limitata a Milano e hinterland, di consegnare prodotti alimentari a domicilio nel giro di 1 o 2 ore, la tempistica è relativa a quanto si acquista e all’abbonamento annuale -a cifra irrisoria- al servizio annuale. E sembra che i primi risultati, essenzialmente nel centro di Milano, siano incoraggianti. La consegna della merce alimentare a domicilio, non è certo una novità. Altri colossi nazionali della distribuzione alimentare già la fanno e su larga parte del territorio nazionale. Poi ci sono i piccoli negozi che, anche per sopravvivere, lo fanno da tempo e lo continuano a fare finchè reggeranno il confronto con il grande abbattimento dei prezzi al dettaglio applicati da quelli che abbiamo chiamato colossi. La novità, nel nostro caso, è che si tratta di Amazon, un’azienda che non è seconda a nessuno nel mondo per tutto cio’ che non è alimentare e che, proprio per questo, vista anche la premessa della consegna in 1 ora e dalle 8 alle 24 di tutti i giorni, è molto probabile che “sbanchera’” i suoi concorrenti.
Noi, come associazione di consumatori, mediamente abbiamo solo da parlar bene di Amazon per il servizio che svolge, e presupponiamo che faremo altrettanto anche per questa loro avventura nei prodotti alimentari freschi. C’è un MA… però! E riguarda molto i consumatori anche dal punto di vista economico. Siamo proprio sicuri che il supermercato, le bancarelle dei mercatini rionali, ma anche i centri commerciali in cui si acquista di tutto, possano essere “sbancati” stando “comodamente” a casa, davanti a una tastiera di un computer con cui magari accendiamo anche la luce e attiviamo il frullatore o il tostapane o il forno? Secondo un certo concetto “ruvido” dell’economia, questa sicurezza c’è. Ma l’economia non è solo una scienza “ruvida”, ma soprattutto una scienza specifica della nostra quotidianità che è tale anche in virtù dei rapporti con altre quotidianità tipo politica, psicologia, umanità, socialità, salute, etc. Tutte quotidianita’ che ritroviamo anche quando abbiamo a che fare con la tastiera del nostro computer, ma in modo diverso da una fisicita’ che non sia virtuale. Certo, ci sono persone che non possono muoversi e servizi a domicilio a costi bassi e per ogni tipo di prodotto, sono una panacea. O altre persone che si fanno portare a casa o in ufficio la pizza e non solo a costi anche piu’ bassi della pizzeria/rosticceria a cento metri da dove si trovano. Ma questo ha un prezzo che nessuna virtualità, per quanto raffinata possa essere, potra’ mai appagare: la socialità. Dobbiamo per questo rimpiangere la fila allo sportello della banca invece del comodo servizio online? Esempio estremo. O la fila alla cassa del supermercato (incluse quelle brevi per chi ha le carte che fanno tutte da sè), o quella alla farmacia, o quella al macellaio (lì dove ancora ci sono)? No, non è solo questo il nostro MA. Una volta i ricchi (e/o i nobili) non andavano mai al barbiere o dal parrucchiere o a fare la spesa, vuoi perchè barba e capelli venivano a farglieli in casa, vuoi perchè c’erano i domestici… e i ricchi si frequentavano fra di loro. Ora che questa espressione di ricchezza è alla portata di tutti, con Amazon che “strafa’” in senso positivo, i ricchi di oggi (che erano i poveri di un tempo) si incontreranno con altrettanti nuovi e diffusi ricchi? Abbiamo più che un profondo dubbio: certe “socialità” funzionano solo per un numero limitato di persone e, soprattutto, quando le stesse si sentono superiori alla media dei viventi. Quei ricchi e/o nobili non ci sono mai piaciuti, perchè dovrebbero piacerci questi nuovi? Certo, nel nostro esempio c’è differenza, e anche notevole. Ma dal punto di vista di socialità chi è tendenzialmente più felice, sempre che la socializzazione sia considerata un buon contributo alla felicità? Non diciamo che dobbiamo tendere a godere ed essere felici di fare la fila alle Poste per pagare uno stupida bolletta dell’acqua di qualche decina di euro, o godere di fare la coda a una biglietteria di una stazione ferroviaria…. MA se per acquistare un cesto di insalata o dei pomodori, potessimo anche toccarli e sentire l’odore, e magari confrontarci con qualche altro “spesaiolo” che ci comunica le sue esperienze ed abitudini, facessimo ogni tanto un salto al mercatino o al centro commerciale o al supermercato o al negozio sotto casa…. crediamo che intanto ne guadagneremmo in umanità e qualità, della vita e della nostra alimentazione… poi ci rimane sempre la tecnologia per semplificarci la vita e l’economia “ruvida”.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc