
Nel Mezzogiorno un particolare disagio emerge tra gli abitanti delle Isole rispetto a quelli del Sud, ma anche rispetto a quelli delle altre regioni del Paese: i primi infatti indicano un peggioramento della propria situazione economica nel 66,5% dei casi, mentre il dato del Sud si attesta su valori quasi dimezzati (34,6%). Anche un calo del proprio potere d’acquisto è indicato più dalle famiglie delle Isole (75,8%) che da quelle del Sud (50,3%). Ancora nelle Isole il 70,5% è costretto a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese e solo il 29,5% vi arriva senza eccessive difficoltà. Oltre la metà di chi ha acceso un mutuo (56,5%) ha difficoltà a pagare le rate, percentuale che si mantiene sotto il 40% per le altre aree geografiche del Paese (37,5% al Sud). Situazione analoga per la capacità di far fronte alle spese di locazione, inadempibili per il 52,8% degli isolani (al Sud invece non riesce a pagare l’affitto il 35,8%). Allo stesso modo le spese per i trasporti (47,7% ) e quelle mediche (58,4%) rappresentano uno scoglio particolarmente arduo per le Isole contrariamente di quanto avviene al Sud (19,2% e 28,6%).
La maggioranza degli italiani (54,7%) è favorevole all’istituzione temporanea di un apposito Ministero per il Sud per rilanciare il territorio, equilibrare le differenze economiche tra il Nord e il Sud del Paese e, infine, monitorare le risorse stanziate dal Governo. Più di un italiano su cinque (26,4%) reputa non necessario aggravare la spesa pubblica di un’ulteriore voce per istituire un organo inutile e solo il 7,7% non ravvede nella quesitone meridionale un’effettiva priorità per il Paese.
La distanza tra cittadini e Istituzioni si sta accorciando: nel 2015 un aumento del consenso riposto nelle Istituzioni toccava solamente il 2,4% della popolazione, mentre il 2016 vede crescere i consensi al 7,5%. Un dato indicativo se letto parallelamente al grado di sfiducia che si abbassa da un anno all’altro del 22,7% (dal 69,4% al 46,7%).
Mattarella, un primo bilancio positivo
Il gradimento espresso nei confronti del nuovo Presidente delle Repubblica, Sergio Matterella, dopo un anno dal suo insediamento, arriva al 52%. Un risultato inatteso, soprattutto se letto e confrontato con il consenso espresso lo scorso anno nei confronti della figura di Napolitano, Presidente della Repubblica uscente (45,3%).
Quanti ripongono la propria fiducia nel nostro Governo passano infatti dal 18,9% del 2015 al 28,6% di quest’anno (quasi tre su dieci) aumentando di quasi 10 punti percentuali. A seguito di una caduta verso il basso della fiducia risposta dai cittadini nei confronti dei diversi Governi negli ultimi anni, oggi possiamo dire che la tendenza è quella di un ritorno ai migliori risultati registrati appena prima del manifestarsi della crisi. Tra le novità introdotte dal Governo quella dell’ipotesi di riduzione dell’ires e quella di abolizione dell’imu raccolgono ampi consensi, superiori anche al dato sulla fiducia (rispettivamente 53,4% e 58,6%), insieme all’accorpamento della Forestale nei Carabinieri per razionalizzare la spesa pubblica (43,5%, rispetto al 33% dei contrari). Mentre il Parlamento torna a crescere in termini di consensi abbandonando il dato mortificante del 2015 (10,1%) e arriva al 20%, la Magistratura è bloccata al 35,3% dei fiduciosi.
Claudio Andò